Velo integrale. A Parigi c'è vento di propaganda.
Domenico Quirico
Quando si dice il caso. Il presidente Sarkozy si lancia in una forsennata scorribanda per sradicare il velo integrale, che gli assicura, in tempi di dissonanza cognitiva con l’elettorato, varie medaglie da parte dell’estrema destra xenofoba. E la vuole, questa legge che dovrebbe svestire virtuosamente duemila persone, non di più, addirittura con procedura di urgenza. Che passi davanti a tutto, la legge, come se a causa del burqa la civiltà occidentale avesse i giorni contati. Persino nella sua maggioranza molti recalcitrano. Senza dimenticare che ci sono dubbi erculei di costituzionalità, e sul fatto che possa concretamente essere applicata.
Ma c’è bisogno di mettere un poco di olio nell’ingranaggio che cigola. Così spunta, vicino a Nantes, un solerte poliziotto con talenti premonitori che ferma una giovane signora che viaggia, in Mercedes, in perfetta tenuta salafita. E la verbalizza: 20 euro di multa con una motivazione curiosa: «Guida in condizioni pericolose». Lei, Françoise, francesissima, (ha scelto la religione musulmana dopo aver sposato un giovane algerino), battagliera e tutt’altro che impaniata nelle obbedienze da harem, contesta, si ribella, invoca i suoi diritti di vestirsi come le pare. Soprattutto perché la legge non c’è ancora. Ebbene: la polizia scopre che il marito è poligamo - «Quattro mogli, tutte velate», scandisce l’indignatissimo ministro degli Interni Hortefeux - e per di più percettore di assegni familiari illegittimi.
Clamore sconcerto visibilio. Ecco l’equazione perfetta. Vedete, dietro il burqa ci sono i soliti musulmani, immersi in un fanatico e sordido medioevo, subdoli, irrecuperabili e per di più succhiatori della ricchezza nazionale. Dunque: cacciamoli. Qualcuno si chiede come mai la polizia non abbia mai fatto caso in precedenza alle illegittime abitudini matrimoniali del giovanotto, quelle sì vietate da una norma già in vigore. Perché la laicissima Francia che trova insopportabile il velo fa finta di niente davanti alla poligamia? Forse perché non si vede, non rende elettoralmente. È la grande e vergognosa ipocrisia di questa vicenda del velo. Dove la colpa, imperdonabile, è di sprecare e umiliare una buona causa, la difesa della volontà delle donne e la loro libertà, il diritto (non il dovere) della laicità, in una mediocre speculazione di propaganda presidenziale.
Novara, la Lega multa la signora in burqa
Oreste Pivetta
Novara come Parigi o come Bruxelles. Nessun confronto, che sarebbe blasfemo, tra il cattolicissimo S.Guadenzio e la tecnologica Tour Eiffel o la Grand Place. Di mezzo, a legare fraternamente, le tre “capitali” è il burqa, vietato in Francia da Sarkozy, osteggiato in Belgio, punito tra le risaie dal sindaco Massimo Giordano, cinquantenne avvocato, promosso assessore regionale. Leghista, naturalmente. È capitato che ieri i carabinieri fermassero nei pressi delle Poste una signora araba e l’abbiano identificata. Sarebbe dovuta finire qui, accertata l’identità della signora. Ma non è finita qui. I carabinieri procederanno a segnalare il caso alla polizia municipale, che, secondo l’ordinanza di inizio anno del sindaco, dovrà multare di cinquecento euro il burqa. Alla signora araba andrà comunque bene: il sindaco Gentilini, quello che a Treviso invitava a sparare sugli immigrati come fossero leprotti e che tagliava le panchine per impedire agli stessi immigrati di sedersi, l’avrebbe fatta arrestare. Anche lui a colpi di ordinanza. Gentilini venne allora “respinto” dal prefetto: «Se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare. Basta che si sottoponga all’identificazione e alla rimozione del velo».
La signora araba non avrebbe respinto la richiesta di identità. Non c’è legge italiana che vieti il burqa. Se mai dovrebbe valere un articolo della Costituzione (l’articolo 8) che riconosce come tutte le confessioni religiose siano ugualmente libere davanti alla legge. E come siano liberi quindi anche i simboli religiosi. Si potrà discutere se il burqa o il niqab siano davvero i segni di una fede religiosa o siano invece le imposizioni di un maschilismo sotto specie di integralismo religioso. Ma non sarà il sindaco di Novara a sciogliere il nodo. Il quale sindaco ha avuto modo di dichiarare che l'applicazione di questa ordinanza è l'unico modo a nostra disposizione per ovviare a comportamenti che rendono ancora più complesso il già difficile percorso d'integrazione: «È chiaro – ha assicurato - che auspicavo che il buon senso di tutti avrebbe garantito una convivenza più tranquilla». Non si capisce come la signora araba da sola avrebbe potuto con i suoi veli turbare la tranquillità di Novara. Non sembra che un divieto e una multa possano rendere più facile il percorso di integrazione. La sensazione è che un’altra volta il cosiddetto buongoverno leghista non riesca a mascherare la sua vocazione punitiva, nei confronti degli immigrati, procedendo nella semplificazione e nella rozzezza, che inaspriscono e dividono la comunità. «Con questa sanzione – ha ben chiarito il sindaco - si passa dal provvedimento assunto all’inizio dell’anno con finalità di dissuasione all'applicazione concreta dell'ordinanza, sintomo che c'è ancora qualcuno che non vuole capire che la nostra comunità novarese non accetta e non vuole che si vada in giro in burqa». Sarkozy, per giustificare il suo divieto (in un decreto promosso dal ministro per l’immigrazione Eric Besson), s’era richiamato a un principio di eguaglianza tra i sessi. Il sindaco di Novara si richiama naturalmente ai valori cristiani, alle tradizioni di casa e alla insofferenza, presunta, dei suoi concittadini. In un caso o nell’altro si nega alla donna la facoltà di scegliere, che condivida o meno il burqa come simbolo religioso: se lo subisce, dovrebbe essere aiutata a ribellarsi, invece si passa all’incasso di una multa. Siamo di fronte a un’altra manifestazione di razzismo all’italiana, contro l’uguaglianza dei diritti (e dei doveri), anche per gli immigrati : se non piace così, se ne vadano, è la sintesi leghista. Non solo razzismo, però. Come sempre, la disputa si compie “sul corpo” della donna, velata o meno, non sulle barbe degli uomini. E questo è sessismo stile Carroccio.
("L'Unità - 4 maggio 2010)
3 commenti:
Quante chiacchiere e sofismi da sagrestia inutili!!
In Italia circolare a volto coperto è un reato. E questo, da tempi "non sospetti". Si tenga presente che tutte le manifestazioni religiose sono libere e consentite, ma a condizione che non contrastino con l'Ordinamento Giuridico dello Stato (E' scritto nella nostra Costituzione, per chi non lo sapesse.) Circolare col "burqa", che in lingua Italiana si definisce propriamente "BACUCCA", è un reato. Se le pretese religiose dovessero prevalere sulla Legge, allora io non pagherei più le tasse, poichè la mia religione me lo proibisce......... CAPITO ??
Certe monache da sempre girano col viso assai più coperto delle donne col burqa e nessuno le ha mai multate, anonimo razzista, e nessuno arresta o multa le persone "imbacuccate" per il freddo se, a richiesta degli agenti, tolgono dal viso il fasciacollo.
Le monache cristiane indossano una sorta di vera e propria "divisa", e appartengono a un Ordine Sacerdotale avulso dalla realtà civile comune. Inoltre, a parte il fatto che la loro è probabilmente una libera scelta, nessun tipo di monaca si è giammai coperta completamente il volto. "Razzista" può certamente andare a gridarlo davanti al sepolcro di suo padre, se sa chi è e se sa dove sta sotterrato. Se siamo d'inverno il volto parzialmente coperto ha una ineccepibile giustificazione pratica. Altrimenti non ha alcuna giustificazione.
Per l'appunto = "a richiesta degli Ufficiali di P.S." = e le musulmane pretendono di essere identificate esclusivamente da Ufficiali di sesso femminile. Questa pretesa, egregio sapientone, naturalmente, non è mica discriminatoria, vero?
Buon Viaggio! GM
Posta un commento