6.5.14

Londra 1977. I Sex pistols e la regina (Roberto Peciola)

1977. In Inghilterra scoppia il fenomeno punk. La band che meglio incarnò quel periodo furono i Sex Pistols, che con i primi due singoli destabilizzarono, e non poco, l'establishment britannico. In particolar modo fu God Save the Queen a creare qualche problema. A partire dal titolo, che riprendeva quello dell'inno nazionale inglese, il brano subì critiche e censure già dalla sua pubblicazione, il 27 maggio del 1977. Il testo metteva alla berlina la monarchia tacciandola addirittura di fascismo parlava di un paese senza futuro. Proprio la frase che Johnny Rotten ripete nel finale della canzone avrebbe dovuto infatti essere il titolo, «No Future». Il 7 giugno dello stesso anno, in concomitanza con le celebrazioni per i 25 anni di regno della regina Elisabetta II, Makolm McLaren, produttore e deus ex machina della bomba Sex Pistols, organizzò una performance della band su una chiatta ancorata sul Tamigi proprio di fronte al palazzo di Westminster, sede del Parlamento britannico, ma lo show non ebbe mai luogo e McLaren, Rotten e gli altri componenti della band furono arrestati dalla polizia. Quasi tutte le radio, a partire dalla Bbc, bandirono dalle loro rotazioni il pezzo, ma questo non bastò a spegnerne la dirompente forza mediatica. Il singolo non raggiunse mai il primo posto nelle chart ufficiali ma pare certo che fu comunque il più venduto di tutto il periodo.


In Un segreto da hit-parade, “Alias – il manifesto”, 11 agosto 2007

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