Karl von Hund, fondatore dell'Ordine del Tempio |
L'esperienza ci ha
insegnato che anche nell' ambito di un sistema democratico esistono
delle forme di "potere occulto", tanto più insidiose
quanto più difficili da smascherare. Quello della "P2" è
stato certamente il caso più clamoroso di questi ultimi anni. Ma
anche in altri paesi hanno operato, e talora continuano a operare,
centri di potere annidati in alcune "zone d' ombra" delle
istituzioni pubbliche, dei servizi di sicurezza o del mondo
finanziario, che mirano a spostare a proprio favore, e quindi a
scapito degli interessi generali, decisioni politiche di particolare
importanza. Per non parlare di alcune vecchie centrali del crimine
organizzato (dalla mafia alla camorra) con estese ramificazioni
internazionali, o di nuove formazioni clandestine di vario colore,
che usano indiscriminatamente l'arma del terrorismo in funzione di
determinati scopi di eversione o di destabilizzazione politica.
Quella delle società
segrete è, insomma, una fenomenologia quanto mai vasta e difforme,
il cui unico comun denominatore è dato dall'elemento della
segretezza. Sotto questo aspetto è possibile trovare più di
un'analogia con movimenti e conventicole dei secoli passati.
Indipendentemente dalle comunità tribali e dalle sette legate alle
religioni misteriche dell'antichità, o da quelle gnostiche
cristiane, in tutte le culture e in tutti i popoli sono esistite da
tempo immemorabile delle società segrete. Ed esse hanno tratto
ispirazione non soltanto da motivi utilitaristici (la ricerca di
particolari vantaggi da conseguire tramite l'azione cospirativa e gli
stretti vincoli di reciproca assistenza stabiliti fra gli affiliati),
ma anche da ragioni più complesse: come il desiderio di rivalsa nei
confronti della società, il proposito di rovesciare l'ordine
costituito, la difesa di certe credenze entrate in urto con i
mutamenti dell'ambiente circostante; o, ancora, il bisogno di
superare i confini dell'esistenza quotidiana per entrare in un mondo
idealizzato contrapposto a quello della vita profana, e così via.
Ciò che distingue le
società segrete succedutesi dagli albori dell'età contemporanea ai
giorni nostri è - insieme al sempre maggior grado di artificiosità
che hanno finito per assumere rispetto ai problemi e alle dimensioni
di una società di massa - la progressiva trasformazione di alcune di
esse in strumenti di sfruttamento o di sopraffazione. In altri
termini, col tempo il cinismo ha avuto la meglio sull'utopia, e la
violenza ha preso spesso il sopravvento su alcuni vecchi codici di
comportamento verso l'esterno: codici che non contemplavano
necessariamente l'uso della forza. Questa è l'impressione che si
ricava dalla sintesi di Gianni Vannoni, Le società segrete dal
Seicento al Novecento (Sansoni, pagg. 346, lire 28.000), che si
addentra - attraverso uno svelto collage di riferimenti bibliografici
e documentari - nei meandri di un mondo rimasto per tanti versi
inesplorato nelle sue molteplici espressioni.
In epoca medievale, le
società segrete avevano soprattutto carattere corporativo: si
trattava di confraternite di mestiere (non prive talora di
implicazioni ereticali) rivolte a proteggere i membri di una
determinata categoria e taluni segreti della loro attività. Più
tardi emersero delle associazioni iniziatiche in cui prevaleva
un'intonazione filosofica e speculativa, che si ponevano come
obiettivo l'instaurazione del dominio dell'uomo sulla natura e
l'avvento di un'umanità unita e libera. La massoneria, quale si
sviluppò nell'Inghilterra del primo Settecento, mutuò da principio
i suoi statuti e i suoi simboli proprio da questa singolare
commistione di elementi sia spiritualistici sia razionalisti, oltre
che dal morente associazionismo corporativo; e infatti i suoi adepti
- che usavano riunirsi di notte sotto le mentite spoglie di muratori
- intendevano costruire un nuovo edificio spirituale per la felicità
di tutti gli uomini, indipendentemente dalle diversità razziali e
sociali, basato sulla tolleranza religiosa, sul cosmopolitismo e
sull'esercizio della filantropia.
Dai Rosacruciani ai
Monopanti, altri sodalizi esoterici fecero leva sul miraggio di una
rigenerazione della società reclutando i propri proseliti
specialmente fra i dotti e gli ecclesiastici. Questi erano
affascinati dal carattere stravagante delle pratiche di iniziazione e
al tempo stesso desiderosi di entrare in possesso di verità e
segreti sublimi, di penetrare mediante i più disparati riti
alchemici e occultisti nel regno del mistero. D' altra parte
quest'aura ambigua e crepuscolare di penombra entro cui si
avvolgevano le varie associazioni si rivelò col tempo perfettamente
congeniale alla lotta per il potere che alcune di esse intendevano
condurre col favore del segreto e con gli obliqui metodi della
infiltrazione. Nel caso, per esempio, dell'Ordine di Rosacroce (la
cui paternità risalirebbe a Bacone, e in particolare ai suoi scritti
sull'avvento di una nuova età dell'Eden attraverso una riforma
generale del sapere e un saldo dominio morale delle scienze), la
prerogativa fondamentale dei suoi membri era quella
dell'"invisibilità", ossia l'impegno di vivere celati in
mezzo agli altri per conoscerli minutamente in tutto ciò che poteva
risultare utile. In tal modo essi sarebbero stati in grado di
raccogliere il massimo di informazione sugli altri senza dover render
conto di sè, per esercitare poi un'insospettabile opera di dominio
delle coscienze.
Lo stesso duplice modulo,
scientifico e spiritualista, basato sullo studio della natura fisica
e dell'animo umano, e inteso a utilizzare tali conoscenze per
trasformare la società e le strutture di potere, si ritrova in altre
società segrete fiorite tra il Sei e il Settecento, nell'atmosfera
del deismo newtoniano e dell'Illuminismo. Su un versante opposto
anche i Gesuiti, - nelle vesti dei confessori di monarchi,
distributori di benefici, consiglieri di prìncipi e di grandi
aristocratici - si servirono dell'armamentario delle società segrete
(dalla corruzione agli intrighi, alle trame di palazzo) per tenere
sotto controllo alcune Corti cattoliche europee e per agitare
nell'opinione pubblica protestante lo spettro di un vasto complotto
mirante alla restaurazione dell'autorità papale. Dopo il fallimento
delle ultime velleità degli Stuart di rimettere piede in Inghilterra
con l'aiuto di questa congregazione di preti secolari, esperta tanto
nell'ammaestramento delle classi alte quanto in machiavellici giochi
di potere, fu la Germania il principale teatro, nel Settecento, di
associazioni e conventicole pervase di intenti restauratori e
oscurantisti. Senonché l'Ordine del Tempio, fondato nel 1751 da von
Hund, un protestante fattosi cattolico, che pretendeva di essere
diretta filiazione dei Templari medievali e che aveva il culto delle
iniziazioni liturgiche e cavalleresche insieme a quello della
gerarchia militare, ricadde presto sul terreno settario; lasciò da
parte ogni proposito di restaurazione e si trasformò successivamente
nel cosiddetto "Rito Scozzese Rettificato", un sistema
massonico che più tardi avrebbe annoverato fra i suoi membri anche
Jung, lo psicologo svizzero antagonista di Freud (iscritto, a sua
volta, a una massoneria del tutto diversa, riservata ai soli ebrei).
Più vicino all'utopia
baconiana fu un altro Ordine emerso in Germania nel 1776, quello
degli Illuminati di Baviera, che si proponeva il ritorno dell'umanità
all' idilliaco stato di natura, senza più sovrani e nazioni, sotto
un potere unico subordinato al consiglio e all'ispirazione di
filosofi razionalisti fautori della libertà naturale dell'uomo,
conculcata dalle tradizionali autorità politiche e religiose. In
questo movimento, che professava idee egualitarie e materialistiche,
come pure nella massoneria (ispirata da ideali umanitari e
progressisti), continuò peraltro a sussistere una rigida preclusione
nei confronti delle donne: ciò che diede adito, particolarmente nel
caso delle leggi massoniche, a una infinità di voci non sempre
benevole sulle predilezioni sessuali dei "Fratelli".
Tra la fine del
Settecento e i primi dell'Ottocento l'attività delle società
segrete assunse toni più spiccatamente innovatori. Alla massoneria
apparteneva Buonarroti e Marèchal, che capeggiarono con Babeuf la
famosa "Congiura degli eguali" del 1796, la quale avrebbe
dovuto metter capo a una società comunistica. E idealità
riformatrici o disegni rivoluzionari sorressero l'opera di numerose
società segrete sviluppatesi nell'ambito dei movimenti nazionali e
della lotta all'assolutismo (alcune delle quali - come la Carboneria
e la "Giovine Italia" - svolsero un ruolo di rilievo nelle
vicende politiche del nostro Risorgimento). Lo stesso Marx esordì
all'insegna di una setta, la "Lega dei Giusti"; e il
Manifesto dei comunisti nacque in quell'ambito, all'insegna di
una filosofia politica che intendeva svelare il significato nascosto
della storia e indicare quasi profeticamente la meta ultima della
società.
Non si dispersero
tuttavia certi vecchi filoni mistico-religiosi: questo fu, per
esempio, il retaggio coltivato dall'"Amicizia Cristiana",
sorta nel 1817, al fine di combattere lo spirito rivoluzionario
attraverso la santificazione dei suoi membri (stretti in una speciale
devozione al Sacro Cuore) e la diffusione della "buona stampa".
Il mondo labirintico delle società segrete non si è dissolto; al
contrario, ha continuato a proliferare, in tempi più recenti, di
pari passo con lo sviluppo di ideologie totalitarie o di dottrine
imperialistiche ed elitarie, tendenti al dominio assoluto sull' uomo
e sulla società. Ma è stata soprattutto la mala pianta del
razzismo, nelle sue svariate versioni, ad alimentare anche fra le
file della gente più minuta (come appare evidente, in particolare,
nella vicenda secolare del Ku Klux Klan e nella fitta trama di alcuni
gruppuscoli nazisti nordamericani), il diffondersi di gang fanatiche
e feroci. Ma anche la recrudescenza del nazionalismo e il nuovo virus
del terrorismo politico hanno avuto la loro parte nel diffondersi di
sette armate. Sicchè ci par giusta la conclusione dell'autore quando
osserva che la storia delle società segrete sembra riproporre di
continuo, sotto il manto dei più svariati disegni (politici,
affaristici, criminali ecc.), una sorta di tela di Penelope che la
luce del giorno scioglie e la notte ritesse.
“la Repubblica”, 3
maggio 1985
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