“Eravamo in guerra
aperta con il mondo” dicono Mick Jagger e Keith Richards, il nucleo
dei Rolling Stones, il diabolico gruppo rock sovversivo che vuole
mettere a soqquadro il conformista e grigio universo britannico, coi
loro scimmiottamenti da neri, rockacci torcibudella, dichiarazioni
incomprensibili. Siamo all'inizio degli anni sessanta quando comincia
la fantastica cavalcata di questi ventenni appassionati di blues, tra
le prove di Paint it black e quelle di No Expectations
( o la lunga intro di Simpathy for the devil, che arriva
direttamente dall'omonimo film di Godard del 1968) sullo schermo
scorrono le immagini delle loro performance live, di materiale
storico e cinegiornali dell'epoca, di aeroporti e macchinoni, arene
zeppe di pubblico e studi televisivi.
È Crossfire
hurricane, il documentario che vuole celebrare i cinquanta anni
di vita artistica della macchina da rock'roll più rodata che esista
(anche se le loro amichette oggi li chiamano gli Strolling Bones
ossia i vecchietti girovaghi, con oltre 300 anni sul groppone),
un'altra iniziativa come il tour americano estivo e il concerto di
Hyde Park a Londra, fissato per il prossimo 6 luglio. The Rolling
Stones Crossfire Hurricane, prodotto dai componenti del gruppo e
diretto da Brett Morgen (grande appassionato di musica, che ha
pescato in archivi pubblici e ha avuto accesso a quelli privati della
band, con super8 tremolanti e frammenti dal vivo), è un imponente
progetto che racconta, come mai fatto prima, la storia di un gruppo
di ragazzi dapprima tanto odiati perché bellocci, trasgressivi,
consumatori di amfetamine e poi amati alla follia da tutto il
pianeta.
Uscito in dvd negli Usa e
Oceania, verrà proiettato in 300 sale cinematografiche italiane solo
il 29 e il 30 aprile, distribuito da Microcinema. Un film-concerto di
due ore che racconta gli istanti prima dei concerti, i backstage tra
droghe, fan e whisky, uno spaccato travolgente di quegli anni
scanditi da proteste, manifestazioni di piazza e grandi concerti, un
viaggio nel tempo da far gustare ai ventenni-trentenni d'oggi che
conoscono solo la potenza e la bravura delle «pietre che rotolano».
Il realismo delle immagini trasmette proprio quel senso di
irrequietezza e lucida follia che ha caratterizzato la carriera di
questi musicisti definiti a torto o a ragione gli anti-Beatles.
Divertenti e curiosi i loro siparietti alla Bbc, coi paludati
presentatori e le loro cervellotiche domande, schivate e rovesciate
dalla band (come Sex Pistols ante-litteram).
«Le ragazze svenivano e
se la facevano addosso» ricordano imbarazzati «così la polizia
doveva portarle via di peso». Con una scelta insolita, il film si
concentra principalmente sul periodo dall'arresto di Jagger e
Richards nel 1967 che li obbliga quasi ad andare via fino al 1977 con
Richards arrestato in Canada che rischia di distruggere la band e
invece con una lunga disintossicazione fa ripartire il circus a tutta
velocità.
Un altro episodio molto
divertente, è relativo alla registrazione di un disco in un castello
del sud della Francia (Exile on main street), è una piacevole
testimonianza della grande comunità di hippie, musicisti, amici e
conoscenti che vivono per un mese insieme naturalmente a spese degli
Stones che registrano i nuovi pezzi solo dal tramonto a notte fonda
perché spendono gran parte del tempo in spiaggia (ma il filmato, un
po' troppo versione ufficiale, dimentica di dire che gli Stones erano
così sballati che alla fine non si accorgeranno nemmeno del
camioncino di ladri che viene a rubargli tutti gli strumenti!! E
rimarranno una mattina a bocca aperta, come racconta con dettagli
piccanti il libro di Stanley Booth, Le vere avventure dei Rolling
Stones, Feltrinelli).
Non mancano le due tappe
fondamentali di quegli anni, il concerto di Hyde Park del 1969, quasi
il tributo funerario a Brian Jones ( e il documentario mostra bene la
sua traiettoria ellittica dal gruppo) e qualche mese dopo il concerto
di Altamont, uno show gratuito davanti a oltre 300mila persone, dove
i musicisti atterrano in elicottero ma il servizio d'ordine, affidato
agli Hell's Angels, accoltella a morte un ragazzo, a metà tra
violenza, prevenzione e uso di droghe. L'uso insolito di diverse
telecamere insegue le pazzie dei roadie e le feste dietro il palco,
l'abbandono di Mick Taylor e l'arrivo di Ron Wood, gli appartamenti
strapieni di pipe e marjuana e le prove dei musicisti (anche le tante
donne degli Stones, da Marianne Faithfull ad Anita Pallemberg e
Marsha Hunt, compaiono solo lateralmente nel filmato che si concentra
tutto su Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e Bill Wyman,
quest'ultimo abbandonerà la band nei dischi dei 90 ma continuerà a
salire sul palco e suonare dal vivo).
“il manifesto”
mercoledì 10 aprile 2013
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