18.8.19

Monarchie. Tutto su Rama X, nuovo sovrano della Thailandia (Francesco Giambertone)



Per sostenere una corona di sette chili d’oro, il principe «don Giovanni» doveva mettere la testa a posto. Niente più apparizioni in canottiera e infradito col barboncino Fufu in braccio, niente più serate esagerate nella sua tenuta di Monaco di Baviera tra donne e alcol: a 66 anni e con un regno finalmente suo, Maha Vajiralongkorn è stato incoronato nuovo re della Thailandia, per i suoi sudditi un gradino sotto al solo Buddha, e ha indossato i panni del sovrano.
Nelle oltre due ore di cerimonia al Gran Palazzo di Bangkok, trasmessa a reti unificate, il nuovo re non si è speso in grandi sorrisi, concentrato com’era a rispettare il rigidissimo protocollo: il bagno di purificazione con l’acqua «santa» di 5 fiumi e 4 laghi, la consegna da parte dei sacerdoti bramini degli oggetti reali simbolo del potere – uno scettro in legno e oro, ma anche una frusta di peli di yak e un paio di elegantissime babbucce —, gli omaggi dei notabili e poi l’arrivo della «Corona della Vittoria» del 1782: una torre dorata alta oltre 60 centimetri, sormontata da un diamante indiano dall’inestimabile valore.
Fuori dal palazzo, la Guardia reale sparava salve di cannone e folle festanti celebravano il nuovo capo di Stato. E non potevano fare altrimenti: la Thailandia, monarchia non più assoluta ma costituzionale dal 1932, conserva con fierezza una legge che può far finire in carcere per «lesa maestà», da 3 a 15 anni, chiunque si azzardi a parlar male del re o della sua famiglia. Così almeno in pubblico nessuno dice quel che molti pensano: il principe playboy, quattro matrimoni all’attivo – ultimo dei quali pochi giorni fa con una ex hostess, prossima regina – e un numero infinito di figli rinnegati, educato (con fatica) da pilota militare tra la Gran Bretagna e l’Australia, non era la figura ideale per rimpiazzare il padre Bhumibol Adulyadej, amatissimo re per 70 anni.
Forse ne dubitava lui stesso: per accettare il trono dopo la morte del papà nel 2016 impiegò nove settimane. Una forma di rispetto, si disse, per un lutto personale e nazionale; ma anche un messaggio di autonomia – ipotizza l’Economist — ai soldati che dal colpo di Stato del 2014 guidano il Paese: re Rama X avrebbe preso le decisioni coi suoi tempi. Da allora si è calato nel nuovo ruolo, mostrandosi di più in pubblico e soprattutto riprendendo il controllo dell’Agenzia della Proprietà della Corona, lo strumento che gestisce il patrimonio immobiliare e gli investimenti della famiglia reale e che vale 40 miliardi di dollari. Ha piazzato i suoi uomini nei ruoli chiave, e gode – se non della stima – almeno della riverenza dei soldati e del primo ministro Prayut Chan-o-cha. Oggi attraverserà la città su un baldacchino: nella sua vita precedente forse ci avrebbe portato anche Fufu, ma quel principe eccentrico e quel barboncino non esistono più.

Corriere della Sera, 5 maggio 2019

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