Il 24 febbraio scorso
“Avvenire”, il quotidiano dei vescovi cattolici italiani, ha
pubblicato, a edificazione dei fedeli e dei devoti, l'articolo che
segue. Esilarante. (S.L.L.)
La doppia profezia di
Padre Pio è andata in onda su Inter Tv.
Un docufilm in cui si
ripercorre la stagione nerazzurra 1964-’65 in cui lo scudetto era
una questione tutta milanese. Al giro di boa i rossoneri di Nils
Liedholm guidavano la classifica con 5 punti di vantaggio sull’Inter
del mago Herrera. Il Milan nonostante l’assenza di Altafini,
rimasto in estate in Brasile per i forti contrasti con Gipo Viani,
aveva fatto il vuoto grazie ai gol di Amarildo e Ferrario.
Alla seconda giornata di
ritorno, il 31 gennaio 1965, i nerazzurri erano di scena allo
Zaccheria di Foggia contro la matricola guidata da Oronzo Pugliese.
L’Inter qualche mese prima era diventata campione intercontinentale
mentre i rossoneri dauni, al primo campionato di serie A, avevano
nell’entusiasmo e nel furore agonistico la loro arma principale.
Sulla carta la partita
era senza storia, ma sul campo la musica fu molto diversa. Arrivata
in Puglia, la squadra di Herrera andò in ritiro a San Giovanni
Rotondo. La moglie del presidente Angelo Moratti, signora Erminia,
devota di Padre Pio, convinse il marito ad andare al Convento e farsi
ricevere dal frate delle stimmate. Arrivati al Convento, Herrera,
Moratti e i calciatori lasciarono un’offerta in denaro per la
Chiesa. Padre Pio nel corso del breve incontro con la comitiva
interista, con il suo tipico tono burbero disse: «Che siete venuti a
fare? Credete di poter comprare la partita? Domani a Foggia
perderete, ma vincerete lo scudetto!».
L’incontro con Padre
Pio fu un momento di alta spiritualità per i giocatori dell’Inter,
che fecero il pieno di emozioni. Il difensore Guarneri ricordò lo
straordinario magnetismo del frate, Burgnich l’emozione di quando i
giocatori furono presentati uno ad uno a Padre Pio, Suarez non mandò
giù la profezia della sconfitta a Foggia. Il portiere Sarti, assente
in quella partita, ma aggregato alla comitiva, ricordò le parole
dure del frate, quando li ammonì: «Che cosa volete? Avete già
tutto!». Per qualcuno quell’incontro non fu sufficiente. La
mattina dopo, infatti, all’alba, Sandro Mazzola scappò dal ritiro
e con il capitano Picchi tornò al Convento per incontrare ancora
Padre Pio e confessarsi. L’attaccante nerazzurro gli confidò di
temere di aver peccato in quanto pregava Dio perché lo facesse
diventare un calciatore di successo. Padre Pio lo assolse con una
pacca sulla spalla e gli raccomandò solo di continuare a pregare e
sperare.
Il futuro San Pio non si
interessava di calcio, non conosceva l’Inter ed i suoi campioni,
simpatizzava per il Foggia che ogni 15 giorni, con l’allenatore
Oronzo Pugliese, era a San Giovanni Rotondo ad ascoltare la messa.
Allo Zaccheria andò proprio come aveva profetizzato Padre Pio: il
Foggia vinse 3-2 contro i campioni interisti. I rossoneri pugliesi,
in vantaggio per 2-0 (gol di Lazzotti e Nocera), furono raggiunti
dalla veemente reazione della squadra di Herrera e Moratti (reti di
Peirò e Suarez). Ma a qualche minuto dal termine della gara fu
ancora Nocera a regalare ai foggiani di Oronzo Pugliese la
straordinaria vittoria. Quel giorno Pugliese divenne ufficialmente il
Mago di Turi o il Mago del Sud, la risposta italiana a Helenio
Herrera. Anche la seconda profezia di Padre Pio si avverò: dopo la
sconfitta di Foggia, l’Inter era distanziata di 7 punti dal Milan,
ma ingranò una fantastica rimonta nelle 15 partite rimanenti. Con 13
vittorie e 2 pareggi si prese lo scudetto.
Avvenire, 25 febbraio
2019
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