Cara Catiuscia,
vedo che molti miei amici giudicano
arrogante e fuori luogo la tua frase secondo cui non hai mai temuto
di perdere le elezioni. Non condivido. Probabilmente quel che hai
detto è la pura verità. I sondaggi ti hanno sempre dato avanti con
un margine di almeno cinque punti. Gli exit-poll sono poco
attendibili. Per cui è verosimile che tu sia rimasta serena, abbia
detto a te stessa e ai tuoi sostenitori: "Tranquilli, aspettiamo
i voti". Capisco anche la gioia della vittoria, che - per quanto
attesa - è comunque un fatto liberatorio: "Nunc est bibendum".
"Ora bisogna bere" - così cantava Orazio, quando il suo
principale, Ottaviano Augusto, sconfisse Cleopatra. Non credo che
Ricci si suiciderà, ma è logico che le tue donne e i tuoi uomini di
fiducia, quelli del cosiddetto "staff", facciano festa.
Forse non tutti loro avevano la tua razionalità, per cui qualcuno o
qualcuna di loro che ha avuto paura della sconfitta forse c'era.
Credo però che, facendo i conti dei
voti veri, rispetto a cinque anni fa non solo c'è il 10 per cento in
meno di voti ottenuti dalla tua coalizione, ma anche un numero
complessivo di votanti assai più basso. Hai perduto all'incirca
ottantamila voti, uno su tre, una bella botta. Immagino la tua
giustificazione, fondata peraltro:"I voti erano già andati, due
anni fa, per le elezioni politiche. La crisi di consenso del blocco
sociale che sosteneva il centrosinistra in Umbria non nasce in queste
elezioni e non riguarda solo l'Ente Regione". Ma l'Ente Regione
c'entra, la qualità del governo, i privilegi del ceto politico
regionale, l'inadeguatezza nel fronteggiare una crisi più pesante
che altrove.
Non ti ho votato e non ho bisogno di
nasconderti le critiche pesanti che a me, come a tanti altri, è
capitato di rivolgere a te e al tuo governo, alla sua corrività
rispetto ad orientamenti del governo di Renzi che mi sembrano
francamente di destra, sulle politiche del lavoro debolissime,
sull'assetto istituzionale e su tante altre questioni. Ma sai che non
ho mai nascosto un affetto che mi viene da quando ti vedevo in
Federazione giovanissima, impegnatissima e appassionata militante
della Fgci. Di sicuro ricordi anche tu che di quella nostra cultura
faceva parte l'idea che le grandi trasformazioni economiche e civili
si fanno non solo con il consenso, ma con la partecipazione convinta
delle forze sociali organizzate e dei singoli cittadini. Al nostro
Enrico per salvare l'Italia, riformandola, non bastava il 51% per
cento dei voti (e allora la partecipazione al voto era massiccia, del
90 e più per cento), occorreva una base sociale più ampia.
A me sembra strano che in un momento
come questo in cui uno sforzo comune e ampio sarebbe quanto mai
necessario una con la tua storia pensi di governare "giacobinamente"
con un consenso che non arriva al 25 per cento degli elettori. O che
cerchi un dialogo solo con i gruppi rappresentati in consiglio
regionale. Per una svolta vera, per un ritorno al futuro, serve
riconquistare la fiducia e l'impegno anche dei tantissimi che non
votano. Credo che farebbe bene alla regione e al suo futuro un
presidente che si faccia carico del generalizzato disorientamento e
che cerchi nella società, anche e soprattutto nelle ampie zone di
sofferenza della società, la forza necessaria a salvare l'Umbria dal
degrado cui stiamo assistendo.
Un caro saluto
Salvatore Lo Leggio
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