10.8.11

Ora o mai più. Appello di un militante di base ai capi del centro-sinistra.


Marzo 2002. Due milioni al Circo Massimo contro l'abolizione dell'articolo 18
I malfattori che ci governano preparano tagli alla salute, tagli alle pensioni, aumenti delle tariffe dei sevizi pubblici comunali, ticket, insomma una vera strage di poveri, pur di salvaguardare i patrimoni accumulati in questi vent'anni di strapotere classista e i mostruosi privilegi di tante caste. Li preparano in fretta e furia, sperando nelle distrazioni del solleone, anche su sollecitazione dei banchieri d'Europa.
Tutto ciò dovrebbe suggerire a Vendola, a Ferrero, a Di Pietro, persino a Bersani, che una volta tanto dice qualche parola di verità, di non perdere tempo e organizzare l’opposizione in piazza. E di farlo subito, anche perché la Cgil difficilmente lo farà in tempi brevi, visto il traccheggiare della Camusso. Costei è arrivata all’obbrobrio di far parlare anche a nome della Cgil la sua amica Marcegaglia, presidente di Confindustria e proprietaria di un’industria ammorbata ai suoi vertici dalla corruzione (è amministratore delegato il fratello-socio della Emma, scampato alla galera attraverso un patteggiamento in cui ha bellamente confessato l’utilizzazione di mazzette per ammorbidire a proprio vantaggio e ad altrui svantaggio la pubblica amministrazione).
Neanche la Fiom nell’immediato sembra in grado di promuovere una iniziativa autonoma: oggi  è più impegnata nella battaglia interna alla Confederazione che nel proporsi come punto di riferimento, anche se – credo – non mancherebbe il suo apporto generoso in una lotta di massa ampia e generalizzata.
Casini e Fini intanto preparano il rientro nel modo più conveniente possibile nell’ovile della destra filoproprietaria da cui col cuore mai si erano separati e anche il Rutelli, quello che voleva scommettere centomila lire col suo antagonista Berlusconi, non si sottrae al richiamo della … responsabilità.
Mi pare – l’ho letto e sentito senza particolare interesse -  che i capi dell’opposizione che dice di voler fare opposizione stiano organizzando, ognuno per suo conto, una qualche iniziativa di protesta: comizi con o senza cortei, in stadi o piazze. A settembre inoltrato Ferrero, a inizio ottobre Vendola, non so quando Bersani e Di Pietro. Ma anche loro di certo preparano una parata.
La smettano tutti – per favore - con il gioco delle inutili dichiarazioni e quelli rappresentati in Parlamento facciano lì quel che si può fare di ostruzione, senza stare ascoltare sirene quirinalizie. E non stiano – tutti quanti – a chiedere, un giorno sì uno no, elezioni che nell’immediato non ci saranno.
Oggi al popolo (non solo a quello di sinistra ma anche quello che vota il tenutario di Arcore o i gestori di Pontida) non interessa sapere quando si voterà, chi sarà il candidato premier, se il centro-sinistra più o meno largo.
Non ce ne importa un fico secco.
Vorremmo invece che ora, e non domani, si fermino le porcherie che al governo preparano. Poi si vedrà. Penso – per fare un esempio – ai nuovi minacciati interventi sulle pensioni e sulla sanità, ai nuovi forsennati tagli per Comuni e Regioni che li spingeranno a dissanguarci con aumenti tariffari. Noi vorremmo che siano tagliati i privilegi mostruosi di manager (visti metodi e risultati meglio sarebbe chiamarli maneggioni) pubblici e privati. Quelli di banchieri, politicanti, alti burocrati e alti magistrati, di generali e ammiragli, di corporazioni vampiresche come i titolari di farmacie, i notai e molti altri, di redditeri e speculatori finanziari. Vorremmo che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati in venti anni ininterrotti di politiche contro i salari, gli stipendi e le pensioni e a favore della rendita e del profitto. E vorremmo la garanzia di un reddito per tutti, indispensabile in un momento di crisi, quando manca il lavoro.
Non è moltissimo. Ci sarebbero tante altre battaglie su cui impegnarsi: il precariato da abolire, le regole democratiche nei contratti di lavoro per esempio. Sono rivendicazioni da perseguire prestissimo, subito dopo; ma intanto c’è da fermare un nemico che prepara il saccheggio del poco che ci è rimasto.
E non c’è Ferragosto che tenga, il tempo a disposizione è pochissimo. Ora o mai più.
A inizio di settembre, non più tardi, si può portare una marea di persone in piazza, come quella che fermò l’attacco alle pensioni nel 1994 o all’articolo 18 nel 2002. E, per quanto screditati siano i politicanti dell’opposizione di centrosinistra, il loro supporto serve. La smettano dunque di far gli schizzinosi - chè non ne hanno titolo - e si mettano al servizio.
Penso in primo luogo a Vendola. Quando rilascia dichiarazioni sui problemi mantiene il punto, ottimamente, ma poi se la tira con discettazioni su compagno ed amico e fa il veltroncino (“se continuate così me ne vado” – in America, non in Africa come quell’altro).
La capacità di leadership cui aspira oggi si misura sulla capacità di organizzare e unificare la più larga opposizione politica e civica al massacro sociale che si prospetta. Che faccia i passi utili riservatamente – due o tre giorni bastano -, parli a Bersani, a Di Pietro, a Ferrero, a Camusso, a Landini, a don Ciotti, ai sindacati di base, a tutti. Se trova un’unità larga non pretenda primati e visibilità speciali e si accontenti del risultato ottenuto; se non la trova metta al servizio della lotta tutta la sua capacità di racconto e di persuasione e chi c’è c’è. Si inventi una iniziativa di lancio clamorosa, magari per il giorno di Ferragosto.
La risposta ci sarà certamente e nella lotta i lavoratori, i giovani, i pensionati saranno comunque tantissimi. Si può ancora fermare la strage di popolo che si prepara. Si sappia che è su queste cose che larghe schiere di elettori misureranno la credibilità di ciascuno.

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