Nel sito di viaggi e turismo “Alibi online” trovo un Viaggio sull’isola di Favignana, terra di tufi e mare di tuffi con testo e foto di Lorenzo Iseppi. Ne recupero l’incipit, suggestivo, che insegue le tracce di una antica carneficina nella memoria storica e nei fondali dell’azzurro mare. Vi intravedo una promessa di affascinanti scoperte nel mio imminente ottobrino soggiorno nell’isola dove mai sono stato e dove, ormai da molto tempo, intensamente desidero un approdo. (S.L.L.)
Favignana, Cala Rossa, Foto di Lorenzo Iseppi |
È lo storiografo greco Polibio a raccontare con dovizia di particolari gli eventi della prima guerra punica. Dice che, dopo 23 anni di conflitto, vista l’inazione del potere centrale, un gruppo di cittadini decide di allestire una flotta con mezzi propri per affrontare le forze cartaginesi. Vengono costruite 200 navi e arruolati 60 mila marinai. Al comando del console Gaio Lutazio Catulo, il 10 marzo del 241 a.C. si ha lo scontro decisivo. I romani catturano 70 imbarcazioni nemiche, mentre un’altra cinquantina affonda durante i combattimenti. La potenza nordafricana è costretta a lasciare la Sicilia e, subito dopo l’ignominiosa sconfitta, condanna l’ammiraglio Annone al supplizio della croce. Con le casse statali ormai vuote tenta di ottenere un prestito dal re dell’Egitto per continuare la sfida che ha in palio la supremazia nel Mediterraneo, ma alla fine Amilcare Barca deve firmare un oneroso trattato di pace. Il luogo del cruentissimo conflitto si verifica presso le coste di Egusa, e precisamente nello specchio di Cala Rossa, che secondo la leggenda si chiama così proprio in ricordo del colore assunto dalle acque a causa dell’incredibile quantità di sangue versato dai due schieramenti in lotta.
Sui fondali della zona si trovano tuttora decine di relitti delle imbarcazioni naufragate. Ma i costi delle ricerche subacquee rendono assai oneroso il loro recupero. D’altro lato, una volta riportate a galla, sorgerebbero seri problemi tecnici di conservazione dei resti lignei, che senza complessi trattamenti sono condannati a dissolversi in poco tempo. In ogni modo è del 26 giugno 2008 il ritorno alla luce d’un frammento di quella pagina cruciale: un rostro bronzeo usato come mezzo di sfondamento per creare delle falle nelle fiancate delle unità nemiche.
Oggi l’isola testimone dell’epico conflitto è conosciuta con il nome di Favignana, scelto per rendere omaggio al favonio, il vento caldo e secco che la accarezza lungo buona parte dell’anno. È la sorella maggiore delle Egadi, l’arcipelago trapanese che comprende anche Marettimo, Levanzo e i due scogli di Formica e Maraone.
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