1.12.13

Perugia: sesso e tasse.

Ne succedono di cotte e di crude. A Umbertide un settantenne arrotondava accompagnando al lavoro con la sua utilitaria, lungo la strada di Pian d’Assino, due ragazze romene che esercitavano l’arte. I carabinieri lo hanno colto in flagrante, arrestato e denunciato per favoreggiamento della prostituzione. Pare che la tariffa fosse di trenta euro A/R e che l’arzillo pensionato spendesse parte dei ricavi con le sue stesse viaggiatrici. A nessuno è venuto in mente di incolparlo per esercizio abusivo e perseguirlo come evasore fiscale, data l’esiguità dei guadagni in nero e le miserabili circostanze dell’arresto.
Ha invece ispirato lunghe articolesse su carta e nel web un blitz della finanza perugina. Escort di lusso incassa oltre 500mila euro e acquista una casa: ora dovrà pagare le tasse -  così titolava il “corrierino”. A quanto si legge i finanzieri, insospettiti dal tenore di vita di una avvenente trentenne, spagnola d’origine colombiana, ne hanno messo sotto osservazione proprietà e conti in banca: versava euro a centinaia, talora a migliaia, con cadenza pressoché giornaliera e aveva acquistato un appartamento e un garage, pagati quasi interamente in contanti. Per concedere il piccolo mutuo integrativo, la banca aveva preteso – pro forma – una dichiarazione sull’attività professionale, in cui la signora si definiva “accompagnatrice”. Non l’avesse mai fatto: “come sottolineato dalle fiamme gialle, fare l’accompagnatrice o la escort, quando naturalmente non vi sia la violenza che porta alla prostituzione, obbliga comunque al rispetto degli adempimenti contabili e fiscali previsti per esercizio del lavoro autonomo”. Adesso - dicono trionfanti finanzieri e cronisti – dovrà aprire una partita IVA e pagare le tasse.
E’ possibile, anche se improbabile, che la bella spagnola paghi cara la sua ingenuità, ma, a leggere bene tra le righe, la cosa non avrà sviluppi. Non si capisce, infatti, di che cosa esattamente si parli quando si dice “escort”. In ogni caso quello che si può portare in luce e tassare è solo l’accompagnamento; le attività a latere, le prestazioni meglio remunerate, restano in una zona d’ombra, nel campo dell’indicibile e – soprattutto – dell’intassabile. 
La denuncia insomma non apre nuovi orizzonti del costume e del diritto né accoglie, dopo tanta ipocrisia, l’antica richiesta di pagare le tasse, avanzata dalle “lucciole” progressiste di Pordenone fin dagli anni 70. Ed anche i “clienti”, che, leggendo il titolo, s’erano illusi di poter scaricare le somme spese, resteranno delusi. Il “blitz sotto le lenzuola” è solo una iniziativa “di parata”, di quelle che si assumono con gran clamore per dare un contentino alla pubblica opinione; in questo caso al popolo dei “tartassati”, nell’imminenza dell’ennesima, pesante stangata.


micropolis, 27 novembre 2013 - dalla rubrica "il fatto"

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