Graziani (a destra) con Himmler e Bocchini a un funerale nazifascista |
Una sera di aprile del
1972 andai a trovare Dante Bartolini, ex operaio delle Acciaierie di
Terni, comandante partigiano, poeta e cantore popolare della
Valnerina ternana. Da molto tempo non cantava, i quaderni su cui
aveva annotato le sue canzoni erano finiti sotto un mucchio di
carbone in cantina. Li tirammo fuori, cominciammo a sfogliarli. E fra
una canzone partigiana e l’altra, Dante cantò delle ottave che
aveva composto una ventina di anni prima. Ora vi dirò chi fu
Graziani /Quello che ha massacrato tanta gente /Che ha
impiccato tanti partigiani /Accanto allo straniero prepotente.
/Difese lo straniero in questa terra / Contro gli italiani
la fece la guerra. Per queste benemerenze, con soldi pubblici, il
comune di Affile ha eretto a Rodolfo Graziani un “sacrario”.
Questo 25 aprile andremo,
con il Comitato antifascista di Affile, a cantare le ottave di Dante
Bartolini, ricuperate dall’archivio del Circolo Gianni Bosio come
lui le aveva recuperate dalla sua cantina. Perché queste memorie non
possono restare sepolte sotto il carbone, sotto l’indifferenza e
sotto l’oblio. Ogni italiano che offensiva sferra /Presto
distrugge ai traditori i piani: /Dal tribunale viene condannato/
Togliendo i gradi, a andare carcerato. /Questo governo poi lo ha
liberato… Affile è diventato una cartina di tornasole per
l’identità della repubblica italiana: lo sconcio abbraccio fra
Andreotti e Graziani nella vicina Arcinazzo era per l’allora
giovane poeta operaio un simbolo della complicità fa il vecchio
potere fascista e il nuovo potere democristiano. Oggi l’indifferenza
verso lo scandalo di un monumento al criminale massacratore di
partigiani e di migliaia di resistenti libici ed etiopi è segno di
come, fra superficialità, opportunismi, e vere e proprie complicità
il fascismo continua a inquinare la nostra fragilissima democrazia.
Non a caso, il cosiddetto governo tecnico non ha mai risposto lo
scorso anno all’interrogazione dell’allora deputato del PD
Jean-Léonard Touadi; e c’è da temere che il presunto “governo
di scopo” con le sue “larghe intese” non troverà il tempo di
prendere in considerazione la nuova interpellanza dei deputati PD
Kyenge, Ghizzoni e Beni sullo stesso argomento. Questo governo di
cristiano amore – cantava Dante Bartolini - Abbraccia il
“leone di Neghelli” /Dicendo “vien da me, o malfattore /Che
troverai aperti i tuoi cancelli…” Ma quelle mamme che il figlio
hanno impiccato /Non firmeranno a lui quei permessi /Che poverine gli
sanguina il cuore / Gridando vendetta al traditore.
Gridando vendetta: la
scrittrice cinese-americana Maxine Hong Kingston insegna che un modo
di dire “vendetta” in cinese è: raccontare a cinque famiglie. La
vendetta è il racconto. Lo scorso novembre, dopo la fiaccolata
indetta dall’Anpi e dal comitato antifascista locale, nacque l’idea
di rispondere alla costruzione del “sacrario” portando ad Affile
la cultura, lo spettacolo, la gioia di vivere dell’Italia
antifascista contro la cultura di morte incarnata da Graziani e
dall’idea cimiteriale del “sacrario”. Perciò questo 25 aprile
sarà una giornata intera di proposte teatrali (Clownarchia di
Enrico Marcoli e Roberto Andorfi, La banda del Gobbo di
Emiliano Valente) e musicali (i laboratori di canti politici e il
coro multietnico “Romolo Balzani” del Circolo Ginni Bosio, Piero
Brega e Oretta Orengo, Rise and Shine Full Sound), mostre, stand
enogastronomici, assemblee. Perché dire no al fascismo significa
dire di sì a una democrazia partecipata, molteplice e fraterna e,
raccontandone la storia, costruirne il futuro.
“il manifesto”, 25
aprile 2013
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