Mia madre l'adorava
perché era milanese, della sua generazione, bellissima ma sempre
vera, non si dava arie, bravissima, tragica e comica fino alle
lacrime in entrambi i casi. «L'ultima dona al mondo me son
descuverta» dice Maria Franca Rame all'arcangelo Gabriele e lo
insulta perché l'ha ingannata «Jesus Jesus» grida perché altro
che «la regina di tutte le donne» l'ha resa e lo chiama «Gabriel
Gabriel torna indrè» lo supplica e lo minaccia in Mistero Buffo.
«Una donna di una generosità disarmante» dice di lei Dario Fo, e
lei di se stessa «se avessi potuto scegliere non avrei mai fatto
questo lavoro... la cosa più tremenda è che siamo costretti ad
andare comunque in scena, io ho recitato il giorno che è morta mia
madre e anche quando è morto mio fratello...una cosa terribile»
eppure è stata una grandissima attrice e autrice di molti
indimenticabili divertentissimi e feroci monologhi sulle donne, il
sesso, la maternità, la chiesa «c'ho un ondata di fede che mi sta
affogando» dice la madre fricchettona che si rifugia in
confessionale per sfuggire alle cariche della polizia; e senza il
palcoscenico poteva morire dalla malinconia come ha scritto nel suo
ultimo messaggio d'amore a Dario Fo, il suo tutto, come lo definiva.
«Sono timida anche se non sembra» e poi «ho cominciato a lavorare
a otto giorni e man mano che crescevo ho fatto tutte le parti e ho
sempre cercato di fare il mestiere il meglio possibile ma non ho il
carattere giusto ...di provini ne ho fatti solo due...».
Questa grande donna
libera e coraggiosa e di sinistra che ha creduto che far politica
dall'interno delle istituzioni avesse un senso e che si è dimessa
dopo due anni da senatrice, unica nella storia credo, perché: «mi
sono trovata in questo senato e ho scoperto che i politici non
ascoltano, cioè non ti ascoltano, loro se ne stanno lì belli
eleganti con la cravatta, sembra che ti stiano a sentire ma dopo 7,
8, 9 secondi sono usciti completamente dal loro corpo e pensano agli
affari loro, una mattina mi sono talmente arrabbiata con un
importante senatore, gli stavo raccontando una cosa che mi era
capitata e gli ho detto guarda ho il messaggio qui sul telefonino e
non ho fatto a tempo a chinarmi per prenderlo nella mia borsa e
fargli vedere di cosa stavo parlando, fino a quel momento era stato
molto attento, e quando ho rialzato la testa lui non c'era più,
allora gli dico: «ti voglio proprio dire la verità che questa
mattina ho fatto tardi perché ho avuto come un raptus ho sgozzato
mio figlio l'ho fatto a pezzi l'ho messo in un sacco della mondezza
ma le mani non c'entravano e le ho messe in borsetta e guarda ho
tutti i documenti sporchi di sangue» e allora lui è tornato in sé
mi ha guardato interessato e mi ha detto: bene bene, ecco non c'è
speranza che i politici vi ascoltino».
E di se stessa questa
signora che non si fatta piegare neppure dalla più odiosa delle
violenze, quella che gli inflissero cinque fascisti fomentati dai
capi della divisione Pastrengo dei carabinieri che gioirono dello
stupro inflittole, scrive: «Non importa chi sono/ Non importa come
mi chiamo/ Potete chiamarmi Strega/ Perché tanto la mia natura è
quella/ Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita,/ dal
primo calcio che ho tirato al mondo/ Sono una di quelle donne che
hanno il fuoco nell'anima,/ sono una di quelle donne che hanno la
vista e l'udito di un gatto,/sono una di quelle donne che parlano con
gli alberi e le formiche,/ sono una di quelle donne che hanno il
cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie./ E sono bella/ Ho
la bellezza della luce,/ ho la bellezza dell'armonia,/ ho la bellezza
del mare in tempesta,/ ho la bellezza di una tigre,/ ho la bellezza
dei girasoli, della lavanda e pure dell'erba gramigna/ Per cui sono
Strega/ Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un'altra,/
sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono
a-normale... sono io!/ Sono Strega perché sono fiera/del mio essere
animale-donna-zingara-artista e folle ingegnere della mia vita./ Sono
Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che
penso,/ perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa,
della parola potente e possente/ Sono Strega perché spesso dò
fastidio alle Sante Inquisizioni/ di questo strano millennio, di
questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici/ Sono Strega perché
i roghi esistono ancora e io - prima o poi - potrei finirci dentro».
Questa primavera fredda
s'è portata via una grande donna ironica, libera, generosa,
femminista battagliera, bellissima, artista indipendente e unica che
ci mancherà molto. Sono certa che tante, tantissime donne vestite di
rosso la saluteranno cantando bella ciao per accompagnarla
nell'ultima tourné.
"alias - il manifesto", 1 giugno 2013
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