Da “l'Indice dei libri
del Mese” di gennaio scorso riprendo una innteressante recensione
disponibile in rete. Il libro, edito da Einaudi, si intitola Il
segreto di san Gennaro - Storia naturale di un miracolo napoletano
ed ha come autore
Francesco Paolo de Ceglia. Il recensore Andrea Nicolotti insegna
storia del cristianesimo all’Università di Torino. (S.L.L.)
La relazione di un
anonimo cronicista del 1389 costituisce la prima attestazione di un
prodigio legato al sangue del martire Gennaro, pare sconosciuto fino
a quel momento, nella città di Napoli. Per una curiosa coincidenza
nello stesso anno, in pieno scisma d’Occidente, in Francia il
vescovo di Troyes scriveva al papa per denunciare l’esposizione di
una falsa sindone di Cristo, anch’essa mai menzionata nei secoli
precedenti. Entrambe le reliquie, comparse nella storia allo stesso
tempo, hanno avuto una gran fortuna, sia quella oggi conservata a
Torino sia quella di Napoli, divenuta subito famosa per il suo
comportamento straordinario: il sangue di Gennaro conservato in due
ampolle, si raccontava, passava dallo stato solido a quello liquido,
anzi, andava in ebollizione quando veniva avvicinato al reliquiario
antropomorfo contenente le reliquie corporali del santo.
È importante evidenziare
questo punto di partenza: alle sue origini il sangue si comportava in
modo da far pensare che l’azione meravigliosa fosse il prodotto
dell’interazione fra le due reliquie. Il beato Cherubino da
Spoleto, ad esempio, teorizzava che i cambiamenti del sangue dallo
stato solido a quello liquido, e viceversa, dipendessero
meccanicamente dalla distanza fra le ampolle e il busto-reliquiario
con la testa del santo. Qualcun altro osava addirittura pensare che
il sangue ribollisse di rabbia perché nel reliquiario era stata
inserita per sbaglio non la testa del martire Gennaro, bensì quella
di Timoteo, il suo carnefice. Nel suo libro de Ceglia cerca di
raccontarci – e ci riesce perfettamente – «gli sforzi compiuti
da uomini e donne del passato per concettualizzare un fenomeno»,
quello della liquefazione, che meglio si comprende gettando uno
sguardo sulla credenza, all’epoca diffusa, in una sorta di magia
contagiosa per cui «gli oggetti che siano stati in contatto gli uni
con gli altri resterebbero sempre in relazione di simpatia anche una
volta separati». Salta subito agli occhi la stridente differenza
rispetto a ciò che accade oggi, dal momento che ai giorni nostri la
vicinanza fra le due reliquie ha perso qualunque importanza nel
verificarsi del prodigio. E saltano agli occhi anche le discrepanti
descrizioni del fenomeno da parte dei testimoni oculari dei secoli
passati, inizialmente attenti a descrivere la liquefazione del
sangue, poi l’ebollizione, e infine, dalla metà del Settecento a
oggi, di nuovo la liquefazione.
Due Europe
inconciliabili
L’autore non si limita
a indagare l’ambiente napoletano, ma si apre all’Europa. Se nel
mondo cattolico le meraviglie che si attribuivano ai resti umani
sembravano aver luogo soltanto con i corpi dei santi, in quello
protestante erano ascritte anche ai cadaveri comuni. Quello che in
Italia era un miracolo, in Germania poteva essere un evento naturale:
l’interpretazione di questi fenomeni rivela l’esistenza di due
Europe con due visioni della natura poco conciliabili. Qui si fa
sentire la formazione di de Ceglia di storico della scienza, che
getta una luce inaspettata sulla genesi e sulle metamorfosi del
fenomeno napoletano.
Gennaro è un santo della
città di Napoli, più che della chiesa; ed è la città intera che
si fa carico di celebrare la sua festa principale, approntando
catafalchi sui quali il busto del santo era collocato in attesa
dell’arrivo del suo sangue, per provocare il miracolo.
Intanto a Napoli la
liquefazione del sangue era divenuta progressivamente un momento
centrale della vita cittadina. All’inizio del Seicento nasce un
vero e proprio organo di governo della Cappella del tesoro di san
Gennaro, la Deputazione, che affonda le sue radici nei «sedili» del
patriziato e del popolo napoletano ai quali era affidato il governo
della città. La Deputazione si occupa ancor oggi di gestire le
reliquie di Gennaro, a discapito dell’autorità arcivescovile che a
lungo (e da ultimo assai recentemente) ha cercato senza successo di
far prevalere la propria autorità. Ma Gennaro è un santo della
città di Napoli, più che della chiesa; ed è la città intera che
si fa carico di celebrare la sua festa principale, approntando
effimeri catafalchi riccamente decorati che fungevano da palcoscenici
sui quali il busto del santo era collocato in attesa dell’arrivo
del suo sangue, per provocare il miracolo.
L’attesa dello
scioglimento del sangue subisce a sua volta una progressiva
ritualizzazione popolare, simbolicamente rappresentata, perlomeno a
partire dal XVIII secolo, dalle cosiddette «parenti di san Gennaro»
che invocano e quasi costringono il santo a compiere presto il
miracolo. Nasce anche una letteratura che cerca di spiegare il
significato degli scioglimenti e dei mancati scioglimenti, in quanto
la reliquia si comporta talora in modo inaspettato: ad esempio si
scioglie davanti ai francesi conquistatori e di fronte a Garibaldi,
ma non al cospetto del re Vittorio Emanuele. Ma essa, oltre che
miracolosa, è anche uno strumento apotropaico, capace perfino di
fermare l’eruzione del Vesuvio.
Cosa c’è nelle
ampolle napoletane?
De Ceglia, verso la fine
del libro, deve anche occuparsi di tutti coloro che hanno provato a
dare una spiegazione naturale al fenomeno della liquefazione. I
tentativi di riprodurre lo scioglimento del sangue sono vecchi di
secoli: molti uomini di scienza, più che teologi, si sono occupati
del prodigio. Anche perché questo prodigio non era esclusivo, ma
attestato anche in altre città con sangui di altri santi oggi caduti
nell’oblio. Esisteva anche un secondo miracolo del sangue di san
Gennaro, attestato a partire dal Settecento, sulla presunta pietra
insanguinata della sua decapitazione sulla quale si diceva avvenisse
un’altra liquefazione; fino a che, nel 1972, non si rivelò che la
pietra non conteneva sangue ma era solo ricoperta di vernice e cera.
Ma cosa c’è davvero
nelle ampolle napoletane? L’esame del presunto sangue non si può
fare senza trapassare il vetro, e questo ha condizionato tutti gli
studi. Nel tempo si sono moltiplicati i tentativi di produrre
sostanze simili al sangue e capaci di liquefarsi grazie al calore o
al movimento. A inizio Novecento persino alcuni ecclesiastici si sono
dedicati al discredito del sangue (gli stessi che talora,
contemporaneamente, screditavano la Sindone); qui e là si aprono i
primi tentativi di studio scientifico, non sempre liberamente
concesso e dai risultati questionabili. Nei decenni scorsi gli stessi
studiosi impegnati nella ricerca del sangue sulla Sindone (in testa
Pierluigi Baima Bollone) hanno cercato di verificarlo anche
nell’ampolla napoletana, e gli stessi chimici che hanno tentato di
riprodurre la reliquia torinese (in testa Luigi Garlaschelli) si sono
impegnati nel creare un finto sangue miracoloso. Le due reliquie si
rivelano ancora una volta legate da un sottile filo rosso. Perché
anche se oggi la chiesa, per siffatte reliquie, tenta di essere più
prudente a livello ufficiale ed evita di appoggiare formalmente la
credenza nella loro autenticità, il sostegno fornito anche ai più
alti livelli, con la parola ma anche con i fatti, non cessa di essere
forte. De Ceglia al termine del suo godibile libro centra il problema
attuale, lo stesso che vale per tutte le reliquie miracolose ancora
in piena attività e, vien da dire, proprio per questo più o meno
escluse da una verifica sperimentale di tipo scientifico che possa
portare a risultati su cui discutere con cognizione di causa:
«Occorrerebbe condurre osservazioni con criteri condivisi da
scienziati, credenti e non, nella massima serenità e trasparenza.
Senza segreti. Senza trabocchetti. Senza scommesse alla maniera
dell’‘Asino’, ma con il genuino proposito di comprendere quel
che accade». Qualunque possa essere il risultato, ancora una volta
questo libro dimostra che il rinnovato interesse per una storia delle
devozioni ha di per sé una sua forte ragion d’essere.
“l'Indice dei libri del
mese”, gennaio 2017
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