Kersti Merilaas |
Mailis Pòld è una
giovane signora che viene dall’Estonia, ma da parecchi anni
perugina a tutti gli effetti. Pianista, scrittrice, traduttrice, ha
tradotto e traduce nella sua lingua madre alcuni dei nostri scrittori
contemporanei, tra i quali – pare molto amato in Estonia –
Umberto Eco. Insomma, dà un contributo rilevante a uno scambio
culturale per molti versi nuovo e ricco di prospettiva. Ora però il
suo contributo è piuttosto rivolto a noi, per nostra fortuna, avendo
promosso la conoscenza in Italia di due poetesse estoni contemporanee
molto interessanti, che ora – grazie a lei – appartengono alle
nostre letture con una sorta di familiarità direi perfino
affettuosa. Grazie a lei, naturalmente, in primo luogo, che le ha
tradotte con grande maestria e sensibilità; ma anche grazie a un
piccolo, coraggioso editore di poesia (LietoColle) ben deciso a
sfidare le ragioni del mercato con una scelta certo non facile. Per
LietoColle sono infatti usciti di Mari Vallisoo Parlano e volano,
una raccolta di poesie scelte (2012), e poi nel Quadernario 2015,
a cura di Maurizio Cucchi, nuovi testi ancora inediti nella nostra
lingua (con un saggio molto importante di Mailis Pòld). E, sempre
per LietoColle, è appena uscito, nel luglio di quest’anno, Fidati
dei tuoi occhi (titolo bellissimo), con poesie scelte di Kersti
Merilaas.
Ciò che più colpisce
nella poesia di Mari Vallisoo è quello che Paolo Ottaviani nella
Prefazione al libro ha ben sintetizzato come “l’indeterminatezza
tra il quotidiano e l’eterno”, il “far coesistere (…) i gesti
più consueti del vivere quotidiano e gli improvvisi squarci
d’assoluto”, come se ogni cosa svelasse – come dice la poetessa
– una “linea inquieta” tra la morte e la vita. E l’inquietudine
è dietro ogni cosa, ogni cosa – anche la più familiare – è
motivo d’angoscia: “Sul vialone / un bambino smarrito continua a
chiamare”, in quella che appare – come ha colto ottimamente Lo
Leggio in queste stesse pagine – “una suspense prolungata che
accentua il senso di mistero”. Dove il mistero è la vicinanza
della morte o meglio il modo in cui la morte rivela la sua vicinanza.
E si può dire che i nuovi testi apparsi ora nel Quadernario
segnalano un forte approfondimento e anche una radicalizzazione di
quella che la Pòld indica esattamente come “sensazione della
vicinanza della morte” da cui nasce la poesia. La poesia di Mari
Vallisoo incantatrice e sfuggente, troncata così presto da un banale
e crudele incidente stradale.
Altra voce davvero grande
è quella di Kersti Merilaas, forse più “letterata” e più
vicina a parametri a noi noti (la Vallisoo, interrogata sulle sue
preferenze letterarie, aveva risposto: “Mi interessa piuttosto la
fisica quantistica”). La Merilaas ha anche tradotto Brecht (oltre
che Goethe) in estone, come da noi Fortini, e ce ne accorgiamo fin
dalla prima poesia qui proposta: “Fidati dei tuoi occhi. Osserva,
confronta e studia / (…) / L’ansia si chiama ansia, il nome del
dolore è dolore / ora e sempre… / Tutto è così come lo vedi. /
Onesto sei tu, mio amico, mai potresti gustare /il pane amaro e
bagnato dalle lacrime dei compagni. / Perché allora pensi che con il
falso si difende la verità / e con il crimine si combatte per la
giustizia?”
Le poesie delle due
autrici estoni sono tradotte benissimo: questo, si potrebbe
obiettare, è un giudizio azzardato, risultando impossibile (per noi)
ogni verifica sul testo originale a fronte, attraente e respingente
come ogni mistero. Ma non così azzardato, se accettiamo il fatto che
anche la traduzione poetica è a sua volta poesia, con la sua
(relativa) autonomia e la sua intrinseca bellezza. E così ci appare
la traduzione di Mailis Pòld, che ci ha fatto il dono di farci
conoscere due magnifiche poetesse, da segnalare con certezza a chi
ama la poesia e sente il desiderio, anzi la necessità di allargare
il proprio orizzonte.
micropolis, settembre 2015
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