17.9.15

SLA. Le morti bianche del pallone (Pasquale Coccia)


Bruno Beatrice, Fiorentina - Campionato 1975-76
Le morti bianche dei calciatori, una lunga schiera di noti e meno conosciuti, quelli che hanno giocato in serie A nelle squadre importanti e sono rimasti nella memoria dei tifosi e quelli che hanno militato nelle serie minori e sono stati i beniamini di un pubblico locale. Hanno corso in lungo e in largo sui campi di gioco e con il loro fisico atletico hanno rappresentato la forza e il dinamismo, ma dopo aver appeso le scarpe al chiodo hanno cominciato a sentire il rallentamento dei muscoli, quelli che erano stati il motore delle loro galoppate. La malattia è costituita da tre lettere Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), ma è terribile; dopo la diagnosi lascia qualche anno di vita. L'Italia è l'unico paese al mondo dove i calciatori si ammalano di Sla con una percentuale superiore di cinque o sei volte la media, sembra che la causa sia dovuta alla gran quantità di farmaci fatti ingoiare ai calciatori per, bruciare i tempi di recupero degli infortuni e farli scendere in campo.
Infiltrazioni intramuscolo prima delle partite per rendere le loro galoppate roboanti, farmaci in quantità industriali, ai quali si aggiungono i diserbanti altamente tossici usati per curare l'erba dei campi di calcio e sui quali non bisognerebbe mettere piede prima di un mese, a quanto affermano gli esperti, sono secondo le più recenti ricerche le cause che scatenano la Sla chiamata anche morbo di Gherig, dal nome del primo giocatore di baseball affetto da questa malattia.
La Sla colpisce tra i 40 e i 70 anni e prende anche gente comune che nulla ha a che fare con lo sport, nel mondo vi sono 500 mila i malati, in particolare sono affetti gli agricoltori a causa della gran quantità di diserbanti che respirano, ma tra i calciatori si registra un alto tasso insieme ai giocatori di football americano e di baseball, mentre il morbo di Gherig è assente tra i giocatori di basket e di pallavolo. In Italia, grazie anche alle indagini avviate dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, a seguito delle dichiarazioni di Zeman sul largo uso e abuso di farmaci che si fa nel calcio, è stato accertato che le percentuali di Sla tra i calciatori che hanno giocato nel nostro campionato, sono superiori di 5- 6 volte la media mondiale. La Sla è una malattia degenerativa progressiva, colpisce il motoneurone spinale e quello della corteccia cerebrale determinando un deficit della forza muscolare agli arti e al tronco e la spasticità dei movimenti, colpisce il motoneurone bulbare con la conseguente difficoltà di deglutizione e di fonazione.
Per le famiglie dei calciatori un dramma che Massimiliano Castellani racconta nel bel libro Sla il male oscuro del pallone (Goalbook) di cui le donne di casa si fanno carico e con un certo pudore stentano a parlarne in pubblico, sono donne forti che hanno perso i mariti in giovane età e chiedono ai medici di sapere di più, alla ricerca scientifica che vive solo di contributi privati di individuare le cause con certezza, ai magistrati delle procure delle città dove risiedono i malati e i morti di Sla di indagare sui club di calcio.
Sono donne lasciate sole dimenticate dal mondo del calcio milionario, che come il petrolchimico di Porto Marghera produce anche morte, le morti bianche del pallone. Sono donne che chiedono giustizia e verità, come Gabriella Bernardini la vedova di Bruno Beatrice centrocampista della Fiorentina degli anni Settanta, morto a 39 anni di leucemia a seguito di un ciclo di raggi Roenterg cui si sottopose quando giocava a Firenze. La moglie di Beatrice è una vedova bianca del pallone e con coraggio punta il dito contro quei personaggi noti del calcio che con ipocrisia coprono il legame tra quel mondo e la Sla: «Non posso sopportare che personaggi autorevoli come il ct Marcello Lippi si permettano di escludere a priori qualsiasi tipo di connessione arrivando alla conclusione che il calcio non c'entra niente con le morti e le malattie come la Sla e trovo offensivo e mi fa rabbia che Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale, dopo essersi fatto riprendere dalle telecamere anni fa mentre faceva una flebo di Neoton, adesso dica 'sono una persona seria' per difendersi dall'ultima accusa di doping subito archiviata dalla Procura. Ma perché Beatrice e gli altri, anche se avessero assunto quelle sostanze indotti dalla società, non erano persone serie?».
Massimiliano Castellani è entrato in punta di piedi nelle case dei calciatori morti di Sla e di quelli che immobili nel loro letto moriranno, ha stilato un lungo elenco, una Spoon River del calcio fatto di croci che si avvicinano sempre più tra di loro per fare spazio alle nuove vittime della Sla. Ha raccolto le voci di dolore dei familiari che 24 ore su 24 ruotano intorno ai malati di Sla, perché una minima distrazione può essere fatale sotto il profilo respiratorio. Sono famiglie di calciatori noti come Gianluca Signorini, capitano del Genoa, morto di Sla nel 2002, Stefano Borgonovo calciatore del Milan e della Fiorentina, ma anche quelli delle serie minori, che percepiscono 400 euro di pensione per la loro attività di calciatori e non riescono a pagare i medicinali come il Rilutec, che costa 700 euro a iniezione. Alcune vedove di calciatori morti hanno costituito fondazioni che portano i nomi dei mariti come Beatrice e Borgonovo, altre vivono in uno stato di povertà a seguito delle enormi spese che hanno dovuto sopportare per le cure, sono donne che si aiutano tra loro, telefonano appena sanno di un nuovo caso di Sla e mettono a disposizione la loro esperienza. Il mondo del calcio milionario resta insensibile al tema e l'associazione calciatori non pensa affatto di costituire un fondo per queste famiglie, il silenzio e l'ipocrisia la fanno da padrone, ma le vedove bianche del pallone ci chiedono di non lasciarle sole. Castellani ha il merito di destarci dal torpore della chiacchiera sportiva e di innalzare il livello di attenzione sulle morti da Sla.

“il manifesto”, 28 agosto 2015

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