L'articolo di Lupattelli,
apparso su “micropolis” di giugno analizza la vicenda di ”Mafia
Capitale” dal punto di vista dell'Umbria, secondo me in modo
eccellente. L'articolo mi ha fatto venire in mente la piovra: non il
film, ma proprio il mollusco. E' dalla testa che puzzano i pesci ed
altri animali marini: se tutte le strade portano a Roma, tutte le
strade partono da Roma. (S.L.L.)
L'ex senatore Pd Francesco Ferrante (eletto in Umbria) mentre, ispirato, interviene al Green Jobs Act |
Il sistema corruttivo
L’11 dicembre del 1955
il settimanale “L’Espresso” pubblica un’inchiesta di Manlio
Cancogni dal titolo Quattrocento miliardi sul dissesto del Comune
di Roma. La copertina del settimanale lancia l’inchiesta con un
titolo destinato a passare alla storia: Capitale corrotta, nazione
infetta. Nel 1955 Roma ha più di 120 miliardi di lire di
deficit, le aziende municipalizzate sono in passivo mentre quelle
private come la Pia Acqua Marcia realizzano utili enormi. Le aree
fabbricabili hanno avuto incrementi di 60-70 miliardi. Gli abusi, le
manchevolezze dell’amministrazione Rebecchini avrebbero fatto
arrivare un commissario prefettizio in qualsiasi altro comune, ma a
Roma non arriva perché alla Dc e ai gruppi speculatori dell’epoca
non convengono cambiamenti. L’inchiesta prende in esame le
speculazioni edilizie realizzate dalla Società generale immobiliare
il cui capitale azionario è per circa un terzo riferibile alla Fiat,
un altro all’Italcementi e il resto al Vaticano. La società in
pratica acquista tutti i terreni che può intorno a Roma e di volta
in volta decide la direzione di espansione della città; un caso di
scuola imitato dai palazzinari di tutta Italia. La speculazione
edilizia raccontata da Cancogni coinvolge anche molti funzionari del
Campidoglio e trova un tenace e lucido oppositore in Aldo Natoli,
consigliere del Pci.
Perché questa
rievocazione? Perché sono passati esattamente 60 anni e, di fatto,
non è cambiato molto se non le dimensioni del fenomeno criminale. La
capitale è sempre più corrotta e la nazione sempre più infetta.
C’è un osceno intreccio tra politica degenerata, malaffare, ceti
dirigenti e criminalità organizzata. Il fenomeno corruzione dilaga e
ha raggiunto livelli devastanti per il Paese, e c’è ancora
qualcuno che si meraviglia se per i cittadini i partiti sono tutti
uguali e se va a votare uno su due. Per il socialista Rino Formica la
politica era sangue e merda, cioè uno scontro duro. Oggi si
potrebbe aggiornare in soldi e merda. Tanta merda che la
capitale è diventata una cloaca massima (titolo mirabile del
“manifesto”) dove la politica esiste solo per rivendicare potere,
soldi e assessori; dove i neofascisti di giorno sprangano i rom e i
migranti, poi di notte lucrano voti e euro nella loro gestione
insieme a pezzi importanti del Pd romano. E fa ridere amaramente che
importanti dirigenti del Pd invochino le dimissioni di Ignazio Marino
che osa ostacolare i loschi traffici gestiti dal nero Carminati e dal
rosso Buzzi. Anche Renzi e la ministra Boschi hanno scaricato Marino
ma non il governatore della Campania De Luca; auspicano nuove
elezioni a Roma e se la prendono anche con la Presidente della
Commissione antimafia Rosy Bindi, colpevole di aver pubblicato una
lista di impresentabili prima del voto: si confondono carnefici e
vittime.
Mafia Capitale ci
ha fatto capire alcuni meccanismi sulla diffusione della metastasi
nel corpo del Paese. Nel 2013 Cristiana Alicata della direzione
nazionale del Pd denuncia al suo partito “la solita incredibile
fila di rom che quando ci sono le primarie si scoprono
appassionatissimi di politica”. Tacciata di razzismo, la Alicata
viene costretta alle dimissioni proprio dai registi dell’inquinamento
delle primarie. Dopo le elezioni la Cooperativa “29 Giugno” della
galassia gestita da Salvatore Buzzi riceve una commessa da 86mila
euro l’anno per la bonifica dell’impianto fognario. Del resto a
spulciare i tanti appalti e ad ascoltare le intercettazioni è
evidente che a Roma gli appalti non si vincono, si comprano. Anche
quelli sui rom, sul verde e sui migranti. Non è solo corruzione, è
mafia. Dice Buzzi a Emanuela Bigitti del Municipio di Ostia: “Sono
tutti corrotti, non so se l’hai capito”.
“La mucca se nun magna
nun po’ esse munta” è questo il motivo dell’affannosa e
scorretta ricerca di appalti. Del resto Buzzi deve far fronte a
continue richieste che non gli hanno impedito di accumulare 16
milioni di euro nei conti personali. Il cassiere tesoriere del Pd
romano Carlo Cotticelli chiede a Buzzi un versamento per pagare gli
stipendi dei funzionari del partito. Ricambia la cortesia il
capogruppo Pd alla Regione Lazio Marco Vincenzi che sblocca i fondi
destinati al Campidoglio. Buzzi finanzia legalmente la Fondazione di
Renzi, la campagna elettorale di Rutelli, di Alemanno, di Veltroni e
Zingaretti; partecipa alle cene da mille euro acquistando
direttamente tavoli. Intercettato: “Me piace Matteo Renzi, semo
diventati tutti renziani. Chi te dovemo assume? Che me dai in
cambio?” Secondo i Ros dei Carabinieri non è millantato credito se
a chiedere un assunzione per il figlio sono anche personaggi come il
vicesindaco attuale Luigi Nieri, l’on. Fabio Melilli segretario del
Pd del Lazio e l’ex sindaco Francesco Rutelli. Luca Odevaine, uomo
di fiducia di Veltroni ma anche di Buzzi e Carminati, è al vertice
della società Integra/Azione. Con lui anche il dirigente di
Legambiente Francesco Ferrante, ex senatore Pd eletto in Umbria.
Anche Odevaine dal 1995 al 2007 è nella direzione di Legambiente poi
tra i garanti. Il commercialista di Integra/Azione è Stefano Bravo
indagato per riciclaggio.
Roberto Della Seta ex
senatore e ex presidente di Legambiente è nel comitato scientifico
della rivista di Integra/Azione. Nel 2013 Della Seta e Ferrante
costituiscono la Italia Green srl società di consulenza ambientale.
Andrea Ferrante, fratello di Francesco è presidente di Aiab,
Associazione italiana di agricoltura biologica. Quando nel 2012 il
Campidoglio fa una gara per l’assegnazione dei locali dell’ex
macello del Testaccio gestito da associazioni no profit vince una
cordata dove c’è l’Aiab di Ferrante e la “29 giugno” di
Buzzi. Della Seta e Ferrante fondano, insieme a Monica Frassoni e
all’ex parlamentare finiano Fabio Granata, il movimento politico
“Green Italia”. La sede è la stessa della società “Italia
Green srl” in via Castel Bolognese a Roma. Tra i dirigenti
nazionali anche Luca Odevaine. Ovviamente tutto all’insaputa del
Pd, di Veltroni e di Verini. In una intercettazione Buzzi parla di
Cerroni: “Il prefetto Pecoraro è corrotto. Ha preso un milione di
euro da Cerroni che lo tiene per le palle e lui stava nella cordata
con la Polverini per i napoletani”. Per l’ex prefetto Pecoraro si
tratta solo di fango.
Questo giornale si occupa
delle gesta di Cerroni e delle sue imprese, in particolare della
Gesenu, da anni. Quando nella inchiesta sulla discarica di Malagrotta
viene arrestato emergono i suoi legami con i partiti e le sue
elargizioni che eufemisticamente chiama dazioni liberali. Nella rete
di generosità del supremo cadono dirigenti e esponenti del Pd e di
Legambiente e di Sviluppo sostenibile, la fondazione presieduta
dall’ex ministro Edo Ronchi di cui fa parte anche Monica Cerroni,
la figlia dell’Avvocato che siede anche nel consiglio di
amministrazione di Gesenu. Le azioni dell’azienda perugina dei
rifiuti sono per il 45 per cento del Comune di Perugia, l’altro 45
intestato a Cerroni e il 10 per cento a Rosario Carlo Noto La Diega,
per 30 anni amministratore delegato e uomo di Cerroni in Gesenu. A
inizio di questo mese i carabinieri del Noe di Roma arrestano 9
persone per una truffa poi finite ai domiciliari e in parte liberate.
Tra questi due uomini di fiducia di Cerroni: Francesco Zadotti
presidente della Ternana Calcio e responsabile della discarica di
Casale Bussi; Noto La Diega presidente del Cda di Viterbo Ambiente.
Arrestato anche Maurizio Tonnetti dirigente della Cooperativa Cosp
Tecno Service di Terni. L’accusa è pesante: truffa, frode in
pubblica fornitura, falso materiale e falso ideologico. Viterbo
Ambiente è un’associazione temporanea di imprese nata dall’unione
di Cosp Tecno Service di Terni e Gesenu spa.
Ovviamente prima di
trarre conclusioni bisogna attendere i vari giudizi della
magistratura. Ma è lo stesso inquietante questo intreccio dei soliti
noti e dei soliti partiti, questi disastri societari e ambientali e
questi coinvolgimenti preoccupanti e trasversali. Silenzio sulle
vicende Gesenu e sull’imbarazzante socio Cerroni quando c’era
Boccali; silenzio con Romizi, silenzio degli Ecodem umbri. Ma le
infezioni del Paese non riguardano solo rifiuti, rom, disabili,
migranti: tante metastasi sono causate dalle grandi opere come
dimostra il caso del Mose di Venezia e dell’Expo di Milano. In
Umbria qualche esempio viene dall’Anas. Nel dicembre 2013 il
presidente Pietro Ciucci inaugura la Terni-Rieti. Dopo due anni nella
galleria piove acqua inquinata dalla sovrastante discarica delle
acciaierie. Nel marzo 2009 durante gli scavi il tecnico Alessandro
Ridolfi viene colpito da acqua inquinata da cromo esavalente che gli
provoca una polisensibilizzazione ad allergeni molteplici da cui
deriva una dermatite eczematosa incurabile. All’inizio 2015 crolla
il ponte di Scorciavacche in Sicilia. Ciucci si delibera una
liquidazione milionaria e il 19 maggio lascia la presidenza a Gianni
Armani.
A marzo due operai di
Foligno raccontano che la galleria La Franca nei pressi di Colfiorito
presenta uno spessore di cemento armato pericolosamente inferiore al
dovuto. Per Armani “non è possibile che degli operai possano
mettere in discussione quanto attestato da valenti progettisti e
ingegneri”. Invece hanno ragione i due operai, il cemento è poco e
la Quadrilatero Marche-Umbria spa corre ai ripari. Quadrilatero è un
consorzio temporaneo di imprese che raggruppa Strabag Italia, la Ccm
storica cooperativa di Ravenna, la Grandi Lavori Fincosit già
implicata pesantemente nello scandalo Mose di Venezia e il Consorzio
Centro Italia una società del gruppo di Diego Anemone, uno dei
protagonisti in negativo dell’inchiesta Grandi eventi. Dal 1°
gennaio 2014 il ternano Carlo Ranucci è il nuovo Direttore centrale
delle risorse umane dell’Anas. Nel febbraio 2015 trasforma molti
contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Molti gli
umbri premiati, tra questi anche il fratello Antonio soggetto a
continue gratificazioni contrattuali. La Cisl, sindacato di
maggioranza in Anas, non dice niente quindi va tutto bene o quasi.
Poi gli italiani si lamentano dello stato di salute delle strade. Per
dimostrare l’affermazione Capitale corrotta, Nazione infetta
non ci vuole tanta fatica, la realtà fornisce prove sovrabbondanti.
micropolis, giugno 2015
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