Articolo non nuovissimo,
di quasi un anno fa, ma non pare che la situazione sia di molto
cambiata. (S.L.L.)
TOKYO. La «mano morta»
è più viva che mai in Giappone. Nel Paese dove non ci si da la mano
perché è un contatto troppo intimo, le mani (altrui) te le puoi
ritrovare addosso con sconcertante facilità. La rete di trasporto
più lodata al mondo, la metropolitana, diventa nelle ore di punta
una trappola per le ragazze di scuola media e liceo: tra i
viaggiatori stipati come sardine, subiscono umilianti palpeggiamenti
senza poter reagire.
Una recente indagine ha
accertato che circa il 70 per cento delle studentesse sono state
importunate almeno una volta da chikan (letteralmente, uomo
stupido). I chikan sono cosi numerosi che molte scuole
femminili hanno fatto in questi giorni una richiesta ufficiale
sottoscritta da migliaia di insegnanti e genitori perché siano
approntate carrozze per sole donne in prossimità delle ore di inizio
e fine delle lezioni. Alcune sono già in funzione sulle linee più
frequentate. Qualche insegnante ha suggerito alle allieve di
viaggiare vicino alle porte per potersi sottrarre al palpeggiamento
scendendo alla prima stazione. Altri consigliano di portare uno
spillo con cui impartire leggere punzecchiature e segnalare il non
gradimento.
La polizia arresta ogni
anno in media 5.000 chikan, indicati dalle vittime. Ma la
capillare campagna nazionale anti-chikan non sembra frenare
l'attività delle «mani morte». Anche perché se il caso arriva
davanti a una corte, trova in genere giudici di manica molto larga:
l'imputato viene rimandato a casa dopo una lavata di testa. Con
eccezioni: come nella vicenda vera narrata nel film Io non l'ho
proprio fatto del regista Masayuki Suo, in cui il protagonista,
accusato di aver molestato una ragazza sul metrò, impiega 5 anni per
ottenere piena assoluzione. (Suo è molto famoso per Shall We
Dance?, a cui ha fatto seguito il remake americano con Richard
Gere e Jennifer Lopez).
Il fenomeno è così
radicato nell'immaginario maschile giapponese che fanno affari d'oro
i caffè dove si riproduce l'ambiente di una affollata carrozza di
metropolitana in cui il cliente, dopo aver sborsato l'equivalente di
50 euro, può allungare le mani su seni, fianchi e natiche di una
dipendente del locale, vestita da liceale, che sta in piedi immobile,
dandogli le spalle Vietatissimo mettere le mani sotto la minigonna
della «passeggera»: si violerebbe la legge che stabilisce i confini
tra erotismo e pornografia: permesso il primo, vietata la seconda.
Il venerdì di
Repubblica, 28 giugno 2013
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