Riprendo con un titolo più esplicativo per i non umbri (quello originale è Il complotto) il commento pubblicato nella seconda pagina di "micropolis", oggi in edicola con "il manifesto", per la rubrica Il fatto. (S.L.L.)
Wladimiro Boccali, attuale sindaco di Perugia, insieme a Renato Locchi, il suo predecessore |
Il fatto del mese è un fatto mediatico. “La Repubblica” dell’8 giugno ha pubblicato due pagine su “Perugia paradiso perduto”, trasformata dalle gang in “capitale della droga”. Ne è autore Attilio Bolzoni, cronista palermitano noto per il suo coraggio nella denuncia di rapporti tra mafia, potere e affarismo, il cui libro più recente stigmatizza la tendenza a ridurre i grandi delitti a “criminalità organizzata”. L’inchiesta, più nel linguaggio che nella sostanza, presenta note di stonato sensazionalismo, ma racconta fatti accertati e a Perugia noti per chiunque abbia occhi ed orecchie aperti.
La reazione è sorprendente, specie da parte di giornali, giornalisti, uomini pubblici di vario genere, per lo più inclini a campagne di tipo securitario. Gira la tesi del “complotto”. Tra i primi a ipotizzarlo, sul “Giornale dell’Umbria”, Alessandro Campi, pensatore della nuova destra e della Fondazione di Colaiacovo: scrive di “una strana manovra” del quotidiano romano per “screditare e danneggiare la città e i suoi vertici amministrativi”, aggiunge le inquietanti domande di rito (“per quale ragione? e a vantaggio di chi?”). In conferenza stampa, con il metodo del “dico e non dico”, il sindaco Boccali suggerisce: “la Repubblica” forse non ha gradito la festa dell’architettura che il Comune di Perugia ha organizzato insieme al “Corriere della sera”, suo principale concorrente. Bolzoni, insomma sarebbe un killer al servizio di una vendetta privata. L’attacco sembra non aver atterrito Bolzoni, aduso a vedere le sue denunce minimizzate e le sue intenzioni sporcate da giornali e autorità siciliani, ma preoccupa le persone di buon senso. A noi è venuto in mente Jonny Stecchino, con una variante: “Perugia è bellissima ma ha un problema” (non tanto il “traffico” – come Palermo - quanto la libertà di stampa).
I pronunciamenti hanno riempito le pagine delle cronache locali: Bolzoni avrebbe usato con troppa disinvoltura le statistiche, Perugia non merita questo. L’acme è stato raggiunto da Guarducci, patron di Eurochocolat, con la minaccia di una protesta nella sede del giornale che chiama Banana repubblic. Unica voce fuori dal coro Barelli, di Italia Nostra, per il quale Bolzoni è reticente sulle responsabilità politiche del degrado del centro storico, diventato facile ricetto per traffici e spacci, e sui sindaci che proclamano politiche repressive del tutto inutili per il contrasto a un fenomeno da tempo in grande crescita.
In effetti Boccali ha lasciato cadere la cauta apertura (di cui – chissà perché - siamo stati tra i pochissimi a riferire) sulla legalizzazione dei derivati della cannabis e, ringalluzzito dal campanilismo, fa intendere che tutto o quasi si risolverà con le caserme e le volanti. Trascinato dalle cose ha dato un ruolo all’associazionismo cittadino per riempire gli spazi del centro città il 20 giugno, “giornata dell’identità cittadina”, ma le feste – anche laiche – passano, lasciando gabbati santi e fanti.
Sui giornali locali intanto si è letto di una task force comunale antipusher: sedici vigili urbani addestrati con la pistola, nel karate e in altre tecniche di ammanettamento e contenimento. Tra queste il krav maga, “disciplina con mosse e contromosse per disarmare gli avversari, elaborata dall’élite dei soldati israeliani”. Perugia come Israele. Evviva!
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