John Stein beck |
Una
lettera di Vittorini, conservata nell’archivio della casa
editrice Bompiani e scritta qualche tempo prima di Americana (è
del giugno 1938), restituisce bene il clima culturale di quegli anni,
documentando gli interessi, allora anticipatori, di Valentino
Bompiani verso la nuova letteratura americana, e le reazioni di
Vittorini.
Bompiani
aveva pubblicato da poco Uomini e topi di Steinbeck e aveva
affidato in lettura a Vittorini altri quattro libri dello scrittore,
per averne un giudizio. Tortilla Flat sarebbe uscito pochi
mesi dopo come Pian della Tortilla; In Dubious Battle
nel 1940 come La battaglia. Bompiani, accogliendo anche il
giudizio di Vittorini, non avrebbe invece preso gli altri due libri.
Le scelte di Bompiani, come testimonia questa lettera, non coincisero
con quelle di Vittorini, ma ne tennero criticamente conto. (S.L.L.)
Valentino Bompiani |
Caro Bompiani,
mi scusi se rispondo alla
Sua ultima con un buon mese di ritardo. Ma il lavoro mi lascia
pochissimo tempo per leggere e solo ora ho potuto finire i quattro
libri di Steinbeck. Le confesso che, dopo tale lettura, sono rimasto
un po’ perplesso circa il valore genuino dello scrittore. Perché
uno dei libri, To a God Unknown, è pieno d’un senso molto
misterioso e segreto della vita, genere Lawrence; un altro, In
Dubious Battle, è invece puramente realistico come un qualunque
romanzo di Lewis o Dreiser; un altro, Cup of Gold, è
romantico quasi come un libro di Walter Scott; e finalmente Tortilla
Flat è picaresco né più né meno come il Gil Blas.
Elio Vittorini |
Il curioso è che
Steinbeck se la cava abbastanza bene in tutti e quattro i generi; e
benissimo in Tortilla Flat. Ma si tratta di quattro diverse
concezioni della vita che con l’altra di Of mice and men e
di Red Pony (un breve libro di tre racconti uscito in edizione
di lusso e, nell’insieme, più bello di Of mice and men) fanno
cinque... Che scherzo è questo? Stevenson, Lei sa, fu un caso
simile. Ma i suoi libri buoni sono tutti di un genere. Gli altri, per
quanto scritti abilmente e letterariamente impeccabili, oggi, sulla
distanza, si rivelano falsi...
Ora io mi domando quali
sono, in effetti, i falsi di Steinbeck? Per questo mi trovo, come Le
ho detto, piuttosto perplesso. Credo, ad ogni modo, che lo Steinbeck
più vero sia quello ultimo, di Of mice and men e Red Pony;
e che dei quattro libri da lei mandatimi solo Tortilla Flat,
pur nel suo picarismo, si avvicini a Of mice and men. Inoltre
è un libro veramente spassoso, con un valore suo particolare e
scritto da Dio. Io sarei contento di poterlo tradurre. Insomma glielo
consiglio senza riserve.
Le consiglierei a
preferenza Red Pony, ma è troppo breve, 68 pagine appena. E
fare un volume di racconti che raccogliesse i tre di Red Pony e altri
pubblicati di recente su Esquire, sull’Atlantic Monthly eccetera
non sarebbe consigliabile, perché renderebbe troppo palese il modo
sbandato in cui Steinbeck procede, ora a nord, ora a sud, ora a est,
ora a ovest. Dunque non c’è che Tortilla Fiat. E’ un bel
libro, ripeto, e non riesce troppo strano che sia stato scritto
dall’autore di Of mice and men. Anche Of mice and men ha,
specie nell’inizio, qualcosa di picaresco.
Vorrei tenere i quattro
libri ancora per qualche tempo. Posso?
Coi migliori saluti,
suo
Vittorini
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