Divoratore di libri,
bibliofilo eclettico, Attilio Bertolucci, uno dei grandi poeti del
Novecento, ama i libri con la stessa malizia con la quale un gatto si
cura del padrone.
Qual è stato il
suo primo libro?
Il primo libro di cui ho
memoria, rapinato a mio fratello Ugo, ‘internato’ con me nel
convitto nazionale Maria Luigia di Parma, e più grande di me che
avevo solo otto anni, e dunque più atto a leggerlo, è stato
Iolanda, la figlia del Corsaro Nero. Ricordo appena l’incipit,
notturno mi pare. Allora, come anche in seguito, ero dalla parte di
Salgari. Più tardi però ho sognato anche sulle illustrazioni dei
grandi romanzi di Verne del quale peraltro ho un ricordo particolare:
i suoi libri piacevano particolarmente ai miei compagni bravi in
matematica.
Ci sono libri nella
vita di un uomo, soprattutto certi testi letti negli anni della
gioventù, che lasciano nella memoria tracce indelebili. Quali sono i
suoi libri-totem?
Senza dubbio I fiori
del male di Baudelaire, letti una prima volta sulla prima,
prosastica, umile traduzione italiana. E riletti di continuo nel
testo, tanto che mi accorgo di sapere a memoria versi e versi dei
quali mi approprio rinnovando i più tenebrosi. ‘La servante au
grand coeur dont vous étiez jalouse, / Et qui dort son sommeil sous
une humble pelouse, / Nous devrions pourtant lui porter quelques
fleurs. / Les morts, les pauvres morts, ont de grandes douleurs…’.
(‘Alla serva dal gran cuore che t’ingelosiva, e che dorme il suo
sonno sotto un’umile aiuola, dovremmo qualche volta portare un po’
di fiori. I morti, i poveri morti hanno grandi dolori…’ [trad. di
Attilio Bertolucci, ndr]).
Il suo lungo
viaggio di poeta è contraddistinto da molteplici letture: lo
testimoniano ampiamente gli omaggi che si affacciano nei suoi versi.
Quali sono le opere che hanno determinato le tappe più importanti?
Senza dubbi la Recherche,
il libro che ho letto tutta la vita; il libro che mi ha inebriato e
istruito, soprattutto sull’amore, provocandomi talvolta anche
reazioni fortissime di rigetto. L’edizione che possiedo è quella
in quattordici volumi degli anni venti, con le copertine bianche
consunte e quasi staccate dal dorso, filettate in rosso con il logo
‘nrf’, che ho letto la prima volta; e quella stessa che anche i
miei amici, Pietrino Bianchi e Vittorio Sereni, hanno letto. I libri
che hanno segnato tappe importanti sono comunque moltissimi e i più
disparati. Ma non so sino a che punto mi hanno guidato nel mio
viaggio di uomo e di poeta che non è stato rettilineo, determinato,
coerente.
Quale libro non è
mai riuscito a leggere per intero?
Le storie bibliche di
Thomas Mann, troppo lunghe e confuse per avvincere il lettore.
C’è qualche
volume che ha smarrito? O qualche testo prezioso che ha prestato e
che non le è mai stato restituito?
Se ho smarrito qualche
libro confesso di non ricordarmene proprio, forse perché, qualora
fosse accaduto, doveva trattarsi di un libro a me non particolarmente
caro. Non ho mai perduto invece, malgrado molti traslochi, gli Ossi
di seppia acquistati a quattordici, quindici anni in una libreria
del centro di Parma, a quei tempi fornitissima. Era un’edizione a
fogli chiusi che mi affascinò subito per le prime, sorprendentemente
familiari, parole che lessi alzando il lembo di una pagina. ‘La
farandola dei fanciulli sul greto’, comincia così uno degli Ossi
che mi fece tornare negli occhi l’immagine dei ragazzi sul greto di
un fiume, i fiumi dell’Emilia, poco profondi, dal letto largo,
piatto, pieno di ghiaia che io amavo molto. Ma può anche darsi che
in quell’occasione più semplicemente mi rapì il suono gioioso
della parola ‘farandola’. Quella stessa edizione degli Ossi
oggi la conservo in un cassetto dell’armadio in corridoio: è la
prima ovviamente, datata del 1925 ed edita da Piero Gobetti. È un
po’ sdrucita, ma mi si è detto che vale otto-dieci milioni di
lire.
Ha mai sognato un
libro?
Se pure angosciosissimo,
una volta ho sognato Tenera è la notte di Francis Scott
Fitzgerald. E chissà, forse sarà sulla scia di questo sogno che,
più tardi, ho recuperato la boa descritta all’inizio del romanzo e
l’ho trasportata nei versi della Camera da letto all’inizio
del canto intitolato Le sorelle: ‘L’Europa si risveglia a
un altro giorno / doppiata la boa di minio e di cobalto del terzo
decennio, / i mari sono fermi in regate indecifrabili / mansuetamente
sostitutive di un sole insidiato / tutto il mese dalle formazioni
brumose del mattino'.
Quale libro
vorrebbe ricevere in regalo?
I libri di Rex Stout, con
la casa di arenaria, nella vecchia New York. Per anni questo
finissimo scrittore è stato dimenticato; un destino segnato fin
dall’esordio con un romanzo sperimentale, Due rampe per
l’abisso, pubblicato nel ’29, ingiustamente poco considerato.
Oggi finalmente hanno capito che questo scrittore nel suo genere è
insuperabile; premierei chi mi procurasse uno dei suoi libri che non
ho mai letto.
Quale stagione
vivono i libri oggi in Italia?
Una stagione pessima,
piena di pubblicazioni inutili e costose; ciò non significa che
negli scaffali delle librerie non ce ne possano essere alcuni buoni,
o buonissimi. Ma come chiudere gli occhi davanti al fatto che oggi le
librerie sono sovraccariche…
Quali titoli
consiglierebbe a un apprendista lettore?
Il buon apprendista di
solito se li sceglie da sé; tuttavia, nel caso in cui per ragioni
pratiche gli fossero sfuggiti, consiglierei Casa d’altri di
Silvio D’Arzo, Le spoglie di Poynton di Henry James, le
poesie di William Butler Yeats, da leggere in inglese, e ne
aggiungerei un quarto, alla pari, le liriche di Antonio Machado; due
grandi che non fanno parte della stagione modernista.
Nel sito de “L'Indice
dei libri del mese” dal numero di novembre 1995
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