I
giornali non esisterebbero senza i loro lettori e per chi fa il
nostro lavoro niente conta di più dell’attenzione di chi legge. È
una cosa così fondamentale, che spesso la diamo per scontata. Non lo
è per niente. Per questo la scelta del “New York Times” è
particolarmente commovente: per il mese della poesia, aprile, ha
scelto di onorare un suo lettore, ripostando in una delle sue
newsletter l’articolo che gli ha dedicato dopo la sua morte, a 99
anni, il 26 dicembre scorso.
Larry
Eisenberg, ingegnere biomedico in pensione e autore di libri di
fantascienza, era anche un assiduo commentatore: ha lasciato la sua
opinione sugli articoli del quotidiano per ben 13 mila volte. La
prima era stata il 14 luglio 2008 sotto l’editoriale di un allora
senatore democratico, Barack Obama (il commento di Eisenberg era una
critica). Ma la cosa più mirabile di Eisenberg è che scriveva i
suoi commenti in versi: erano tutti «limerick», un rigidissimo
formato della letteratura inglese, che prevede cinque versi rimati
tra loro secondo un preciso schema metrico e di contenuto scherzoso o
ironico. Per questo era considerato il «poeta ufficiale del Times».
Per
annunciarne la scomparsa, anche il “Nyt” ha scritto un limerick:
«Larry Eisenberg, whom we well know,/ Has died (and his age is
below)/. He opined on the news /With limericks, whose /
Delightfulness leavens our woe» («Larry Eisenberg, che tutti noi
conosciamo/ è morto (e la sua età è qui sotto) / Commentava le
notizie / con versi la cui / squisitezza accresce il nostro dolore»).
Dalla
Rassegna Stampa del Corriere della sera, 28 aprile 2019
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