24.6.15

Topi e razzismo (S.L.L.)

Ha ragione Marco Furfaro. La sparata di Grillo che per motivare la richiesta di elezioni immediate a Roma, prospetta il pericolo che la città sia sommersa da "topi, spazzatura e clandestini", mettendoli l'uno accanto all'altro, sullo stesso piano, fa schifo. E a chi ha studiato un po' di storia lo fa ancor di più: l'accostamento (tutt'altro che innocente) tra topi ed ebrei era un luogo comune della propaganda razziale di nazisti e fascisti. Grillo ha studiato le comunicazioni di massa e non lancia a caso questi messaggi subliminali: non so se voglia alimentare il razzismo, certamente cerca consensi tra i razzisti.
E, tuttavia, a Roma come altrove, non è certo una cosa buona e saggia far crescere a dismisura una presenza così ampia di "irregolari" ricattabili nel mercato del lavoro, soprattutto in un paese dove le ispezioni sul lavoro erano rare già prima e sono state rese quasi inutili da quando quasi tutte le forze politiche hanno scelto di lasciare mano libera ai datori di lavoro. 
Forse non esiste una "emergenza immigrati" sul piano statistico. Forse, nonostante la crisi libica, il numero degli arrivi di quest'anno non supera di molto quello dell'anno scorso. Ma qualcosa si è rotto nella coscienza dei cittadini più deprivati, di quelli più bisognosi di lavoro e di reddito. Ed è ridicolo pensare che gli immigrati irregolari facciano solo i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Dopo l'esplosione della crisi si trovano italiani disposti a fare qualunque lavoro. Caso mai è vero che l'irregolare è disposto ad accettare condizioni di sfruttamento inverosimili per garantirsi una sopravvivenza. Mi dicono che in Sicilia, nel Trapanese o nell'Agrigentino, si trovano "marocchini" disposti a fare lavori di campagna per due euro l'ora e anche per meno; basta rivolgersi alle persone "giuste". Forse non è vero, magari costano due euro e mezzo; ma l'esistenza di una "tratta" mi pare ipotesi fondata. Che questo susciti rabbia nel disoccupato, nel semioccupato, nello studente che facevano qualche lavoro rurale per arrotondare o per pagarsi gli studi è evidente.
La mia impressione è che gli antirazzisti siamo troppo timidi: se si vuole impedire che il virus contagi masse di lavoratori sempre più vaste, c'è una sola richiesta da fare: la regolarizzazione generalizzata e rapida, l'iscrizione alle anagrafi, l'attribuzione di DIRITTI E DOVERI, contributivi, fiscali eccetera uguali per tutti, prima possibile. Le restrizioni e le cacciate richieste da Leghisti e (forse) da Cinque Stelle (non ho ben capito quale sia la linea del movimento e se sia lecito attribuire a tutti le posizioni di Grillo) non servono. Anzi rendono ancora più ricattabile l'irregolare, ancora più disposto ad asservirsi.
Io non credo che la massa dei lavoratori indigeni respingerebbe una posizione seriamente antiproibizionista; più che odio razzistico c'è in loro rabbia per una concorrenza giudicata sleale, per una specie di crumiraggio che, quando non toglie il lavoro, ne peggiora di molto le condizioni. Lo so che non dipende dagli immigrati, che c'è tutta una politica padronale - "europea", non solo italiana - per continuare a usufruire di questo "esercito di riserva", visto che permette una sorta di schiavizzazione di gran parte del mondo del lavoro, specialmente quello meno qualificato (braccianti, manovali edili, sguatteri, scaricatori ecc...). Ma proprio per questo bisogna dire BASTA. 
Per combattere questa situazione ed impedire il diffondersi ulteriore del razzismo, l'unica via seria è mettere fine al buonismo caritativo e scegliere l'UGUAGLIANZA. L'UGUAGLIANZA di diritti e doveri nel mercato del lavoro è l'unico varco possibile per la SOLIDARIETA'.

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