2.3.17

Un bruco qualunque (Tommaso Landolfi)

Una compagnia di giovanotti e ragazze s’intratteneva piacevolmente in una corte alberata; d’un tratto la più pallida e bionda sussultò, si portò una mano al petto ed emise un’esclamazione soffocata, indicando un punto in terra. Gli è che per lì procedeva, alla sua goffa maniera, un piccolo bruco rossiccio, neppure dei più sgargianti: un umile bruco, un bruco qualunque. Procedeva contraendosi, stiracchiandosi, lordandosi di polvere, parendo trascinarsi dietro un gran peso; volgeva il capino a dritta e a manca, ogni tanto si fermava per tentare l’aria colle brevi antenne; poi, quasi con sospiro di rassegnazione, riprendeva pazientemente il cammino, riaffrontava le minime asperità del suolo come a noi avviene d’affrontare colline e montagne. Verace immagine, insomma, dell’uomo nel suo faticoso passaggio terreno. O magari, per ciò che ne sappiamo, tutto al contrario: magari lui andava a passeggio spedito quanto gli era concesso, e si sentiva felice, il mondo gli sembrava meraviglioso... Ma bah, in fondo fa poca differenza. Tale comunque l’esserino che aveva destato il ribrezzo della sensibile fanciulla, e che, di tutto ignaro, continuava ad arrancare pei fatti suoi. Ora però il più rubizzo e devoto (alla biondina) dei giovani, seguito il verginale sguardo e individuato il responsabile di tanto turbamento, esclamò: «Ah, è per quel coso lì? », e girò gli occhi intorno, evidentemente in cerca d’uno strumento atto a levar dal mondo il coso stesso; non avendolo trovato, e d’altro canto poco disposto a insudiciarsi fosse la suola d’una scarpa, si rizzò ed impugnò per la spalliera la propria seggiola. Qui un pietoso volle intervenire: «Lascialo andare, che male ti ha fatto». Se non che il primo: «Storie!», e con un piede della seggiola portò un gran colpo al piccolo bruco, attardandosi poi a spiare sul volto della fanciulla gli effetti della sua prodezza.
Gran colpo, ma, data l’arma, impreciso: il bruco, morto più che per metà, dovette lungamente e ancor più buffamente contorcersi, rivoltolandosi nel proprio bianco sangue. Da ultimo rese l’anima (vegetativa) al Creatore, e la fanciulla fu contenta.

da Animalini in Diario perpetuo, Adelphi, 2012

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