Ne succedono di cotte e di crude. A Umbertide un settantenne
arrotondava accompagnando al lavoro con la sua utilitaria, lungo la strada di
Pian d’Assino, due ragazze romene che esercitavano l’arte. I carabinieri lo
hanno colto in flagrante, arrestato e denunciato per favoreggiamento della
prostituzione. Pare che la tariffa fosse di trenta euro A/R e che l’arzillo
pensionato spendesse parte dei ricavi con le sue stesse viaggiatrici. A
nessuno è venuto in mente di incolparlo per esercizio abusivo e perseguirlo
come evasore fiscale, data l’esiguità dei guadagni in nero e le miserabili
circostanze dell’arresto.
Ha invece ispirato lunghe articolesse su carta e nel web un
blitz della finanza perugina. Escort di
lusso incassa oltre 500mila euro e acquista una casa: ora dovrà pagare le tasse
- così titolava il “corrierino”. A
quanto si legge i finanzieri, insospettiti dal tenore di vita di una avvenente
trentenne, spagnola d’origine colombiana, ne hanno messo sotto osservazione
proprietà e conti in banca: versava euro a centinaia, talora a migliaia, con
cadenza pressoché giornaliera e aveva acquistato un appartamento e un garage,
pagati quasi interamente in contanti. Per concedere il piccolo mutuo
integrativo, la banca aveva preteso – pro forma – una dichiarazione
sull’attività professionale, in cui la signora si definiva “accompagnatrice”.
Non l’avesse mai fatto: “come sottolineato dalle fiamme gialle, fare l’accompagnatrice
o la escort, quando naturalmente non vi sia la violenza che porta alla
prostituzione, obbliga comunque al rispetto degli adempimenti contabili e
fiscali previsti per esercizio del lavoro autonomo”. Adesso - dicono trionfanti
finanzieri e cronisti – dovrà aprire una partita IVA e pagare le tasse.
E’ possibile, anche se improbabile, che la bella spagnola
paghi cara la sua ingenuità, ma, a leggere bene tra le righe, la cosa non avrà
sviluppi. Non si capisce, infatti, di che cosa esattamente si parli quando si dice
“escort”. In ogni caso quello che si può portare in luce e tassare è solo
l’accompagnamento; le attività a latere, le prestazioni meglio remunerate,
restano in una zona d’ombra, nel campo dell’indicibile e – soprattutto –
dell’intassabile.
La denuncia insomma non apre nuovi orizzonti del costume e
del diritto né accoglie, dopo tanta ipocrisia, l’antica richiesta di pagare le
tasse, avanzata dalle “lucciole” progressiste di Pordenone fin dagli anni 70. Ed
anche i “clienti”, che, leggendo il titolo, s’erano illusi di poter scaricare
le somme spese, resteranno delusi. Il “blitz sotto le lenzuola” è solo una iniziativa
“di parata”, di quelle che si assumono con gran clamore per dare un contentino
alla pubblica opinione; in questo caso al popolo dei “tartassati”,
nell’imminenza dell’ennesima, pesante stangata.
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