Trentacinque anni fa, dopo il rapimento di Moro, con straordinario coraggio intellettuale e rischiando il linciaggio mediatico Sciascia, dichiarò "né con lo stato né con le brigate rosse". Non intendeva - e chiaramente lo spiegava - lo stato come disegnato dalla Costituzione, con le sue istituzioni, le sue regole, i suoi equilibri, ma lo stato realmente esistente, con i patti internazionali segreti, i servizi deviati, i processi insabbiati, le verità nascoste, i ministri collusi con la mafia, le ladrerie, le violenze, eccetera...
Lo accusarono di viltà, di diserzione, di opportunismo. Solo il suo amico Mario Mineo osò esplicitamente solidarizzare e da politico, nel suo piccolissimo, proclamò: "contro lo stato e contro le brigate rosse".
Pertini, Berlinguer, La Malfa, Ingrao e molti altri (io tra questi) non la pensavano così, ritenevano che nello stato, nelle sue istituzioni elettive e non, vi fossero forze autenticamente repubblicane decise a correggerne le deviazioni e raddrizzarne le storture.
Chi avesse più ragioni è difficile dirlo: la solidarietà nazionale che Moro e Berlinguer avevano voluto venne travolta proprio dall'uccisione del leader democristiano, ma a capo di quello stato venne eletto uno come Sandro Pertini, il che vuol dire che non era del tutto quella schifezza che a Sciascia appariva.
Io non so se sia ancora così, se, dopo vent'anni di berlusconismo, nelle istituzioni vi sia ancora una riserva importante di energie democratiche che ne giustifichi la difesa. Temo di no, il processo di corruzione in Italia ha toccato gangli vitali e c'è una crisi planetaria di legittimazione democratica.
Comunque sia, alla scelta che oggi si impone tra Grillo, "un comico che fa paura", dice qualcuno, e la fa perché molti elementi pratici e ideologici lo rendono capace delle peggiori avventure, e un Napolitano, attorno a cui oggi si coagulano quasi tutti i poteri forti, palesi ed occulti, mi sottraggo e mi proclamo ad alta voce contro Napolitano e contro Grillo.
Per mia fortuna non sono Sciascia e nessuno mi indicherà al pubblico ludibrio, ma non avere oggi uno Sciascia (o un Mineo) è una disgrazia per tutti gli italiani.
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