Gianni Rivera |
Non so oggi; con il
grande movimento delle persone e con l'apporto di ogni forma di
comunicazione moderna e postmoderna, moltissimo è cambiato; ma a mia
memoria, al tempo della mia infanzia, quando vivevo in un paese
sostanzialmente chiuso in se stesso, figliu di buttana si
usava molto raramente nella sua accezione benevola, per indicare
persona abile e spregiudicata, ma quasi sempre era insulto pesante,
che feriva, anche se non sempre era riferito ai comportamenti della
genitrice, quanto a quelli – considerati pessimi – del
destinatario dell'insulto. Diverso era, se ben ricordo, l'uso di
figliu di ba(g)ascia, la cui gravità era più collegata al
contesto e di cui era più frequente un'utilizzazione giocosa, specie
con l'aggiunta di un aggettivo enfatizzante: gran figliu di
ba(g)ascia, grandissimu
figliu di bag(a)scia. La g si
sente e non si sente come quella di (g)arrusu,
altro insulto temibile, che il contesto poteva rendere accettabile se
non addirittura affettuoso: non valeva più “omosessuale”, ma
“furbo”, specie se usato in forma alterata (g)arrusazzu
o con l'aggettivo gran.
Gli insulti ai “figli
di” avevano come variante il cambio di destinatario: si diceva to
ma' buttana - o anche buttana
di to ma'; to ma'
bag(a)scia - o anche bagascia
di to ma'.
In
paese qualche decennio fa aveva aperto una trattoria popolare, molto
frequentata, con sull'insegna il nome Tomasc, un mio vicino di casa e
quasi coetaneo, oltre tutto milanista. È morto non molto tempo fa e
m'è dispiaciuto, trattandosi di persona buona, onesta e affabile. La
prima volta che vi andai a mangiare, chissà perché, m'era venuto in
mente che quel locale vagamente si ispirasse al “Meo Patacca” di
Roma, altrimenti detto “Alla parolaccia”. Così, in maniera
assolutamente innocente, dissi all'oste: “Birbante! Che significa
quel Tomàsc, to mà ba(g)asc?”.
Si fece serissimo e mi guardo così male, che più non avrebbe
potuto. Disse; “No, significa Totò, Maria, Silvia e Claudia”.
Erano i nomi suo, della moglie, delle figlie.
Per
alcune volte, quando ci tornai, mi salutava appena ed evitava di
venire al tavolo. Riuscii a ritrovarne la cordialità e il sorriso
parlandogli di Rivera.
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