La riflessione che qui propongo, di Giuseppe Caliceti, è parte di un articolo sulla rappresentazione della scuola italiana nei media e nei libri di numerosi docenti-scrittori, pubblicato da “Alfabeta 2” numero 3 dell’ottobre 2010.
A detta di Caliceti e di Girolamo Di Michele, dall’articolista ampiamente citato, il sistema mediatico comunica soprattutto l'impressione che la scuola italiana, a cominciare da quella primaria, è un disastro, e che il disastro trae origine dalle innovazioni degli anni 70 e 80.
Le soluzioni suggerite sono tutte varianti di un ritorno al passato fortemente idealizzato: la maestra unica alle elementari, severità e selettività e simili. Secondo Caliceti sono evidenti i nessi tra queste rappresentazioni della scuola e “il violento tentativo messo in atto in questi anni di smantellare la scuola pubblica di ogni ordine e grado”.
Le soluzioni suggerite sono tutte varianti di un ritorno al passato fortemente idealizzato: la maestra unica alle elementari, severità e selettività e simili. Secondo Caliceti sono evidenti i nessi tra queste rappresentazioni della scuola e “il violento tentativo messo in atto in questi anni di smantellare la scuola pubblica di ogni ordine e grado”.
Credo – in effetti - che le misure di risparmio del governo liberista di Monti e dei cosiddetti “tecnici” sia in linea con questi presupposti e stia assestando alla scuola pubblica il colpo di grazia definitivo.
Forse - nelle condizioni date e con gli attuali rapporti di forza - una resistenza è senza speranze. Ci si può augurare che le lotte e le discussioni che ancora - sporadicamente - animano la vita degli istituti scolastici sia utile a tenere aggregati nuclei di insegnanti, di studenti, di cittadini e di studiosi, attrezzati per una lunga e dolorosa “ricostruzione”, che difficilmente potranno – in tempi brevi – ottenere successi che non siano transitori e limitati.
Una delle operazioni preliminari a questo lavoro lungo e “semiclandestino” di semina e riorganizzazione è la critica – senza alcuna indulgenza – a quasi tutti (io salverei la troppo breve esperienza di Tullio De Mauro) i ministri della Pubblica Istruzione della cosiddetta Seconda Repubblica: D’Onofrio, Berlinguer, Moratti, Gelmini, Profumo.
Bisognerebbe ripristinare l’uso della gogna e sottoporli a questa punizione. Io comincerei da donna Letizia, uno dei personaggi più insulsi, cattivi e dannosi dell’era berlusconica. So che altri assegnerebbero ad altri ministri il primo turno di gogna: sarebbe una bella gara e ognuno troverebbe le sue buone ragioni. Ma, proprio nell’articolo di Caliceti, ho trovato il ricordo, a proposito della Moratti, di un misfatto da non dimenticare. Un sostegno alla richiesta "Gogna subito".
2002, Moratti saluta il nuovo, pessimo, gruppo dirigente dell'INVALSI |
Appendice
La scuola del bullismo e quella del Mulino Bianco
La tv italiana, guidata dal sensazionalismo dell'informazione, da tempo ha fatto della scuola una merce per fare share: la scuola è un campo di battaglia, anche se nella maggioranza dei casi è il contrario. Ne parla per mostrare atti di vandalismo e di delinquenza da parte degli studenti. O l'aggressività dei genitori degli studenti che minacciano i docenti. Gli stessi ministri dell'istruzione, interessati più alla narrazione e alla raffigurazione mediatica rispetto a ciò che avviene realmente all'interno delle aule, contribuiscono alla delegittimazione del suo ruolo istituzionale. E quando media e politici cercano di promuovere un'idea positiva di scuola è anche peggio.
Indimenticabile, in questo senso, lo spot del 2003 che l'allora ministro dell'istruzione Letizia Moratti fece proiettare ossessivamente in tv per alcuni mesi. Puro Mulino Bianco style, se così si pub dire. Realizzato dall'agenzìa pubblicitaria Saatchi & Saatchi. Costo: cinque milioni di euro.
Una suadente voce fuori campo diceva: «Abbiamo ascoltato i ragazzi. Abbiamo ascoltato gli insegnanti. Abbiamo ascoltato i genitori. E attraverso quello che abbiamo ascoltato, abbiamo costruito la Nuova Scuola, la scuola che cresce, proprio come te». Falsità. Come le immagini trasmesse. Alunni che si precipitavano giù per scale a chiocciola di un'ideale edificio scolastico ultramoderno quanto inesistente. Alunni che giocavano in un cortile assolato che la maggior parte delle scuole italiane si sognano. Immagini di una numerosa famiglia che brinda con calici splendenti, forse per festeggiare l'avvenimento di quella che, come poi per la Gelmini, si annunciava già come Riforma epocale. E gli alunni? Tutti biondi e vestiti all'ultima moda. Pura fiction.
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