29.7.12

Tolstoj al cinema (di Catherina Pressman)

«In Russia il cinematografo deve scolpire solamente la vita russa in tutte le sue forme fenomeniche, ma proprio così com’è. Non deve per niente andare a caccia di storie di fantasia».
Queste alcune parole di Lev Nikolaevich Tolstoj sul ruolo che avrebbe dovuto avere il cinema un’arte che (secondo un celebre articolo uscito sul “New York Times” del 31 gennaio 1937, basato sui ricordi di un collaboratore dello scrittore, I. Teneromo, vero nome Isaak Fajnerman) avrebbe cambiato il modo di scrivere e lo incuriosiva tanto da spingerlo a scrivere un soggetto (oltrettutto pieno di violenza e di sangue). Nonostante il fatto che tanti cineasti hanno voluto scolpire sulla pellicola frammenti della sua vita, Tolstoj all’inizio fu restio a comparire davanti alla cinepresa. Curiosamente è proprio un ritratto del grande scrittore Lev la prima fotografia a colori scattata in Russia. Nello stesso anno, 1908, l’operatore Aleksandr Drankov girò una sequenza di Lev Tolstoj a Jasnaja Poljana. Quei fotogrammi ebbero tale successo che si iniziò a prestare particolare attenzione al cinema come nuova forma artistica.
Aleksandr Drankov aveva chiesto a lungo a Tolstoj di riprenderlo, ma il maestro rifiutava sempre per il semplice motivo che non voleva partecipare a una cosa che non sapeva cosa fosse. Come dice la leggenda, Drankov, intraprendente e fantasioso, posizionò la cinepresa nel bagno di legno e dalla fessura della porta fece le riprese: Lev Tolstoj si avvicina al bagno, prova aprire la porta che è chiusa, si gira e si allontana. Alle fine, quando l’operatore fece vedere il risultato alla famiglia di Tolstoj, il maestro, a quanto pare, ebbe fiducia in Drankov e gli permise di filmare i suoi ultimi anni di vita.
Nel 1909 Paul Timan apre la casa di produzione «P.Timan, F.Reinhardt and S.Osipov». Nei primi anni la casa di produzione ebbe successo e diventò famosa proprio per l’adattamento di classici della letteratura. Proprio in quegli studi nel 1912, due anni dopo la morte del maestro, Jakov Protazanov girò l’Abbandono del grande vecchio ( «La vita di Lev Tolstoj»), scritto proprio da I. Teneromo e interpretato (nel ruolo di Alexandra Lvovna e coregista del film) da Elizaveta Thiman). Protazanov al tempo era uno dei registi più giovani e promettenti dello studio. L’idea del film era originale: creare un film artistico basato su alcune scene di vita che erano state riprese da Georges Meyer, della «Pathé Frères» (era l’aiuto dell’operatore della famiglia dello Zar).
Protazanov aveva di fronte a sé un compito difficile: fare un film in modo che nessuna avrebbe potuto capire quale fossero le scene autentiche e quali quelle ricostruite dal regista con l’attore Vladimir Shaternikov. Senza sapere quali sono le scene riprese da Meyer è impossibile notare la differenza. Gli sceneggiatori si basarono sull’ultima parte della vita del maestro e sulla fuga da Jasnaja Poljana.
Questo primo film dedicato agli ultimi anni della vita di Tolstoj venne proibito nella Russia dello Zar per vari motivi: prima di tutto perché il maestro, nel film, era rappresentato come una persona troppo indifesa e angariata dalla moglie, l’aristocratica Sofja Andreevna Tolstaja. Tolstoj soffriva per la gente povera e voleva aiutarla ma era sua moglie ad avere tutto il potere ed era di incredibile cupidigia. Altro motivo è che la famiglia era contrarie a mostrare al pubblico le ultime scene del film che erano state girate da Georges Mayer dove si vede Tolstoj a letto mentre sta morendo. Il terzo motivo era l’ultima scena che per i tempi era piuttosto indiscreta: l’incontro di Lev Tolstoj con Gesù sulle nuvole (non dimentichiamo che Tolstoj era stato scomunicato dalla chiesa ortodossa per le sue idee anarchico-cristiane e anarco-pacifiste). In questa scena per la prima volta nel cinema russo era usata la doppia esposizione (la tecnica secondo cui la pellicola è esposta due volte per riprendere contemporaneamente due immagini differenti).
«Ricordo questo episodio della mia vita senza vergogna. Inoltre tutto sembrava più facile con la gioventù e il desiderio di idee audaci. La sceneggiatura era scritta e curata da chi conosceva Tolstoj.
Solo questo era già una garanzia che nella sceneggiatura non ci sarebbe stata volgarità ma che il racconto della vita e della cronaca famigliare di Lev Nikolaevich sarebbe stata discreta e delicata» così Jakov Protazanov ricordava il periodo di lavoro e dell’uscita del film.
Per quanto riguarda l’adesione della sceneggiatura alla verità in qualche modo si esprime pure la lettera lasciata da Lev Tolstoj alla moglie prima di abbandonare Jasnaja Poljana: «La mia situazione
in casa è diventata insopportanbile. A parte tutti i mali, non posso più vivere nelle condizioni del lusso in cui ho vissuto e devo fare quello che di solito fanno gli anziani: lasciare la vita terrena per vivere in solitudine e in silenzio gli ultimi giorni della vita (...) Ti ringrazio per i quarantotto anni di vita onesta che hai passato con me e ti prego di perdonarmi tutti i torti che ho avuto verso di te, come io ti perdono, con tutta l'anima, quelli che tu hai avuto nei miei riguardi».
Il successivo film sulla vita di Lev Tolstoj fu fatto soltanto nel 1984. Il regista Sergey Gerasimov era un attore, regista e professore alla facoltà di regia e recitazione dell’Università statale pan-russa di cinematografia, più famosa come Vgik (intitolata a S.A.Gerasimov stesso). Era diventato famoso per i suoi affreschi epici, come Placido Don (Tichij Don) dall’omonimo romanzo di Šolochov o La giovane guardia (Molodaja Gvardija) dal romanzo di Aleksandr Fadeev.
Il film Lev Tolstoj è composto da due parti: Insomnia e Abbandono.Vediamo il maestro della letteratura russa negli ultimi anni della sua vita (1908-1910). Nella prima parte del film, Insomnia, i ricordi di Lev Tolstoj lo riportano ai tempi della sua gioventù, al periodo di svolta del suo pensiero. La seconda parte del film inizia con l’abbandono di Jasnaja Poljana e la sua morte. Lo stesso Gerasimov ha sostenuto il ruolo di Lev Tolstoj, la moglie è interpretata da Tamara Makarova, moglie di Gerasimov. Il film ha vinto il premio «Globo di cristallo» al festival di Karlovy Vary. In qualche modo, lo hanno sostenuto in tanti, lo sguardo sulle relazioni tra Lev Nikolaevich e Sofja Andreevna è stato visto attraverso il prisma delle relazioni tra il regista e Tamara Makarova. Il film in ogni caso è stato girato in maniera classica, con toni profondi e raffinati.
L’ultimo film su Lev Tolstoj, The Last Station del regista statunitense Michael Hoffman, con Helen Mirren e Christopher Plummer, è uscito in 2010, l’anno del’anniversario della morte di Lev Tolstoj (1910). Come diceva il co-produttore Andrej Michalkov-Konchalovskij, la Russia ha rifiutato il finanziamento e impedito di girare il film a Jasnaja Poljana, costringendo la troupe a trasferirsi in Germania. Michael Hoffman ha dovuto cambiare sceneggiatura originaria diverse volte. Il protagomista del film è Valentin Bulgakov, il segretario personale dello scrittore. Vediamo l’ultimo periodo della vita di Lev Tolstoj a Jasnaja Poljana attraverso lo sguardo del suo giovane seguace. L’ultimo film su Lev Tolstoj è in qualche modo un ripensamento critico della biografia di Lev Tolstoj. Se il film di Protazanov mostrava Lev Tolstoj come una persona schiacciata dall’autorità di una moglie molto forte, il film di Hoffman, invece, cerca di trovare una giustificazione.

“alias – il manifesto” 9 giugno 2012

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