Sarà perché sono meridionale, ma, al posto di Gelmini, nell’incontro per festeggiare il suo compleanno tenutosi ad Amelia qualche giorno fa, mi sarei toccato. Berlusconi e un nutrito gruppo di autorità politiche e militari sono arrivati in pellegrinaggio; chi non ha potuto ha spedito messaggi augurali. Così Ciampi e il Papa. Stranamente (e fortunatamente) sobria e discreta la presenza dei politici della sinistra. Ce ne rallegriamo. La sera, a un dibattito televisivo, di fronte alle obiezioni degli antiproibizionisti verso la nuova legge sulle droghe, che vorrebbe chiudere in comunità anche i ragazzi che si fanno le canne, il prete ha sbottato: “Parlate della mia comunità come se fosse la Caienna”. L’ira è comprensibile, ma se la gente va in comunità per scampare la prigione, di necessità la comunità somiglierà a un carcere, umanizzato quanto si vuole, ma carcere.
La scelta proibizionista delle gerarchie cattoliche ha avuto nei giorni trascorsi nuove deprimenti conferme. Ad un vescovo spagnolo che ha osato giustificare la distribuzione di preservativi nell’Africa martoriata dall’Aids, i capi vaticani hanno risposto in coro: “L’unica prevenzione autorizzata è l’astinenza”. Intanto il cardinale Ruini, a nome della Conferenza Episcopale Italiana, ha discettato sull’obbligo, che i cattolici avrebbero, di fermare i referendum laici contro gli aspetti più coattivi e aberranti della legge sulla fecondazione artificiale, con tutti i mezzi disponibili. In sostanza i vescovi si schierano a favore dell’astensione, posizione che sembra riportare i cattolici al
tempo del non expedit. Se ne è avuta conferma nelle omelie domenicali di preti semplici e monsignori. Perfino l’aperto vescovo di Perugia, il montiniano Chiaretti, ha impartito istruzioni in merito alla difesa della vita e della morale.
Mentre i clericali si organizzano, i laici di sinistra latitano. Forse sperano in una leggina truffa che tolga loro le castagne dal fuoco. Intanto a fine dicembre il Consiglio regionale dell’Umbria, con voto unanime, ha approvato la legge che finanzia gli oratori. Storace ha fatto scuola. Tra i firmatari
della legge spicca il nome di Bonaduce, di Rifondazione. Gli oratori sono certamente luoghi di socializzazione e di crescita, ma sono monoculturali, propagandano una fede unica, una morale assoluta, non educano affatto al dialogo e al confronto, perfino quando sono gestiti da preti aperti e tolleranti. Perché la Regione, con i denari di tutti, dovrebbe finanziarli?
Nella pratica del resto gli oratori sono, attraverso bimbetti e ragazzine, centro d’irradiazione degli anatemi preteschi. Ci ricordiamo ancora delle immagini truculente di feti “uccisi” che tanti figli portavano in casa dall’oratorio ai tempi del referendum sull’aborto. Di tutto ciò, in ogni caso, a certi politici laici e di sinistra sembra importare poco. Forse, in Umbria, a partire dalle tematiche referendarie toccherà proprio a noi promuovere un’iniziativa, combattendo anche una prassi
consolidata nei partiti di sinistra che sembra delegare alle sole donne e alle loro commissioni questi temi, come se non si trattasse di politica vera.
Sarà il caso di porre il tema della laicità delle istituzioni anche nei dibattiti della sinistra critica e alternativa. A Roma durante la grande assemblea del Palafiera Asor Rosa ha proclamato la fine della divisione tra “laici e religiosi”. A parte la terminologia un po’ approssimativa, il concetto è giusto: a me materialista importa poco se uno sia ebreo, musulmano, cristiano o buddista, quando combatte al mio fianco contro la guerra, contro il padrone, per i diritti sociali.
E tuttavia una precisazione ci vuole. La laicità dello Stato è parte costitutiva della democrazia politica, che la sinistra alternativa riunitasi a Roma vuole salvaguardare e consolidare. Uno Stato che trasformi in dogmi per tutti le credenze di una parte, che detti obblighi e proibizioni nei comportamenti privati non va bene. Lo stato etico non è di sinistra. Ed è forse utile che per primi siano proprio i “religiosi” di sinistra ad affermarlo.
“micropolis” gennaio 2005
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