Bruno Beatrice, Fiorentina - Campionato 1975-76 |
Le morti bianche dei
calciatori, una lunga schiera di noti e meno conosciuti, quelli che
hanno giocato in serie A nelle squadre importanti e sono rimasti
nella memoria dei tifosi e quelli che hanno militato nelle serie
minori e sono stati i beniamini di un pubblico locale. Hanno corso in
lungo e in largo sui campi di gioco e con il loro fisico atletico
hanno rappresentato la forza e il dinamismo, ma dopo aver appeso le
scarpe al chiodo hanno cominciato a sentire il rallentamento dei
muscoli, quelli che erano stati il motore delle loro galoppate. La
malattia è costituita da tre lettere Sla (Sclerosi laterale
amiotrofica), ma è terribile; dopo la diagnosi lascia qualche anno
di vita. L'Italia è l'unico paese al mondo dove i calciatori si
ammalano di Sla con una percentuale superiore di cinque o sei volte
la media, sembra che la causa sia dovuta alla gran quantità di
farmaci fatti ingoiare ai calciatori per, bruciare i tempi di
recupero degli infortuni e farli scendere in campo.
Infiltrazioni
intramuscolo prima delle partite per rendere le loro galoppate
roboanti, farmaci in quantità industriali, ai quali si aggiungono i
diserbanti altamente tossici usati per curare l'erba dei campi di
calcio e sui quali non bisognerebbe mettere piede prima di un mese, a
quanto affermano gli esperti, sono secondo le più recenti ricerche
le cause che scatenano la Sla chiamata anche morbo di Gherig, dal
nome del primo giocatore di baseball affetto da questa malattia.
La Sla colpisce tra i 40
e i 70 anni e prende anche gente comune che nulla ha a che fare con
lo sport, nel mondo vi sono 500 mila i malati, in particolare sono
affetti gli agricoltori a causa della gran quantità di diserbanti
che respirano, ma tra i calciatori si registra un alto tasso insieme
ai giocatori di football americano e di baseball, mentre il morbo di
Gherig è assente tra i giocatori di basket e di pallavolo. In
Italia, grazie anche alle indagini avviate dal procuratore di Torino
Raffaele Guariniello, a seguito delle dichiarazioni di Zeman sul
largo uso e abuso di farmaci che si fa nel calcio, è stato accertato
che le percentuali di Sla tra i calciatori che hanno giocato nel
nostro campionato, sono superiori di 5- 6 volte la media mondiale. La
Sla è una malattia degenerativa progressiva, colpisce il motoneurone
spinale e quello della corteccia cerebrale determinando un deficit
della forza muscolare agli arti e al tronco e la spasticità dei
movimenti, colpisce il motoneurone bulbare con la conseguente
difficoltà di deglutizione e di fonazione.
Per le famiglie dei
calciatori un dramma che Massimiliano Castellani racconta nel bel
libro Sla il male oscuro del pallone (Goalbook) di cui le
donne di casa si fanno carico e con un certo pudore stentano a
parlarne in pubblico, sono donne forti che hanno perso i mariti in
giovane età e chiedono ai medici di sapere di più, alla ricerca
scientifica che vive solo di contributi privati di individuare le
cause con certezza, ai magistrati delle procure delle città dove
risiedono i malati e i morti di Sla di indagare sui club di calcio.
Sono donne lasciate sole
dimenticate dal mondo del calcio milionario, che come il
petrolchimico di Porto Marghera produce anche morte, le morti bianche
del pallone. Sono donne che chiedono giustizia e verità, come
Gabriella Bernardini la vedova di Bruno Beatrice centrocampista della
Fiorentina degli anni Settanta, morto a 39 anni di leucemia a seguito
di un ciclo di raggi Roenterg cui si sottopose quando giocava a
Firenze. La moglie di Beatrice è una vedova bianca del pallone e con
coraggio punta il dito contro quei personaggi noti del calcio che con
ipocrisia coprono il legame tra quel mondo e la Sla: «Non posso
sopportare che personaggi autorevoli come il ct Marcello Lippi si
permettano di escludere a priori qualsiasi tipo di connessione
arrivando alla conclusione che il calcio non c'entra niente con le
morti e le malattie come la Sla e trovo offensivo e mi fa rabbia che
Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale, dopo essersi fatto
riprendere dalle telecamere anni fa mentre faceva una flebo di
Neoton, adesso dica 'sono una persona seria' per difendersi
dall'ultima accusa di doping subito archiviata dalla Procura.
Ma perché Beatrice e gli altri, anche se avessero assunto quelle
sostanze indotti dalla società, non erano persone serie?».
Massimiliano Castellani è
entrato in punta di piedi nelle case dei calciatori morti di Sla e di
quelli che immobili nel loro letto moriranno, ha stilato un lungo
elenco, una Spoon River del calcio fatto di croci che si avvicinano
sempre più tra di loro per fare spazio alle nuove vittime della Sla.
Ha raccolto le voci di dolore dei familiari che 24 ore su 24 ruotano
intorno ai malati di Sla, perché una minima distrazione può essere
fatale sotto il profilo respiratorio. Sono famiglie di calciatori
noti come Gianluca Signorini, capitano del Genoa, morto di Sla nel
2002, Stefano Borgonovo calciatore del Milan e della Fiorentina, ma
anche quelli delle serie minori, che percepiscono 400 euro di
pensione per la loro attività di calciatori e non riescono a pagare
i medicinali come il Rilutec, che costa 700 euro a iniezione. Alcune
vedove di calciatori morti hanno costituito fondazioni che portano i
nomi dei mariti come Beatrice e Borgonovo, altre vivono in uno stato
di povertà a seguito delle enormi spese che hanno dovuto sopportare
per le cure, sono donne che si aiutano tra loro, telefonano appena
sanno di un nuovo caso di Sla e mettono a disposizione la loro
esperienza. Il mondo del calcio milionario resta insensibile al tema
e l'associazione calciatori non pensa affatto di costituire un fondo
per queste famiglie, il silenzio e l'ipocrisia la fanno da padrone,
ma le vedove bianche del pallone ci chiedono di non lasciarle sole.
Castellani ha il merito di destarci dal torpore della chiacchiera
sportiva e di innalzare il livello di attenzione sulle morti da Sla.
“il manifesto”, 28
agosto 2015
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