Colui che camminando soprapensiero
accarezza la siepe di mortella
ne strappa un ramo
e proseguendo soprapensiero lo
ripulisce delle foglie,
e se gli cade nella siepe il piccolo
ramo
si preoccupa di ricercarlo
smarrito di non ritrovarlo
finché alza le spalle di non averlo
trovato —
deve percorrere passi prima di dirsi di
nuovo soprapensiero.
Il ramo che non serve e ti fa smarrire.
Non per la siepe, né per il ramo,
ma per la tua vita sfiorata così
soprapensiero.
“Quaderni piacentini” n.12, ottobre
1963
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