Il 31 luglio 1749 Denis
Diderot, incarcerato nel torrione centrale di Vincennes, venne
interrogato dal luogotenente generale Berryer. Il filosofo negò la
paternità dei Pensieri filosofici, La Lettera sui ciechi,
I Gioielli indiscreti e L’uccello bianco. Ammise
invece d’avere scritto La passeggiata dello scettico (Serra
e Riva), aggiungendo però di averne bruciato il manoscritto.
In breve la resistenza
dello scrittore sarebbe crollata al punto da fargli scrivere a
Berryer: «Quanto all'Uccello bianco, racconto blu, non l’ho
fatto io. E’ d’una dama che potrei nominare, giacché non lo
nasconde. Se ho qualcosa a che fare con quest’opera, è solo perché
ne ho corretto l’ortografia, cosa in cui anche le donne più
intelligenti commettono sempre qualche sbaglio. Non è stampato e non
lo sarà mai».
La signora in questione
poteva solo essere Madame de Puisieux, l’amante in carica e lascia
perplessi la libertà con cui il detenuto s’offrì di denunciarla.
Certo Diderot poteva rimproverare alla donna d’averlo indotto, con
la sua avidità di guadagni, a comporre I gioielli indiscreti
e il racconto in questione. Indubbiamente il suo panico e un continuo
stato di confusione interiore ebbero parte in questa sconfessione!
L’uccello bianco
ha una grazia talora assente nell’autore. La brevità veglia sulla
fiaba come una divinità benevola. Racconto blu significa storia
incredibile, campata in aria. Malgrado i rinnegamenti di Diderot,
l’Uccello bianco apparve sulla Corespondance littéraire,
una sorta di giornale letterario manoscritto, destinato alle corti
europee, tra l’ottobre del 1777 e il febbraio 1778, quindi con il
pieno consenso dell’autore.
Il trasparente motivo
priapico è il tappeto volante su cui il lettore, al seguito del
figlio dell’imperatore del Giappone, tramutato in piccione da un
incantesimo, attraversa le seduzioni di corti lascive, alla ricerca
della Fata Verità, che solo lo potrà salvare. Riacquistate le umane
sembianze, il principe si dimostra riottoso a seguire i precetti
della sua salvatrice. Solo dopo un lungo e rischioso pellegrinaggio
erotico si decide a scendere a un compromesso. Sposerà la
ragionevole candidata propostagli da Verità, ma anche l'infedele,
volubile e fascinosa Lively.
Una voluttuosa damina di
Boucher fregia la copertina Sellerio del racconto di Diderot
(L'uccello bianco, racconto blu, Sellerio 1985). Lo scrittore
non amava molto quel pittore, anzi scriveva: «Oso dire che
quest’uomo ignora cosa sia realmente la grazia, non ha mai
conosciuto la verità, le idee di delicatezza, onestà, innocenza e
semplicità gli sono diventate quasi estranee» (1765). Ed è curioso
che in lui, come nei philosophes suoi contemporanei, amiamo
invece proprio quanto li unisce al mondo che stavano contribuendo a
spazzare.
Il senso di queste pagine
è racchiuso nello sguardo della fanciulla di Boucher, in cui il
materialismo si traduce in una sensuale serenità e la saggezza
comprende la dissipazione e l’incostanza. Nell’Uccello bianco
la voce dell’Ancien Régime è ancora più forte di quella dei
Lumi.
“il manifesto”,
ritaglio senza data, ma 1985
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