Dall’inizio di questo disgraziato 2011 in cui molto malvolentieri si celebra un secolo e mezzo di unità d’Italia Maurizio Lupo pubblica ogni giorno una pillola di storia su “La Stampa” rievocando fatti piccoli o grandi accaduti esattamente 150 anni prima. Questo “Accadeva il 20 luglio 1861” è dedicato a un “bandito” ciociaro filo borbonico soprannominato Chiavone. Non vi si spiega perché. (S.L.L.)
Il generale Cialdini sabato 20 luglio 1861 ordina la caccia «senza tregua» a Luigi Alonzi, detto «Chiavone». E' un ex guardaboschi di Sora. Ha 35 anni e da mesi guida sanguinose azioni di guerriglia e saccheggio nel centro Italia. Comanda circa 500 uomini, assoldati per 6 carlini al giorno, pari a 9,60 euro. Sono ex militari borbonici, più «ricercati e avventurieri stranieri». Formano una delle maggiori bande che dallo Stato Pontificio fanno scorrerie nella cosiddetta «Terra di lavoro», dove Lazio, Molise e Campania si congiungono. Per Cialdini, Chiavone «è uno dei peggiori briganti». Lui si ritiene «Generale di Re Francesco II di Napoli» perché il sovrano gli ha concesso il titolo di «Comandante in capo di tutte le truppe del Re delle Due Sicilie» e il diritto di usare il sigillo borbonico. Fiero del rango, Chiavone indossa con i sandali una variopinta uniforme: giacca e pantaloni di velluto, corpetto rosso con bottoni dorati, cravatta, fascia azzurra, pugnale e due pistole, cappellaccio in feltro, più profusioni di bracciali, collane e anelli. E' un uomo pericoloso. Usa anche alcuni cannoni. Ai primi di maggio saccheggiò il paese di Monticelli, dove uccise il sindaco e distrusse i ritratti di Vittorio Emanuele e di Garibaldi. Il 26 maggio irruppe a Sora, durante la festa patronale, solo per sfidare il governo italiano. Il 17 luglio ha saccheggiato e incendiato villaggi vicini al confine pontificio. Cialdini ha messo alle sue calcagna un battaglione di Fanteria di linea.
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