26.9.15

Tra Lumi e Ancient Régime. L'uccello bianco di Diderot (Giuseppe Scaraffia)

Il 31 luglio 1749 Denis Diderot, incarcerato nel torrione centrale di Vincennes, venne interrogato dal luogotenente generale Berryer. Il filosofo negò la paternità dei Pensieri filosofici, La Lettera sui ciechi, I Gioielli indiscreti e L’uccello bianco. Ammise invece d’avere scritto La passeggiata dello scettico (Serra e Riva), aggiungendo però di averne bruciato il manoscritto.
In breve la resistenza dello scrittore sarebbe crollata al punto da fargli scrivere a Berryer: «Quanto all'Uccello bianco, racconto blu, non l’ho fatto io. E’ d’una dama che potrei nominare, giacché non lo nasconde. Se ho qualcosa a che fare con quest’opera, è solo perché ne ho corretto l’ortografia, cosa in cui anche le donne più intelligenti commettono sempre qualche sbaglio. Non è stampato e non lo sarà mai».
La signora in questione poteva solo essere Madame de Puisieux, l’amante in carica e lascia perplessi la libertà con cui il detenuto s’offrì di denunciarla. Certo Diderot poteva rimproverare alla donna d’averlo indotto, con la sua avidità di guadagni, a comporre I gioielli indiscreti e il racconto in questione. Indubbiamente il suo panico e un continuo stato di confusione interiore ebbero parte in questa sconfessione!
L’uccello bianco ha una grazia talora assente nell’autore. La brevità veglia sulla fiaba come una divinità benevola. Racconto blu significa storia incredibile, campata in aria. Malgrado i rinnegamenti di Diderot, l’Uccello bianco apparve sulla Corespondance littéraire, una sorta di giornale letterario manoscritto, destinato alle corti europee, tra l’ottobre del 1777 e il febbraio 1778, quindi con il pieno consenso dell’autore.
Il trasparente motivo priapico è il tappeto volante su cui il lettore, al seguito del figlio dell’imperatore del Giappone, tramutato in piccione da un incantesimo, attraversa le seduzioni di corti lascive, alla ricerca della Fata Verità, che solo lo potrà salvare. Riacquistate le umane sembianze, il principe si dimostra riottoso a seguire i precetti della sua salvatrice. Solo dopo un lungo e rischioso pellegrinaggio erotico si decide a scendere a un compromesso. Sposerà la ragionevole candidata propostagli da Verità, ma anche l'infedele, volubile e fascinosa Lively.
Una voluttuosa damina di Boucher fregia la copertina Sellerio del racconto di Diderot (L'uccello bianco, racconto blu, Sellerio 1985). Lo scrittore non amava molto quel pittore, anzi scriveva: «Oso dire che quest’uomo ignora cosa sia realmente la grazia, non ha mai conosciuto la verità, le idee di delicatezza, onestà, innocenza e semplicità gli sono diventate quasi estranee» (1765). Ed è curioso che in lui, come nei philosophes suoi contemporanei, amiamo invece proprio quanto li unisce al mondo che stavano contribuendo a spazzare.
Il senso di queste pagine è racchiuso nello sguardo della fanciulla di Boucher, in cui il materialismo si traduce in una sensuale serenità e la saggezza comprende la dissipazione e l’incostanza. Nell’Uccello bianco la voce dell’Ancien Régime è ancora più forte di quella dei Lumi.

“il manifesto”, ritaglio senza data, ma 1985

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