L'anno
scorso Terence Hill, a Tiziana Lupi che lo intervistava per
“Avvenire”, fece una rivelazione: «Ai tempi di Trinità i film
venivano tutti doppiati, a volte anche dagli stessi attori, perché
girare in presa diretta costava troppo. Dobbiamo molto a quei
doppiatori: il venti per cento del successo dei film di Bud e miei è
merito loro. Anche in Don Matteo originariamente volevano doppiarmi
perché dicevano che avevo l’accento americano. Allora mi sono
preparato per cinque mesi e, poi, ho fatto il provino come
doppiatore: don Matteo ha la mia voce».
In
verità non mi pare che i risultati siano soddisfacenti. Il parlare
biascicato di Don Matteo è forse senza accento americano, ma a me (e
ad altri che conosco) pare quasi del tutto inespressivo.
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