10.6.15

Fuori stagione. Una lettera di Simona Baldanzi ad Amarilli Caprio (2007)

Simona Baldanzi
Nel 2007 l'editore Fazi pubblicò un libro dal titolo I nostri ponti hanno un’anima, voi no – Lettere ai politici. Si trattava di 24 lettere indirizzate da altrettanti scrittori, in prevalenza giovani, a dei “politici” in senso lato, da Massimo D'Alema a papa Benedetto, da Roberto Formigoni a Giuseppe Mazzini, da Aldo Moro al presidente del municipio. Simona Baldanzi, una toscana che si divideva (e continua a dividersi) tra la ricerca sociologica, la scrittura “creativa”, l'impegno politico a sinistra e i lavoretti per campare la vita scelse come destinataria Amarilli Caprio, che era stata da poco acchiappata e incarcerata come terrorista delle “Brigate Rosse”. La lettera ha come titolo Fuori stagione, lo stesso usato dal “manifesto” per raccontare appunto le nuove BR. A me sembra emblematica oltre che bella ed è per questo che qui la propongo riprendendola dal sito di Baldanzi. (S.L.L.) 
Amarilli Caprio
Amarilli Caprio
Casa Circondariale
via Gravellona 240, frazione Piccolini
27029 Vigevano (PV)
Amarilli,
dal tuo nome solo può cominciare questa lettera, perché mi ha colpito sulla lista, perché un nome così non l’avevo mai sentito. Deriva dal fiore? Dall’Amarillis? Com’è che ti hanno dato questo nome?
Questa è stata la prima cosa che mi son chiesta, sfogliando il giornale la mattina sull’autobus prima di arrivare a lavoro. E poi ho cercato il tuo volto su Internet e l’ho trovato. Mi ha colpito la tua pelle fresca e bianca, gli occhi chiari, il tuo non sorriso, il bavero rialzato a circondare il collo, i capelli un po’ mossi, le tue sopracciglia perfettamente curate. Un angelo, ho pensato, inquadrata in una foto che ti hanno scattata senza tante cerimonie il 12.02.07 alle ore 17,00, che ha già tarpato le tue ali con quella scritta intorno «Polizia Scientifica MI». Un angelo può annunciare il terrore?
«Il manifesto» oggi mostra una foto di un cofano di una panda con sopra una stella a cinque punte. Ogni volta che ne vedo una, penso a quando da piccola imparai a farla non lasciando mai la punta della penna dal foglio. Ne ero soddisfatta perché ogni punta veniva perfetta e avevo trovato un modo semplice e rapido di fare una stella, che veniva anche meglio del cuore. Una stella che mi serviva per appuntarmi il cielo, o per riempire un angolo sul diario. Anche tu da piccola le facevi così le stelle?
Poi ne ho viste altre di stelle. Non mi piacevano quelle sulle medaglie o sui distintivi militari. Mi piaceva quella vicino alla falce e martello. La curva della falce un po’ alla luna ci assomiglia, ma non mi ha mai affascinato l’uomo sulla luna. La falce e il martello le ho sempre viste come simbolo della terra e della fabbrica, della schiena che si piega a fatica sui campi e sull’incudine. E quella stella, in alto, permetteva di rialzare la testa, a guardare splendere e sentire pulsare una speranza. Però non ho mai immaginato il comunismo come una notte stellata, perché al buio non si vede, perché nelle notti stellate son sempre nati miti e leggende e non cose concrete. Me lo son sempre immaginato come una giornata assolata, il sol dell’avvenire. Ci hai mai pensato a certe sciocchezze?
E poi quella stella è stata come strappata e quelle punte conficcate intorno a un cerchio e attaccata alla storia sulla fine degli anni Settanta, come la ceralacca alle buste. Buste con dentro gli anni di piombo e la lotta armata e gli omicidi e i sequestri e le contestazioni e il movimento e lo stato dell’ordine e le stragi di Stato. Tu e io non lo abbiamo vissuto. Bambine. Che potevano fare due bambine allora?
Quando è crollato il Muro di Berlino avevi nove anni e io dodici. Che muri ogni giorno crescendo hai dovuto affrontare? Quali son crollati, quali son rimasti? È così difficile oggi costruire o anche distruggere, non pensi?
E ora come stai? Ora che sei là dentro da sola, che ti hanno privato di una cosa così preziosa come la libertà, la tua. Non voglio sapere cosa pensi della libertà, vorrei sapere cosa pensi dell’ingiustizia, di cosa senti ingiusto. Io la sento sai e l’ho sentita, per tanti anni addosso, un’idea di ingiustizia. I miei erano operai e io la loro figlia. Un continuo senso di soffocamento, di disfatta, di fatica di vivere. Ne hai portato il peso anche tu? Hai mai visto tua madre piangere di ritorno dalla fabbrica con le mani perennemente macchiate e doloranti e urlarti in faccia la sua rabbia? E poi cosa è per te la classe operaia, la massa, il popolo? Me lo chiedo mentre guardo il tuo volto, che anche tu sei un volto come gli altri, come gli operai, come la massa, come il popolo, come me. Vieni da Padova e poi sei andata a lavorare a Milano e sei stata anche nel sindacato e all’università e nei centri sociali, è quel poco che ho potuto leggere e non so altro della tua storia. Ché mentre tutti sbraitano e accusano e si difendono e parlano e dichiarano io son qua in silenzio davanti al computer e vorrei sapere, vorrei capire. Qual è la tua idea politica che stanno imprigionando nel febbraio del 2007? Che mondo vorresti? Come si cambia il mondo, Amarilli?
“Fuori stagione”, rileggo il titolo del «manifesto». È un inverno stranamente mite, ho visto un ciliegio in fiore, fuori stagione. La Chiesa entra nelle decisioni dello Stato ed è fuori stagione. I figli stanno peggio dei genitori ed è fuori stagione. Abbiamo ancora le basi militari americane sul nostro territorio ed è fuori stagione. Nessun colpevole per Ustica ed è fuori stagione. I clandestini che annegano in mare son fuori stagione. Forza Nuova in piazza è fuori stagione. L’operaio dalle tue parti che vota Lega Nord è fuori stagione. La Palestina è più di cinquant’anni che è nella stessa sanguinosa stagione. Siamo precari stagione dopo stagione. La terra si sta surriscaldando e manda all’aria tutte le stagioni. Ma tu che stagione senti di vivere? Quali cose avverti fuori stagione?
Sabato andrò a manifestare a Vicenza. Dopo i vostri arresti ci vorrebbero a casa. È uno dei miei modi per essere in questa stagione e non starne fuori.
Non so se risponderai, ma io certe domande mi sentivo di fartele. Certe domande bisogna farcele.
Ciao

PS. Leggo ora da Internet che il tuo nome ha origini greche, quello di una pastorella cantata dai poeti Teocrito e Virgilio. Significa ‘brillante’.

da "simonabaldanzi.it"  

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