«Il Fascismo conviene
agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro
aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il
Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di
culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei
deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri”
le cause della sua impotenza o sconfitta.
Il fascista è lirico,
gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre,
plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la
natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è
cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali,
non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il
vicino, il quale d’altronde non rispetta lui.
Non ama l’amore, ma il
possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo
per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in
Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des.
È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare,
specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è
disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il
padre».
Don’t Forget in Scritti
postumi, Bompiani, 1998
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