Al mio partito. Una poesia di Pablo Neruda.



L'emblema del Partido Comunista de Chile



Mi hai dato la fraternità verso chi non conosco

Mi hai aggiunto la forza di tutti quelli che vivono

Mi hai ridato la patria come una nuova nascita

Mi hai dato la libertà che non ha il solitario

Mi hai insegnato ad accendere la bontà come il fuoco

Mi hai impresso la dirittura che occorre all'albero

Mi hai insegnato a vedere l'unità e la differenza tra gli uomini

Mi hai mostrato come il dolore di uno muore nella vittoria di tutti

Mi hai insegnato a dormire sui duri giacigli dei miei fratelli

Mi hai fatto costruire sulla realtà come sopra una roccia

Mi hai reso nemico del malvagio e muro contro il folle

Mi hai fatto vedere la chiarezza del mondo e la possibilità della gioia

Mi hai reso indistruttibile perché con te non finisco in me stesso

Nota

E’ la penultima lirica del Canto generale, licenziato nel 1949 e pubblicato nel 1950. Segue un esplicito testo di commiato E qui finisco, ove Neruda canta la propria stessa poesia quale “comune libro d’uomo, pane aperto”. La lirica dedicata al partito acquista pertanto luce dalla collocazione nel libro e proietta codesta luce sull’intero Canto generale.
Si è detto che, al di là di qualche felicissimo passaggio, Al mio partito è retorica. Sulla parola “retorica”, che è arte e scienza del dire persuaso e persuasivo, grava un pregiudizio romantico, quasi che le cose per essere autentiche debbano essere dette concitatamente e senza studio. E’ pregiudizio che non condivido, trovando assai convincente la definizione dantesca della poesia (“fictio rethorica musicaque posita”, cioè costruzione di parole fatta a regola d’arte e posta in versi). In questo testo di Neruda poi la retorica mi induce tutte le volte commozione: in primo luogo per la sua forza intrinseca, ma anche perché la sua efficacia su di me è potenziata dalla mia nostalgia. Vorrei un partito anch'io, che sia fraterna comunità di donne e uomini per cambiare il mondo in meglio per tutte e tutti. (S.L.L.)