Il
17 aprile dell'anno scorso il Gruppo Incipit presso l'Accademia della
Crusca ha diffuso un comunicato stampa a proposito di uno stravagante
testo del Ministero dell'Istruzione: un documento programmatico volto
a promuovere l'educazione all'imprenditorialità nelle scuole
ribattezzato Sillabo. Come il famigerato “elenco di
errori” che contro le moderne libertà formulò Pio IX. (S.L.L.)
Sillabo per
l'imprenditorialità
o sillabario per l'abbandono della lingua
italiana?
Firenze,
Accademia della Crusca, 17 aprile 2018
Il
MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca) ha pubblicato lo scorso 14 marzo un documento programmatico
volto a promuovere l’educazione all’imprenditorialità nelle
scuole statali secondarie di II grado.
Senza
pronunciarsi sul merito – che pur si presterebbe a varie
considerazioni – il Gruppo Incipit guarda con grande preoccupazione
alla lingua con cui tale documento programmatico è stato redatto,
tenuto conto della sua importanza all’interno dell’istituzione
scolastica.
Il
Gruppo Incipit aveva già attirato l’attenzione sulla forte
propensione del sistema universitario italiano a impiegare termini ed
espressioni del mondo economico-aziendale (cfr. comunicato stampa n.
6 del 17 giugno 2016), ma constata che nel documento in questione
tale tendenza ha raggiunto un nuovo livello di intensità: l’adozione
di termini ed espressioni anglicizzanti non è più occasionale,
imputabile magari a ingenue velleità di “anglocosmesi”, bensì
diventa programmatica, organica e assurge a modello su cui improntare
la formazione dei giovani italiani.
È
infatti sufficiente scorrere il Sillabo per la scuola secondaria di
secondo grado per verificare la meccanica applicazione di un
sovrabbondante insieme concettuale anglicizzante, non di rado
palesemente inutile, a fronte dell’italiano volutamente limitato
nelle sue prerogative basilari di lingua intesa quale strumento di
comunicazione e di conoscenza. Concretamente, questo pare il
messaggio del Sillabo: per imparare a essere imprenditori non occorre
saper lavorare in gruppo, bensì conoscere le leggi del team
building, non serve progettare, ma occorre conoscere il design
thinking, essere esperti in business model canvas e
adottare un approccio che sappia sfruttare la open innovation,
senza peraltro dimenticare di comunicare le proprie idee con adeguati
pitch deck e pitch day.
Più
che un’educazione all’imprenditorialità, questo documento sembra
promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana e delle sue
risorse nei programmi formativi delle forze imprenditoriali del
futuro. Pare una sorta di contraffazione paradigmatica della cultura
e del patrimonio italiano: è così che si vogliono promuovere e
valorizzare le eccellenze italiane, il “Made in Italy”?
Proprio
in considerazione della gravità del modello linguistico-concettuale
offerto dal Sillabo, il Gruppo Incipit, nella presente occasione,
rinuncia a proposte di traducenti italiani (del resto sarebbe
necessario tradurre l’intero documento), ma rivolge un appello ai
responsabili del MIUR, affinché si usi maggiore rispetto nei
confronti della lingua e della cultura italiana.
Ricordiamo
che il gruppo Incipit si occupa di esaminare e valutare neologismi e
forestierismi ‘incipienti’, scelti tra quelli impiegati nel campo
della vita civile e sociale, nella fase in cui si affacciano alla
lingua italiana, al fine di proporre eventuali sostituenti italiani.
Incipit è costituito da Michele Cortelazzo, Paolo
D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi,
Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni, Annamaria Testa.
dal
sito dell'Accademia della Crusca ( http://www.accademiadellacrusca.it
)
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