Nel partito leninista,
concepito per funzionare in una condizione di illegalità o di
semilegalità, era inevitabile che la direzione facesse capo ai
"rivoluzionari di professione" che connettono e attivizzano
le reti semiclandestine. Ma in condizioni di legalità democratica
perché mai la guida di un partito classista e socialista dovrebbe
far capo a politici di mestiere? Perché segretario di un partito non
dovrebbe poter essere una operaia specializzata che continua a fare
l'operaia specializzata, un medico che continua a fare il medico, una
attrice o un calzolaio che continuano nella loro attività? Perché
non affidarsi nella definizione di linee e programmi a una collettiva
raccolta e selezione di dati, a una collettiva intelligenza ed
elaborazione, che valorizzi competenze e specialismi? So bene che la
funzione governativa o legislativa richiedono un impegno a tempo
pieno. Ma perché non pensare che l'essere deputato o ministro
possano essere attività circoscritte a un periodo limitato della
vita? Perché non pensare a deputati e ministri che rendano conto a
un partito composto da cittadini impegnati in attività produttive?
Una politica di mestiere produce inevitabilmente separazioni,
interessi di gruppo, determina prima o poi l'attribuzione di
privilegi da casta.
Stato di fb, 2 giugno 2015
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