Il visir Nizam al-Mulk, prima vittima degli "assassini". Foto di Juybari (Iranian Edited Picture) |
Una delle cause che
favorì il consolidamento e la sopravvivenza del regno latino in
Terrasanta fu l'ascesa dalla setta islamica dei nizariti, conosciuti
dai crociati come "assassini", da Hashishiyya (cioè
"dediti all'hashish"), un movimento che creò ampie
fratture nel mondo musulmano e costituì la variabile più
imprevedibile nei complessi equilibri politici del Vicino e Medio
Oriente. Il suo fondatore e primo gran maestro, il persiano Hasan
as-Sabah, era uno sciita, seguace della dottrina ismailita, i cui
referenti politici erano i califfi fatimidi di Egitto. Hasan si
poneva in netto contrasto con i califfi abbasidi di Bagdad, di fede
sunnita, e con i loro protettori, i sultani selgiuchidi, che
detenevano la leadership nel mondo islamico.
Pur sviluppando il lato
esoterico della dottrina ismaelita, il batanya, la setta operò
soprattutto come efficiente e implacabile organizzazione
terroristica, compiendo una lunga serie di attentati che decimarono i
maggiori esponenti del regime selgiuchida-abbaside.
La prima vittima fu, nel
1092, il gran vizir Nizam al-Mulk; due anni prima Hasan aveva
stabilito il suo quartier generale nel Khorasan (Persia orientale),
nella roccaforte di Alamut, denominata "nido d'aquila" per
la sua posizione inespugnabile. Nel frattempo sorsero altri nuclei di
assassini in Siria, coordinati da un orefice persiano Abu Tahir, che
si conquistò la protezione dell'emiro di Aleppo, ostile ai
selgiuchidi e fu ben contento di servirsi dei nuovi alleali per
eliminare gli emiri dei ter-ritori contigui.
In seguito, caduti in
disgrazia, gli assassini si spostarono in Libano, sotto la protezione
dei franchi, ma i loro rapporti con i cristiani saranno sempre
ambigui. Nel 1152, si produssero in un proditorio quanto inspiegabile
attentato in cui trovò la morte il conte Raimondo II di Tripoli.
Vent'anni dopo, lo sceicco Rashid ed-Din Si-nan di Basra, nuovo
governatore della provincia di Alamut, ricordato come il "Vecchio
della montagna", strinse alleanza con il regno di Gerusalemme ma
i templari, per non rinunciare ai tributi di alcuni territori della
setta, impedirono l'accordo massacrando gli ambasciatori. Nel 1192
Corrado di Monferrato, alla vigilia della sua ascesa al trono di
Gerusalemme, venne ucciso da due sicari travestiti da monaci. Anche
questa volta risultano oscuri mandanti e movente, giustificando il
dubbio che col tempo gli assassini abbiano perso i loro connotati
ideologici per diventare sicari prezzolati. Il crollo della potenza
della setta, se non addirittura la sua estinzione, coincise con
l'invasione della Persia da parte dei mongoli, che intendevano, fra
l'altro, vendicare l'assassinio del figlio di Gengis Khan, Jagatai.
Alamut venne conquistata nel 1257, il gran maestro trucidato e i suoi
parenti inviati alla figlia di Jagatai. In breve non rimase in piedi
una sola roccaforte degli assassini, che furono rapidamente distrutti
con deportazioni ed eccidi di massa. Il termine "assassino"
per indicare un omicida entrò nell'uso linguistico, in Europa, fin
dal XIII secolo.
“Storia e dossier”,
anno IX gennaio 1994
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