17.9.15

La mia vecchia giovinezza. Una poesia di Sergej Gandlevskij

La mia vecchia giovinezza, la mia giovane vecchiaia
la descrivo per esigenze di servizio.
C’è di tutto! Ma non c’è niente di particolare.
E anche ciò che è presente, si riduce a niente.
Meglio che i miei occhi non vedano come il mio tempo
a stento vada verso la collettivizzazione del non essere.
Depauperati di tutto, sterminati: fine.
Non è il caso di salutarci in anticipo, sciocchina, Stellina, Nottina?
Lasciandoti agli estremisti e simile teppaglia,
alla fine ti dirò: ricordati di me.
E per il mio giorno nero nascondi in un posto sicuro:
la tenerezza dei nostri corpi riflessi
nello specchio dell’armadio illuminato dalla neve.
Conoscere a memoria l’ansimare della tua lussuria
e averlo accanto quando chiameranno all’uscita,
a patto che la memoria sia equiparata agli oggetti personali.

La ruggine e il giallo. Poesie 1980-2011, Gattomerlino, 2014 - Traduzione Claudia Scandura

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