Oggi m'è venuta in mente
una ballata di Ivan Della Mea, bella, antica e, a suo tempo, celebre,
la Ballata per l'Ardisun,
scritta in onore di Giovanni Ardizzone, un appestato di Milano, un
“comunista, amis dei pruletari” poco più che ventenne, ucciso
nel 1962 dalla polizia vicino al Duomo, dato che la “peste rossa”
di cui era infetto lo spingeva – insieme a molti altri - a
protestare contro le minacce imperialistiche all'indipendenza di Cuba
gridando “Sì alla pace e no alla guerra”. Qui “posto” una
scheda di Gianfranco Ginestri, del Canzoniere delle Lame, ripresa da
Reti Invisibili e il
ricordo che della morte di Ardizzone fecero i “Quaderni
Piacentini”. (S.L.L.)
Giovanni Ardizzone (1941-1962) |
La morte di
Giovanni Ardizzone
Giovanni Ardizzone nacque
nel 1941 a Castano Primo, a nord di Milano; era figlio unico di una
famiglia titolare di una farmacia. Quando fu ucciso (Milano 27
ottobre 1962) aveva 21 anni, era iscritto al secondo anno della
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano, e
frequentava il collegio universitario Fulvio Testi, alle porte della
città operaia di Sesto San Giovanni, alla periferia nord di Milano.
Nell'ambiente studentesco e proletario apprese a conoscere e
condividere gli ideali del movimento operaio ed arrivò ad essere un
attivo militante comunista. Come in tante altre città italiane,
sabato 27 ottobre 1962, in piena “crisi dei missili”, la Camera
del Lavoro di Milano organizzò una grande manifestazione pacifista e
di protesta contro l'aggressione imperialista degli Stati Uniti a
Cuba. Dopo il discorso del segretario della CGIL, si formò un corteo
che sfilò nelle vie del centro storico milanese. I manifestanti
alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole d'ordine e canzoni
politiche: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee
no", "Pace, Pace", "Disarmo", "Fuori le
basi nordamericane"... Dopo l'arrivo del corteo in piazza del
Duomo, il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i
manifestanti pacifisti. Il Terzo Battaglione della Celere, corpo
speciale di intervento anti-manifestazioni, giunto appositamente da
Padova, iniziò i caroselli con le jeep. Le camionette cariche
di poliziotti si gettarono deliberatamente contro la testa del
corteo, investendo lo studente Giovanni Ardizzone (davanti alla
Antica Loggia dei Mercanti, di fronte al Duomo di Milano) e poco dopo
altri due manifestanti: il muratore Nicola Giardino di 38 anni, e
l’operaio Luigi Scalmana, di 57 anni. Giovanni Ardizzone morì
nello stesso pomeriggio in ospedale; gli altri due feriti restarono
in fin di vita per alcuni giorni, poi si salvarono. La popolazione
milanese reagì all'aggressione poliziesca con lanci di pietre e
bastoni, obbligando varie volte le jeep a ritirarsi. Durante gli
scontri e specialmente nella caccia all'uomo attuata dalla polizia
nelle vie adiacenti, ci furono altri feriti e arrestati. Nella notte
tra il sabato e la domenica, gruppi di manifestanti giunsero alla
spicciolata nel luogo dove era stato ucciso Giovanni Ardizzone, e
dettero vita a un sit-in-non-stop. Domenica 28 ottobre 1962 una
moltitudine sempre più impressionante di persone si concentrò in
Piazza Duomo e dintorni, depositando fiori e cartelli che
denunciavano gli autori dell'assassinio. Assurdamente, il ministero
dell'interno e la stampa governativa e padronale cercarono di
nascondere e mistificare l’assassinio, facendolo passare come
“banale incidente stradale”. Lunedì 29 ottobre 1962 gli operai
delle fabbriche milanesi entrarono in sciopero e furono sospese le
lezioni nelle università e nelle scuole superiori al fine di potere
partecipare alla protesta collettiva contro l’assassinio di
Giovanni Ardizzone. Nella notte tra lunedì e martedì una immensa
manifestazione collocò il ritratto del giovane caduto e molte corone
di fiori nel vicino Sacrario dedicato ai Caduti della Resistenza,
dove continuò il pellegrinaggio della popolazione milanese e
lombarda. Una grande partecipazione vi fu pure al funerale di
Giovanni Ardizzone, nel suo paese natale, Castano Primo, dove
giunsero per l'estremo saluto oltre 5 mila persone. Anche in molte
altre città italiane, dove nei giorni precedenti furono realizzate
manifestazioni contro l’aggressione imperialista Usa a Cuba, ci
furono scioperi nelle scuole superiori e nei posti di lavoro, e il
popolo italiano scese ancora per le strade protestando contro
l'assassinio dello studente di medicina ucciso a soli 21 anni per la
libertà di Cuba e della Rivoluzione Cubana…
A Cuba Giovanni Ardizzone
è molto amato e ricordato: a lui da molto tempo è dedicata la
Facoltà Universitaria di Medicina ospitata presso l’ospedale
dell'Isola della Gioventù, e una sua foto è esposta nell’aula
magna di Nueva Gerona.
I funerali di Giovanni Ardizzone |
Per Giovanni
Ardizzone di 21 anni travolto e ucciso a Milano il 27 ottobre da una
camionetta della polizia lanciata a velocità criminale
«Non sono più i
giovani a scrivere i necrologi dei vecchi. Al contrario, durante gli
ultimi trentanni, ho visto con i miei occhi il sangue di tanti
giovani salire così in alto che ora ne sono sommerso e non riesco a
respirare. Tutto ciò che posso fare è prendere in mano la penna e
scrivere un po' di articoli, come per fare un buco nel sangue
rappreso attraverso cui poter trarre qualche altro miserabile
respiro. Che sorta di mondo è questo? La notte è così lunga, il
cammino è così lungo che farei meglio a dimenticare o altrimenti a
tacere. Ma so che se non lo faccio io, verrà il tempo in cui altri
li ricorderanno e parleranno di loro...». (Lu Hsun)
“Quaderni piacentini”, n.6, dicembre 1962
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