Il testimone di giustizia
Ignazio Cutrò, 47 anni, sposato, con due figli, di Bivona (Ag),
imprenditore edile che nel 2008 accusò la cosca dei suoi estorsori
(tutti condannati), è stato assunto dalla Regione siciliana in base
alla legge regionale. “Oggi posso dire che la mia lotta ha avuto un
senso – dice Cutrò. Il prossimo mese sarò assunto e la cosa ancor
più bella è che andrò a lavorare in un ufficio regionale che ha
sede a Bivona, nel mio paese, nello stesso centro in cui abitano le
persone che ho indicato nelle aule giudiziarie”.
“In questi momenti –
continua – mi tornano in mente le parole del procuratore aggiunto
della Dda di Palermo, Vittorio Teresi, che alcuni anni fa, in
occasione di un incontro con gli studenti proprio a Bivona, disse che
la mia scelta di entrare nel programma di protezione testimoni ma di
non accettare il trasferimento in località segreta e di dire ‘no’
ad una nuova identità era la scelta giusta per combattere nel
territorio la criminalità organizzata. Devono essere i malavitosi ad
andare via dai centri abitati; devono essere loro a far le valige e
lasciare i paesi in cui hanno tentato di comandare con la prepotenza
e con la violenza tipica mafiosa. Le persone perbene devono poter
vivere ovunque”.
“Restare nella mia
città – aggiunge – è stata, invece, una grande vittoria. E lo è
ancor di più lavorarci onestamente e da impiegato pubblico. Mi sento
di rivolgere un ringraziamento alla magistratura, al prefetto di
Agrigento, Nicola Diomede, e al presidente della Regione Rosario
Crocetta che con la scelta di farmi lavorare in un ufficio regionale
con sede nella mia Bivona ha lanciato un chiaro messaggio: le persone
oneste e perbene restano libere e vivono dove vogliono. I malavitosi
e i mafiosi devono andar via”.
Da Narcomafie, 17
settembre 2015
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