6.6.16

Riva Rivera Rivoluzione (S.L.L.)


Ieri l'incontro con Rivera a Piazza della Repubblica mi ha riportato alla mente lontane memorie con una eccezionale vividezza. 
Continuo a pensare, come Pasolini, che niente come le canzonette è in grado di riportare in vita, sia pure per un attimo come una seduta spiritica, un tempo perduto; ma anche il calcio a volte funziona. Il ricordo di un gol, di una partita, di uno stato d'animo, del luogo ove ti trovavi, della compagnia ha una sua potenza evocativa. Figuratevi la mia commozione a sentire rievocare figure come Schiaffino, Liedholm, Gipo Viani, Rocco, José Altafini, Cesare Maldini, nomi che accompagnavano certi miei pomeriggi di bambino solitario che non amava la domenica andare come gli altri "alla dottrina" e preferiva andarsene dalla nonna Carmelina e ascoltare le radiocronache alla radio palleggiando, cosa che la nonna - tollerante - mi lasciava fare nell'ampio e spartano soggiorno con la sola raccomandazione di fare attenzione, ma che a volte suscitava l'ira improvvisa ed imprevista della bisnonna Rosa.
Poi la celebre Italia-Germania 4-3, su cui in tanti hanno esercitato il gioco del "dov'eri?". Io ero a Palermo, e la vidi solo, nel buchetto in cui abitavo, dentro una minuscola tv. Ma anche da solo mi entusiasmai e gridai al gol. 
Era per me, quell'estate del 70, un momento di grande felicità: giornate di pieno innamoramento corrisposto, di zingarate, di baci, di scoperte; e serate in cui ripassavo per conto mio la giornata trascorsa nella sua quasi incredibile bellezza. Ma quella sera no, mi lasciai anch'io trascinare dalla passione sportiva e mi dimenticai, per un po', del mio amore. Arrivò poi quel gol di Rivera, quello del 4 a 3, che il suo autore ieri ci ha raccontato, nei suoi antefatti, nei pensieri che l'accompagnarono; e andai in visibilio.
Finita la partita, era notte. Non rammento l'ora, ma era tardi, credo per via del fuso orario. Ma da fuori, quasi subito, arrivarono clamori, dalla piazza Rivoluzione vicinissima a casa mia, dove - immagino - s'era già radunata una piccola folla. Gridavano "Italia, Italia" ed io - malevolo - pensavo a una manifestazione nazionalistico-fascista. Già nei giorni precedenti i giovani dell'estrema destra avevano esibito esultanze per la vittoria italiana contro il Messico, mi pare. La cosa mi scocciava, mi dicevo "ecco, vogliono strumentalizzare". Tuttavia uscii di casa sulla via Roma e vidi un vero e proprio corteo con bandiere tricolori e improvvisati cartelli, inneggianti alla Nazionale o a singoli calciatori. C'era, in piedi su un camioncino, un gruppetto di giovani neofascisti che ogni tanto, a comando, facevano il saluto romano e gridavano "A noi!", ma la folla che andava crescendo man mano che procedeva era assolutamente mista e dentro vi scorgevo compagni di varie appartenenze. Ricordo Cipolla, Vasile, Fofò Gammino, Renato Provenzano, Renato Franzitta, non so dire se intravisti lì o più avanti. Ricordo anche la sorpresa per la presenza di qualcuno che non immaginavo tifoso. Forse Corradino Mineo. L'onda disegnò una doppia curva, all'incrocio con corso Vittorio e poi ai Quattro Canti. Si andava al Massimo e lì vicino conobbi un effimero successo. Stavo in mezzo a un gruppo di cui non ricordo i componenti e neppure se li conoscessi. Ma erano certamente studenti e "compagni" - si capiva dagli abbigliamenti, dal modo di presentarsi e di muoversi e da un paio di cartelli con il Che ed Ho Chi Min, che avevano l'aria di non entrarci per nulla. Mi inventai uno slogan e in un momento di pausa lo lanciai, avevo una gran voce al tempo. Gridai "RIVA, RIVERA, RIVOLUZIONE" e il grido fu ripreso dai vicini. Per qualche decina di secondi quello slogan, sincopato, risuonò ai margini di Piazza Massimo, tra gli "ITALIA, ITALIA".

1 commento:

bacida ha detto...

Grande grande salvatore loleggio, e bellissime le poesie

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