10.7.12

Tabù ebraici. I maiali nel Kibbutz (di Loris Campetti)

Allevamento suino su pedana nel kibbutz Lahav
L’ipocrisia, dicevamo, non è un’esclusiva cattolica. Siccome “è scritto” che gli ebrei il sabato non devono lavorare e neanche accendere il fuoco e viaggiare (con l’esclusione di chi va per mare), e siccome per andare in automobile bisogna accendere il motore (il fuoco), ecco che degli ortodossi sui generis si sono inventati un cuscinetto tipo salvagente pieno d’acqua, meglio se di mare, che appoggiano sul sedile. Dell’automobile, così si può accendere il motore senza infrangere il precetto ma anche dell’autobus nel caso un ortodosso-ortodosso reputi impuro anche viaggiare su un mezzo che qualcun altro ha acceso. Con il cuscinetto d’acqua tutto è risolto e anche il precetto è rispettato.
Ma tornando al cibo, è noto che agli ebrei (come ai musulmani, ecc.) è vietato mangiare carne di maiale e di tutti gli animali di terra non ruminanti le cui unghie “fesse”, cioè il cui zoccolo non tagliato, raspano il terreno. Oltre al maiale, dunque, anche la carne di cammello è impura ma pazienza, non sono molti i mangiatori di cammelli. Il maiale, dunque: è vietato mangiarlo e, in particolare in Israele, allevarlo. Così in un kibbutz, non si sa se di estrema sinistra o di ortodossi creativi, hanno deciso di costruire dei palchetti di legno sopra i quali allevare i suini. Suini che non possono raspare con le loro unghie fesse il terreno, il precetto è rispettato e il porco - dunque il prosciutto o il capocollo - purificato.
Paese che vai ipocrisia che trovi. L’importante è rispettare i precetti e santificare le feste, facendo attenzione ai menù.

"il manifesto" supplemento alimentazione aprile 2004

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