Le mance, in Italia, sono cadute in disuso e, quando se ne conserva massicciamente la pratica, sono - più che mance . tangenti, segno di un vigoroso ed esteso potere mafioso. Parlo per esempio di quelle che gli infermieri, in molti ospedali di Sicilia, Calabria e Campania, pretendono per fare nient’altro che il loro dovere. Selezionati da mafie tra loro in combutta, burocratiche, professionali, politiche e criminali, di cui restano servi, essi “arrotondano” estorcendo ai malati che non hanno santi in paradiso e/o alle loro famiglie i cinquanta, i cento per non essere ignorati o maltrattati.
Temo tuttavia che nel giro di qualche anno tornerà in tutta Italia e in molti campi l’antica consuetudine della mancia vera e propria, in parallelo con il contrarsi dei redditi in molti dei lavori a contatto con il pubblico e con il ritorno generalizzato di forme feudali di subordinazione personale.
Quand’ero piccolo tra le persone a cui si dava la mancia c’erano alcune figure di dipendenti postali: i fattorini dei telegrammi quando arrivava una bella notizia (una laurea, una nascita e simili) e quelli che consegnavano i pacchi. Anche i postini ordinari erano destinatari da mance, ma solo a Natale e a Pasqua.
Nel 1961 la direzione generale delle poste diffuse una circolare che drasticamente proibiva l’accettazione di mance da parte del suo personale. Con il boom economico i salari erano cresciuti anche per postini e fattorini, ma il livello delle tutele era bassissimo, quasi come adesso: tra loro c’era molto precariato e i licenziamenti facili, anche se arbitrari. Pertanto i più, per paura di sanzioni, rifiutavano le mance. Il “Corriere della Sera”, cioè il corriere della borghesia, si rese conto che quell’abolizione tendeva a scardinare una condizione di forte dipendenza, perciò il 7 agosto di quell’anno pubblicò una Protesta senza firma, cioè redazionale, e quindi molto solenne, ove tra l’altro si può leggere:
“La mancia è un’istituzione fondata su ragioni nobili e delicate. Non abbassa, ma eleva chi la riceve. La mancia crea un’atmosfera di amicizia in un rapporto secco di prestazioni. Vogliamo spingere oltre la nostra difesa dell’istituzione, raccomandando la larghezza delle mance. Una mancia risicata, taccagna, non serve a niente, ed è meglio non darla affatto”.
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