“La Repubblica” del 5
maggio ha pubblicato, come stralcio da un libro di Walter Veltroni
(Quando c'era Berlinguer,
Rizzoli), alcune delle lettere che nel 1944 Enrico
Berlinguer inviò ai familiari e agli amici dal carcere di Sassari,
ove venne ristretto con accuse poi rivelatesi infondate di violenze,
quando, da segretario della sezione cittadina del Pci, guidò una
manifestazione di popolo contro la fame e il carovita. Le lettere
sono accompagnate da un articolo esplicativo di Simonetta Fiori.
Riprendo qui due delle lettere pubblicate, una ai familiari, l'altra
personalmente al padre, precedute da un ampio stralcio della
giornalistica introduzione. (S.L.L.)
Ritratto del segretario da giovane |
1944. L'arresto e l'ingiusta detenzione
A ventidue anni Enrico
Berlinguer viene arrestato a Sassari per aver partecipato a una
protesta contro il carovita e contro Badoglio. È il 17 gennaio del
1944, un inverno di fame nera.
Nell’Italia divisa
in due – il centro Nord occupato dai tedeschi e il Mezzogiorno
liberato dagli angloamericani – la Sardegna resta come separata,
priva di alcun approvvigionamento. A pagarne il prezzo sono le classi
più povere, guidate nella sommossa dal segretario della sezione
giovanile comunista. Prossimo alla laurea in Legge, Enrico proviene
da una famiglia di solida borghesia professionale, con una radice di
piccola nobiltà agraria: il padre Mario era stato deputato
antifascista nel 1924 e ora è uno dei leader del partito d’azione.
Il più moderato genitore non approva la “rivolta del pane”,
liquidata come manifestazione di “estremismo infantile”. Ma
questo non gli impedisce di stare al fianco di quel suo figlio molto
amato, affannandosi perché il caso venga chiuso al più presto.
Enrico trascorrerà
nel carcere di San Sebastiano cento giorni, per ciascun giorno un
piccolo segno sul muro della cella. Cento giorni di letture intense,
documentati da un corpus di 32 lettere che Walter Veltroni ha avuto
dalla famiglia.... Le missive, che qui in parte riproduciamo,
lumeggiano una formazione intellettuale molto varia – non solo Marx
ed Engels ma anche Tocqueville, Croce, Voltaire, Locke, Liszt, Poe
tradotto da Baudelaire – e un carattere naturalmente sobrio...
L’intento, con i famigliari, è sempre quello di spegnere ogni
enfasi. Se c’è freddo, Enrico non lo sente. Patisce le privazioni
ma è «sereno d’animo». Soprattutto vuole ottenere la libertà
«senza umiliazioni e conservando la dignità»... Su tutte le
passioni prevale la vocazione politica, per la quale ricorre alla
inusuale formula di “comunista-anarchico”. Nella primavera del
1944, in un modificato clima politico, arriva il proscioglimento in
istruttoria per non aver commesso il fatto... (Simonetta Fiori)
Berlinguer in utilitaria con mazzo di fiori |
Non drammatizzate
Carissimi,
sto sempre bene. Non
drammatizzate la mia situazione e non accoratevi troppo. Si capisce
bene che il carcere non è il paradiso, ma io sento di poterlo
sopportare e superare con fermezza e serenità di spirito.
La maggior parte delle
mie giornate trascorre in letture e soprattutto studio («Capitale»,
inglese, ecc.); talvolta mi prende un certo desiderio per la libertà,
ma si tratta di qualcosa di nostalgico e di pacato che non procura
dolore morale alcuno: anzi, talvolta, dopo 2, 3, 4 ore di lettura mi
dà come un senso di riposo. Sono sempre quindi bene in salute e
tranquillissimo d’animo. Ho letto con piacere notizie e giornali di
Bari. Discorreremo dei particolari a voce e speriamo che in quel
tempo l’eco del congresso non sia ancora spenta.
Per l’interrogatorio va
bene; però, per quanto riguarda le riprovazioni da me rivolte agli
accusatori, ho qualche dubbio per il fatto che mancherebbero
assolutamente le prove; anzi ti confesso che alcuni non li ricordo
neppure di vista o quasi. E ora i «bisogni». I pasti che mi state
propalando vanno in genere bene, come quantità e qualità. Mandate
però meno vino: ricordatevi che il thermos deve essere pieno, se no
il the si raffredda. Biancheria per ora nulla. Libri ne ho e non me
ne occorrono altri. Se la prigionia si prolungherà, bisognerà che
mi mandiate in seguito i libri di studio per gli esami che vi
indicherò. Se possibile (ma non credo) vorrei poter finire il mio
lavoro sul comunismo. Ma se non si può, non mandate di nascosto
perché mi sarebbe impossibile lavorare in tal modo.
Mandate sempre «L’Isola»
(quotidiano di Sassari, ndr), anche arretrata (dal 30/1 compreso) e
notizie. Baci.
Non voglio la
libertà come elemosina
Carissimo,
la tua linea di condotta
trova la mia piena approvazione. Non voglio che la libertà mi sia
restituita come elemosina, e dopo un mese di prigionia. Spero che
anche i miei compagni siano d’accordo. Ti potevi limitare – come
hai fatto – a sollecitare l’istruttoria e chiedere che sia
giusta. In fondo, star qui ancora una o due settimane (sebbene io
creda si tratti di più) non mi dà per niente il sentimento di
essere eroico. Coloro che associano il proprio destino a quello di un
partito avanzato devono essere pronti a passare in prigione un certo
periodo di tempo. È una cosa normalissima e non voglio che si
facciano grandi montature. Sarebbe ridicolo. Mi fa piacere che il
Partito italiano d’Azione sia d’accordo con noi.
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