"Per me, Marlowe è
la mente americana: una dose abbondante di grezzo realismo, un tocco
di buona volgarità, un amore sviscerato per la battuta, la presenza
altrettanto forte di puro sentimentalismo, un oceano di slang, e una
sensibilità tanto vasta quanto inattesa".
E' così che Raymond
Chandler vedeva il suo eroe, e l'annotazione si ritrova in un piccolo
volume appena uscito in America, The Notebooks of Raymond Chandler
(Ecco Pres, pagg. 113, dollari 9,95). Per i suoi "fans" è
una scoperta. Per il suo biografo maggiore, Frank MacShane, "il
vivace disordine di questi inediti" crea un singolare equilibrio
tra la "sentimentalità" dello scrittore e gli
atteggiamenti duri di Philip Marlowe.
Chandler tenne questi
"taccuini" come pro-memoria per il proprio lavoro: affidava
loro idee, frasi, annotazioni autobiografiche, aneddoti, osservazioni
particolari, abbozzi di articoli, titoli possibili. Ne riempì un
numero imprecisato ma notevole, e la selezione che MacShane pubblica
qui è tratta dai due soli che si sono salvati dopo che, alla morte
della moglie, Cissy, Chandler fece distruggere tutti gli altri. È un
peccato, perché queste note personali coprivano l' arco di tempo che
va dai sui inizi come collaboratore della rivista “Black Mask”
alla stesura di The Long Goodbye. Erano l'altra faccia di
Marlowe.
L'"uomo senza
nazionalità", come Chandler - nato a Chicago, educato in
Inghilterra, affermatosi in America e rifugiatosi di nuovo a Londra -
amava definirsi, scrive a se stesso (con l' intenzione di scrivere un
saggio mai scritto): "La chiave della civiltà americana è una
specie di volgarità dal cuore d' oro. Gli americani non hanno l'
ironia degli inglesi, né la loro elegante freddezza, né i loro
modi. Ma ti sono amici. Mentre un inglese ti dà il suo biglietto da
visita, un americano ti dà la camicia". Lo stesso anno (1938),
conserva un brano apparso sul primo numero di “Time”, in cui si
legge: "... il pensiero greco e romano è l' essenza della
nostra cultura... Se le grandi università non offrono corsi sulla
storia della nostra razza, laureeranno uomini e donne che in comune
avranno solo i loro abiti". La difesa dei classici lo impegnava
quasi quanto la detective story, ma era tutt'altro che dotta
speculazione: se ne armava per poi esplorare uno dei due capisaldi
della sua narrativa, il linguaggio (l' altro era il personaggio).
In alcune Note (molto
brevi, per favore) sullo stile inglese e americano si rilevano
queste osservazioni: "I meriti dello stile americano sono meno
numerosi dei suoi difetti, ma sono più potenti... Il suo impatto è
sensazionale più che intellettuale... E' un linguaggio di massa che
viene impiegato da certi scrittori per esprimere cose delicate ma
alla portata di gente istruita superficialmente". D' altra
parte, annota, "il suo slang, inventato da scrittori ma
affidato a piccoli criminali e giocatori di baseball, suona spesso
falso... In mano a un genio come Hemingway funziona, ma solo perché
rileva particolari che parlando nessuno noterebbe". E
finalmente: "E' ovvio che la scuola americana è un disastro...
Gli americani, che posseggono la civiltà più complessa che il mondo
abbia mai visto, continuano a considerarsi un popolo semplice... Dato
che il potere politico domina ancora la cultura, gli americani
domineranno gli inglesi ancora per un bel pezzo".
La sua ammirazione per
Hemingway, tuttavia, non gli impedisce di esibirsi (come tanti altri)
in una gustosa parodia dello stile dell'autore de Il sole sorge
ancora. La intitola Birra nel cappello del sergente maggiore
(o Il sole starnutisce ancora), e la dedica "senza nessuna
ragione al più grande narratore americano vivente, Ernest
Hemingway". Il raccontino contiene tra l' altro una dozzina di
volte la stessa battuta di dialogo: "Al diavolo. Non avrebbe
dovuto farlo".
Nei taccuini finirono
anche due raccontini scritti "per scioccare i vicini di casa".
Uno, intitolato Più veloce, più lento, né l' uno né l' altro,
è una perla anglofoba di deliziosa fattura, un dialogo serrato tra
un uomo e una donna, in cui il soggetto - giudicato dalla
terminologia - è l'esecuzione di un brano musicale (la donna chiede
con estrema cortesia che il ritmo sia ora più veloce, ora più
lento, fino al perfetto "presto ma non agitato", mentre
l'uomo vorrebbe "impiegare l' intero pomeriggio piovoso"; e
la donna replica: "Sì, ma ci sono anche le repliche"); ma,
naturalmente, i due stanno facendo l' amore. Alla fine Chandler
scrive: "Nota dell'autore: che Dio aiuti gli uomini nei
pomeriggi piovosi".
Tra i "chandlerismi"
si notano: "La lasciai con la virtù intatta, ma dopo una gran
lotta. Aveva quasi vinto lei", "La sola differenza tra te e
una scimmia è che tu porti un cappello più largo", "Tutto
il vecchio fascino di un poliziotto che bastona un ubriaco", "Se
non te ne vai, un altro che si levi dai piedi lo trovo", "Nulla
mi rispose, nemmeno controfigura di un'eco", "I ragazzi che
parlano e sputano senza disturbare le sigarette che vivono sulla loro
faccia", "Buona notte, addio, e non vorrei essere te".
Mentre poi, sul versante più serio, si trovano "grandi
pensieri" ("La verità dell'arte impedisce alla scienza di
diventare inumana, e la verità della scienza aiuta l' arte a non
essere ridicola"), una trama mai elaborata (un uomo che vorrebbe
essere invisibile per non essere costretto a imbarazzare e umiliare
se stesso, la propria moglie e l' amante di lei quando li sorprende a
letto insieme), e alcune parole di Somerset Maugham di cui Chandler
faceva tesoro ("I critici mi accusano di scrivere scendendo al
livello del pubblico; non è questo che ho fatto; avevo solo euforia,
un dialogo divertente e un occhio per la situazione comica e gaia;
c'era ben altro in me, ma per il momento lo tenevo da parte e
scrivevo... per piacere"), di maggior spicco sono le Note
sulla mystery story, un vero "vademecum" dello
scrittore di "gialli". Si tratta di dodici regole: "Il
racconto deve avere una motivazione credibile. Assassinio e scoperta
dell'assassino devono essere tecnicamente plausibili. Deve essere
onesto verso il lettore. Personaggi, ambienti e atmosfera devono
essere realistici, parlare di gente vera in un mondo reale. La trama,
a parte il mystery, deve essere buona. Deve esserci una
qualche suspense, anche se di tipo soltanto intellettuale. Deve avere
colore, mordente, e una dose ragionevole di audacia. Deve essere
abbastanza semplice da poter essere spiegato facilmente se se ne
presenta la necessità. Deve dar da pensare a un lettore abbastanza
intelligente. La soluzione deve sembrare inevitabile. Non deve fare
tutto allo stesso tempo. In un modo o nell' altro, il criminale deve
andare punito". Più incisive ancora sono le regole
supplementari: "La perfetta detective story non si può
scrivere. Un mystery va nascosto dietro un altro mystery.
Non è vero che 'il cadavere non interessa a nessuno'. L'amore
indebolisce sempre una mystery story. L' eroe è il detective,
che non può essere il colpevole. Lo stesso vale se il criminale
narra in prima persona. L'assassino non può essere un pazzo".
Di squisita fattura è
poi English Summer, un "romanzo gotico" inedito
(splendidamente illustrato da Edward Gorey), circa 25 pagine di un
delitto che resta impunito (un uomo, innamorato della moglie
dell'amico che lo ospita, l'aiuta a occultare l'omicidio del marito,
che le attribuisce, e che invece è stato commesso da un'altra donna,
con cui il protagonista e marito, per motivi diversi, sono andati a
letto lo stesso giorno; gabbata resta Scotland Yard). Chandler
intendeva ampliarlo, farne un romanzo tout court; ma non ce la fece
mai a "passare il Rubicone della letteratura". In questa
direzione si riversò tutto sui saggi, di cui questo volume ne
contiene uno su Hollywood che sembra scritto oggi. Per l' uomo
secondo il quale "nessuno scrittore che non può imparare da
solo è inutile che vada a scuola", i taccuini furono la sua
lavagna e il suo abbecedario.
“la Repubblica”, 31
luglio 1991
Nessun commento:
Posta un commento