30.6.12

"Una città in forma di palazzo" (di Baldesar Castiglione)

Questo del Cortegiano di Baldesar Castiglione mi è sembrato, fin da quando l’ho letto la prima volta, uno tra i più seducenti incipit della letteratura italiana. La costruzione poetica di uno spazio ideale, la “Corte”, in un luogo reale, il palazzo ducale di Urbino, è operazione tutt’altro che facile e tuttavia tale la fa sembrare nella sua prosa leggera, che mescola grazie toscane e padane, il cavaliere Castiglione. E’ nota ai più la nozione di “grazia” che il Cortegiano propaganda, una eleganza nell’agire, nel dire, nello scrivere curata nei particolari, ma realizzata con una naturalezza che nasconde lo studio che ha richiesto, perfino con un tocco di sovrana “sprezzatura”: “la semplicità che è difficile a farsi” – direbbe Brecht. Tale è la prosa che qui rappresenta la dimora dei Montefeltro nell’“aspero sito” delle odierne Marche, un capolavoro. (S.L.L.)

Il palazzo ducale di Urbino
Alle pendici dell'Appennino, quasi al mezzo della Italia verso il mare Adriatico, è posta, come ognun sa, la piccola città d'Urbino; la quale, benché tra monti sia, non così ameni come forse alcun'altri che veggiamo in moli lochi, pur di tanto avuto ha il cielo favorevole, che intorno il paese è fertilissimo e pien di frutti; di modo che, oltre alla salubrità dell'aere, si trova abbondantissima d'ogni cosi che fa mestieri per lo vivere umano. Ma tra le maggior felicità che se le possono attribuire, questa credo sia la principale, che da gran tempo in qua è stata dominata da ottimi Signori; avvenga che, nelle calamità universali delle guerre della Italia, essa ancor per un tempo ne sia restata priva. Ma non ricercando più lontano, possiamo di questo far bon testimonio con la gloriosa memoria del duca Federico, il quale a' dì suoi fu lume della Italia; né mancano veri ed amplissimi testimoni, che ancor vivono, della sua prudenzia, della umanità, della giustizia, della liberalità, dell'animo invitto e della disciplina militare: della quale precipuamente fanno fede le sue tante vittorie, le espugnazioni de' lochi inespugnabili, la subita prestezza delle espedizioni, l'aver molte volte con pochissime genti fugato numerosi e validissimi eserciti, né mai esser stato perditore in battaglia alcuna; di modo che possiamo non senza ragione a molti famosi antichi aguagliarlo.
Questo, tra l'altre cose sue lodevoli, nell'aspero sito d'Urbino edificò un palazzo, secondo la opinione di molti, il più bello che in tutta Italia si ritrovi; e d'ogni oportuna cosa sì ben lo fornì, che non un palazzo, ma una città in forma di palazzo esser pareva; e non solamente di quello che ordinariamente si usa, come vasi d'argento, apparamenti di camere di ricchissimi drappi d'oro, di seta e d'altre cose simili, ma per ornamento v'aggiunse una infinità di statue antiche di marmo e di bronzo, pitture sigularissime, instrumenti musici d'ogni sorte; né quivi cosa alcuna volse, se non rarissima ed eccellente. Appresso, con grandissima spesa adunò un gran numero di eccellentissimi e rarissimi libri greci, latini ed ebraici, quali tutti ornò d'oro e d'argento, estimando che questa fusse la suprema eccellenzia del suo magno palazzo.

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