21.7.12

Roma, la rissa del monsignore. Accadeva il 30 luglio 1861 (Maurizio Lupo)


Monsignor De Mérode
Dai “francobolli” che l’anno scorso, per i 150 anni dall’unità d’Italia, Maurizio Lupo pubblicava su “La Stampa”, uno al giorno, per rievocare fatti grandi e piccoli di un secolo e mezzo prima, recupero questo del 30 luglio, assai curioso. Giova forse ricordare che, mentre il De Goyon era, tutto sommato, un poveruomo la cui fisionomia intellettuale era riconducibile al suo cognome, monsignor De Mérode era un grande figlio dell'aristocrazia europea, aveva studiato da militare e combattuto guerricciole. A Roma oltre che pro-ministro della guerra e, in quel ruolo, rivale del Segretario di Stato, Cardinale Antonelli, fu Cappellano di Pio IX e promotore di costruzioni negli ultimi anni del Papa Re. (S.L.L.)
Il generale De Goyon
Fa scalpore la rissa fra il comandante delle truppe francesi a Roma e il belga a capo della Polizia del Papa. Sono il generale André De Goyon e monsignor Xavier De Mérode. Si sono insultati e minacciati. È successo a seguito di una violenta contesa passionale fra un militare francese e uno pontificio, innamorati della stessa donna. Ne dà risalto la stampa nazionale ed estera martedì 30 luglio 1861. Perché la vicenda coinvolge persino il Segretario di Stato, Cardinale Antonelli, e il Pontefice. Ma anche perché indica l’astio che il Vaticano nutre verso Napoleone III, da quando riconosce il Regno d’Italia. Tutto nasce dal ferimento di un francese, aggredito per gelosia da un pontificio. De Goyon lo reclama per processarlo. De Mérode nega l’arresto. Il generale s’appella ad Antonelli.
De Mérode si offende e resiste. La questione è portata dinanzi al Papa, che ordina di consegnare il soldato. De Mérode rifiuta e irato affronta De Goyon. In sua presenza insulta Napoleone III e fa gesto di colpire il generale. «Fermo!» gli intima il francese. «Non la prendo a schiaffi perché veste l’abito talare, ma si ritenga schiaffeggiato moralmente. Se avrà il coraggio di togliersi la sottana e farmi vedere che uomo c’è sotto io mi spoglierò della divisa e ce la vedremo». De Mérode rifiuta sdegnato e si ritira. De Goyon lo deride: «Ricordi che offesa e sfida sono sempre valide». Quindi si fa consegnare il milite conteso.

“La Stampa”, 31 luglio 2011

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