Dal blog di Piergiorgio Paterlini ("Le Nuvole") nel sito de "L'Espresso" recupero questa lettera di auguri, breve, semplice e bella, alla nostra cara Rossana Rossanda. (S.L.L.)
Oggi Rossana Rossanda
compie 90 anni.
Scusate se preferisco
farle gli auguri invece di commentare Renzi o Grillo.
Conoscendola un poco,
sono sicuro che lei sentirà di aver fallito tutti i propri
obiettivi, di non aver visto realizzato nessuno dei propri sogni e
forse nessuna delle proprie analisi e previsioni politiche, di essere
una persona sconfitta, e di sentire tutto questo più di altri suoi
compagni e compagne di strada (fra quelli che meglio conosco penso a
Luciana Castellina, ad esempio, che fa un bilancio certamente
diverso). Per lei, aver vissuto sempre “dalla parte del torto”,
come recitava lo slogan del suo ex-giornale, il manifesto, non era
solo il giusto orgoglio di una minoranza che non si è mai lasciata
omologare, era anche un torto vero, in qualche modo un errore, una
partita persa in modo almeno parzialmente colpevole. Rossana aveva e
ha certamente molti difetti, ma non il gusto masochistico del
perpetuo minoritarismo di “testimonianza”. (Inutile dire che
ancor meno avrebbe inseguito un sondaggio pur di vincere).
Non voglio consolare
nessuno. Di certo non potrei consolare lei – sempre ne sentisse il
bisogno – neanche in mille anni. Ma posso testimoniare, per me
stesso e per molti altri, che – pur sconfitta oggettivamente dalla
storia – Rossana Rossanda ha cambiato il nostro Paese e molti
destini più di quanto possa immaginare. E bisogna che lei lo sappia,
che qualcuno glielo dica, pubblicamente, che la storia di questo
disgraziato Paese sarebbe stata assai peggiore, anche se sembra
impossibile, senza donne come lei, donne come Rossana, e come
Luciana, e come Lidia Menapace, e uomini come Luigi Pintor, Lucio
Magri, Valentino Parlato… (non voglio fare l’appello, la lista
non è esaustiva, anzi non vuole proprio essere una lista).
Per me, sia chiaro, non
si tratta di nostalgia. Non mi passa mai nemmeno per l’anticamera
del cervello che fosse meglio “prima”. Prima quando? Meglio cosa?
Non ragiono così. Non sento così. Mi attraversa invece il cervello
l’idea che basti una donna come Rossana Rossanda per capire quanto
adatte solo per gli allocchi siano le categorie “giovani” e
“vecchi” per designare buono e cattivo, e giusto o sbagliato,
persino nuovo e vecchio.
Auguri, Rossana.
Ma non cento di questi
giorni, o cento di questi anni. Giorni e anni così non li augurerei
al peggior nemico. Figuriamoci a te.
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