Gatta. Una foto di Dany Purcaru |
Era terrorizzato dai
topi, e lo rivelò all’amico Max Brod scrivendogli nel dicembre
1917 dalla fattoria della sorella Ottla, in Boemia. La lettera, in
cui Franz Kafka rivela tutto se stesso in poche righe, era già nota
agli specialisti, ma sembrava impossibile risalire all’originale,
rimasto nascosto per 95 anni. Qualche mese fa tre collezionisti
privati hanno però deciso di metterla in vendita, provocando una
virtuosa colletta tra donatori: che ha consentito al Deutsches
Literaturarchiv Marbach, il grande archivio tedesco con sede a
Marbach am Neckar, di conquistarla per 96 mila euro all’asta tenuta
venerdì scorso a Sulzburg.
Niente male per quattro
pagine, ma probabilmente li valgono tutti. Perché dentro c’è gran
parte del mondo del grande scrittore. E soprattutto quel terrore dei
topi, che connette esplicitamente a una paura generalizzata di tutto
ciò che è piccolo: «È purissimo terrore quello che sento, ed
esplorarne le origini è un lavoro da psicanalisti». Propone anzi un
esempio, piuttosto bizzarro: «L’idea di un animale che sia
esattamente eguale a un porco è in se stessa comica, ma se fosse
piccolo come un topo e venisse fuori grugnendo da un buco del
pavimento, sarebbe orribile».
L’ossessione per lo
sporco, i parassiti, i vermi è una costante nella vita dello
scrittore. Ma, all’occorrenza, Kafka riesce a scherzarci su. Per
esempio, sempre in questa lettera, parla della gatta: educata in
vario modo (botte comprese) all’idea «che la defecazione è
qualcosa di impopolare e che di conseguenza bisogna scegliere con
attenzione il posto adatto», ha trovato la soluzione. «Sceglie per
esempio un luogo che sia buio, che abbia una relazione con me e sia
di suo gradimento. Se guardiamo alla faccenda dal punto di vista
umano, questo luogo risulta essere l’interno della mia ciabatta».
La lettera fa quasi
certamente parte di quelle che Max Brod portò con sé in Palestina
quando emigrò nel ’39. Da allora il possesso di quel tesoro, che
contiene anche manoscritti originali delle opere più note, è
conteso tra Israele, la Germania e gli eredi alla lontana di Brod.
Anche questa lettera sembra destinata a riaprire un caso. Il
quotidiano “Haaretz”, riportando la notizia, ricorda che tutto il
materiale di Brod, secondo una recente sentenza di un tribunale
israeliano, spetta appunto a Israele.
La Stampa, 11 dicembre
2012
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